I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana Michael Braun del quotidiano berlinese Die Tageszeitung.

In Italia l’aborto è legale se e quando una donna segue l’iter prescritto dalla legge 194 del 1978. È legale entro i primi tre mesi della gravidanza, è legale anche dopo, in caso di gravi malformazioni del feto. Eppure per tante donne rimane un calvario, tra ginecologi o infermieri “obiettori di coscienza”, insulti ricevuti nei reparti degli ospedali e pratiche assurde sulla sepoltura dei feti. Parte da quest’ultimo punto Gabriele Barbati con il suo libro Contro la mia volontà. Nei cimiteri ci sono croci che riportano nomi di persone ancora vive, accompagnate da una data (“Loi Marta, 13-7-20”): hanno tumulato, all’insaputa della donna interessata, il feto da lei abortito. È successo migliaia di volte negli ultimi anni in Italia. Lo scandalo scoppia nel 2020, a Roma, perché alcune donne non ci stanno e rendono pubblica questa storia assurda. Barbati parte da lì per ricostruire la realtà legale e quella dei fatti. Porta il lettore in un viaggio che attraversa l’Italia, Roma, Varese, Milano, Torino e la Puglia. Racconta di procedure che tolgono dignità alle donne a cui spetta decidere anche sulle sepolture. E con tono pacato, ma prendendo una posizione netta a favore di diritti e dignità, ci fa capire che quello delle sepolture è solo uno dei tasselli della guerra perenne contro i diritti acquisiti delle donne. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1608 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati