In genere se un’azienda in salute è guidata dal suo fondatore competente ed è ammirata in tutto il mondo non lo licenzia. Fino a pochi giorni fa questo sembrava il caso di Sam Altman, cofondatore e amministratore delegato della OpenAi, l’azienda che ha scatenato la corsa globale per il dominio nel campo dell’intelligenza artificiale (ia). Grazie ad Altman, la OpenAi ha superato concorrenti molto più grandi, al punto che il suo leader era ormai paragonato a Bill Gates e Steve Jobs. Eppure il 17 novembre 2023 Altman è stato licenziato. Qualche giorno prima, il 6 novembre, a una conferenza di sviluppatori a San Francisco era stato applaudito con entusiasmo mentre elencava i risultati dell’azienda.
Merito anche della Microsoft, che ha investito tredici miliardi di dollari nella OpenAi ed è riuscita a superare Google e Amazon in alcuni settori del cloud computing, a rilanciare il motore di ricerca Bing e a posizionarsi alla testa del settore più seguito del momento. A San Francisco Altman aveva invitato a salire sul palco l’amministratore delegato della Microsoft, Satya Nadella, chiedendogli cosa ne pensasse di quest’alleanza. Nadella aveva cominciato a rispondere, poi era scoppiato in una risata, come se la risposta fosse ovvia, e alla fine aveva detto: “Vi amiamo”.
Però c’era un gruppo di persone ancora profondamente scettico nei confronti di Altman e dell’idea di sfruttare l’intelligenza artificiale a scopi commerciali: il consiglio d’amministrazione (cda) guidato dallo stesso Altman e da un suo stretto collaboratore, Greg Brockman, il presidente della OpenAi. Il consiglio d’amministrazione è composto in maggioranza da scienziati preoccupati che l’espansione dell’azienda finisca fuori controllo, diventando addirittura pericolosa, e contrari alle idee di Altman e Brockman, entrambi convinti che la OpenAi abbia bisogno di ampliare il suo volume d’affari. Ogni volta che un utente fa una domanda a ChatGpt (il noto software in grado di imitare una conversazione umana, generando in pochi secondi testi su qualunque argomento) la risposta richiede un’enorme potenza di calcolo, al punto che l’azienda ha avuto difficoltà a soddisfare il boom di richieste ed è stata costretta a limitare il numero di volte al giorno in cui è possibile usare i suoi servizi. Per questo Altman ritiene essenziale raccogliere più fondi e trovare altre entrate. Ma alcuni componenti del consiglio d’amministrazione legati al movimento dell’altruismo efficace, piuttosto scettico sull’ia, non sono d’accordo: immaginano scenari in cui una potente intelligenza artificiale potrebbe essere usata da un gruppo terroristico per creare un’arma biologica oppure temono che l’ia assuma autonomamente il controllo dei sistemi d’arma e cerchi di spazzare via la civiltà umana. Non tutti prendono sul serio scenari simili. Altman, in particolare, è convinto che si possano trovare risposte a queste preoccupazioni e che i potenziali benefici della diffusione dell’ia superino i rischi.
Il 17 novembre, tuttavia, gli scettici hanno avuto la meglio e hanno sollevato Altman dall’incarico. In un comunicato il consiglio d’amministrazione ha insinuato che il manager “non è stato sempre sincero nelle sue comunicazioni”, ma senza specificare in quali casi. In seguito Brad Lightcap, direttore generale della OpenAi, ha dichiarato in una nota ai dipendenti che nessuno accusava Altman di cattiva condotta, attribuendo il licenziamento a “un’interruzione della comunicazione”. Il cda si è mosso senza consultarsi con la Microsoft, facendo infuriare Nadella.
Alcuni investitori hanno pensato di azzerare il valore delle loro partecipazioni
Alcuni investitori, inoltre, hanno considerato la possibilità di azzerare il valore delle loro partecipazioni nella OpenAi, una mossa che renderebbe più difficile per l’azienda raccogliere altri fondi ma che sembra concepita per esercitare pressioni sul cda, sollecitando le sue dimissioni e prefigurando il reintegro di Altman.
Senza scopro di lucro
Un contrasto come quello scoppiato nella OpenAi di solito non porta alla crisi di un’azienda che, secondo alcune stime, potrebbe vendere azioni agli investitori con una valutazione di 86 miliardi di dollari. Però la OpenAi non è un’azienda normale. Altman l’aveva concepita come un’organizzazione senza scopo di lucro, ma in seguito le ha affiancato una controllata che gestisce lui stesso e che ha il compito di realizzare profitti e attirare investitori. Questa struttura particolare ha messo le sorti di Altman, della Microsoft e di tutti i clienti della OpenAi nelle mani di un consiglio d’amministrazione dominato da persone scettiche sull’espansione commerciale dell’azienda.
L’obiettivo originario della OpenAi, quando nel 2015 è stata fondata tra gli altri da Altman ed Elon Musk, era “far progredire l’ia nel modo in cui è più probabile che possa generare benefici per l’umanità”. L’azienda non poteva realizzare utili, ma avrebbe esercitato un controllo sulle innovazioni orientate al profitto. Musk ha fornito gran parte dei finanziamenti iniziali e ha contribuito a reclutare nel ruolo di ricercatore capo Ilya Sutskever, una leggenda del settore fin dai tempi delle sue ricerche sulle reti neurali all’università di Toronto, proseguite poi con Google. Di recente Musk, che ha lasciato la OpenAi nel 2018, ha dichiarato di aver deciso di finanziare la OpenAi e di aver strappato Sutskever a Google perché temeva che il motore di ricerca sviluppasse l’ia senza tener conto della sicurezza.
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Altman, tuttavia, aveva bisogno di capitali per sostenere le sue idee ambiziose. Così nel 2019 ha creato un’azienda controllata “a profitti limitati”: avrebbe raccolto fondi dagli investitori, promettendo di devolvere all’organizzazione non profit gli utili eccedenti la somma pari a cento volte l’investimento dei finanziatori.
Altman non possiede quote di capitale nella OpenAi. La stessa Microsoft, che ha comprato il 49 per cento delle azioni, non ha posti nel consiglio d’amministrazione, che concentra su di sé tutto il potere. Fino al 17 novembre, oltre ad Altman, Sutskever e Brockman, nel consiglio sedevano Adam D’Angelo, amministratore delegato del forum online Quora, l’imprenditrice tecnologica Tasha McCauley ed Helen Toner, del Center for security and emerging technology della Georgetown university. McCauley e Toner sono legate al movimento dell’altruismo efficace.
A febbraio Musk ha dichiarato che la OpenAi era “diventata un’azienda finalizzata a generare il massimo profitto e di fatto controllata dalla Microsoft”. In quello stesso periodo Altman stava sviluppando progetti collaterali che avrebbero potuto arricchire lui e i suoi investitori, ma erano fuori del controllo del consiglio d’amministrazione. Per esempio Worldcoin, la criptovaluta a scansione oculare lanciata a luglio e promossa come un potenziale sistema di reddito di base universale per compensare le perdite di posti di lavoro legate all’ia. Altman ha anche esplorato la possibilità di avviare la produzione in proprio di processori, proponendo ai fondi sovrani del Medio Oriente un investimento di decine di miliardi di dollari.
Queste attività, insieme al crescente successo della controllata a scopo di lucro, hanno portato al conflitto tra Altman e Sutskever. Le tensioni si sono aggravate a ottobre, quando Altman si è mosso per ridimensionare il ruolo di Sutskever nell’azienda. All’evento del 6 novembre Altman ha fatto infuriare il ricercatore capo e le persone vicine al suo punto di vista con l’annuncio di versioni personalizzate di ChatGpt che consentono a chiunque di creare chatbot in grado di eseguire compiti specifici. Queste applicazioni sono considerate rischiose da chi è sensibile ai temi della sicurezza dell’ia.
Nei giorni successivi Sutskever ha espresso le sue preoccupazioni al consiglio d’amministrazione e il 17 novembre si è arrivati al licenziamento. Due giorni dopo Musk ha scritto su X di essere “molto preoccupato” all’idea che Altman possa riavere il suo posto. “Ilya ha una buona bussola morale e non cerca il potere. Non avrebbe fatto una scelta così drastica se non l’avesse ritenuta assolutamente necessaria”. ◆ gim
◆ Il 20 novembre 2023 la Microsoft ha annunciato che Sam Altman e Greg Brockman guideranno una divisione dell’azienda per l’intelligenza artificiale. Settecentosettanta dipendenti della OpenAi hanno inviato una lettera al consiglio d’amministrazione chiedendo le sue dimissioni e il ritorno di Altman e Brockman, e minacciando, in caso contrario, di andarsene. La sera del 21 novembre la OpenAi ha fatto sapere di aver trovato un accordo per il reinsediamento di Altman e per un nuovo consiglio d’amministrazione con Bret Taylor, Larry Summers e Adam D’Angelo. The Wall Street Journal
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Questo articolo è uscito sul numero 1539 di Internazionale, a pagina 106. Compra questo numero | Abbonati