Per anni Donald Trump ha irritato gli alleati degli Stati Uniti sminuendo la rilevanza della Nato, chiedendo di stanziare più fondi per la difesa e insinuando che potrebbe decidere di non proteggere un paese che non rispetta gli impegni di spesa. Questa settimana i governi dei paesi della Nato e altri partner degli Stati Uniti si sono incontrati a Washington per celebrare il 75° anniversario dell’alleanza atlantica, ma nel frattempo altri leader stranieri stanno cercando un modo per dialogare con Donald Trump, che secondo i sondaggi ha buone probabilità di tornare alla presidenza degli Stati Uniti a novembre.

La preoccupazione principale dei capi di governo occidentali riguarda l’Ucraina. L’ex presidente ha dichiarato che riuscirebbe facilmente a mediare un accordo tra Kiev e Mosca per mettere fine alla guerra. Il problema è che la Russia chiede all’Ucraina di rinunciare a qualsiasi pretesa di entrare nella Nato e di cedere porzioni rilevanti del suo territorio, quindi alcuni rappresentanti dell’alleanza temono che Trump possa costringere il governo ucraino ad accettare queste condizioni minacciando di non mandare più le armi che servono per arginare l’avanzata russa.

Il presidente polacco Andrzej Duda, che ad aprile ha parlato per due ore con l’ex presidente nella Trump Tower di New York, ha dichiarato al Wall Street Journal di aver discusso con lui dell’importanza strategica dell’Ucraina. “Gli ho illustrato il mio punto di vista e la mia analisi della situazione”, ha spiegato Duda, ricordando di aver avuto una buona collaborazione con Trump tra il 2016 e il 2020.

I contatti esplorativi di politici stranieri sono diventati più frequenti secondo Keith Kellogg, generale in pensione dell’esercito che ha fatto parte del consiglio per la sicurezza nazionale nell’amministrazione Trump. Kellogg non parla a nome del candidato repubblicano ma è molto vicino a lui e potrebbe avere un incarico importante in un suo secondo mandato. “Da novembre abbiamo avuto più di 160 contatti con funzionari di altri paesi”, dice Kellogg, che fa parte dell’America first policy institute, un’organizzazione che promuove la politica estera di Trump. Tra i funzionari di cui parla il generale ci sarebbero ambasciatori e ministri degli esteri e della difesa.

Rete di contatti

L’imprevedibilità di Trump ha reso molto complicati i tentativi dei governi stranieri di stabilire un legame con lui, soprattutto perché al momento non sono stati ancora indicati i nomi di chi lo rappresenterà sui temi di politica estera. Non sapendo chi saranno i collaboratori che potrebbero influenzare le scelte di Trump nel suo prossimo eventuale governo, alcuni governi stanno usando qualsiasi contatto di cui dispongono o cercano di comunicare direttamente con lui.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha invitato a cena diversi parlamentari vicini all’ex presidente durante la sua visita a Washington, nel gennaio 2024, e il mese successivo ha fatto lo stesso in occasione della conferenza di Monaco sulla sicurezza, un importante appuntamento geopolitico globale. Il collaboratore più esperto di Scholz, il capo della cancelleria Wolfgang Schmidt, è volato a Washington molte volte da quando la Russia ha invaso l’Ucraina. Oltre ai rapporti ufficiali con l’amministrazione Biden, Schmidt ha costruito una rete di contatti con i sostenitori di Trump, tra cui finanziatori, parlamentari ed ex funzionari di governo.

Numeri
Le spese per la difesa
Spesa dei paesi della Nato per la difesa, confronto tra il 2014 e il 2023, percentuale del pil. Nel 2014 tutti i paesi dell’alleanza si sono impegnati ad aumentare gradualmente le loro spese militari per arrivare al 2 per cento del pil entro il 2024 (Fonte: Nato)

Ma i rapporti personali tra i leader potrebbero non bastare a scongiurare un conflitto con Trump sulla Nato. Il candidato repubblicano ha detto più volte che secondo lui la Russia ha deciso di invadere l’Ucraina proprio perché l’occidente ha promesso a Kiev l’ingresso nell’alleanza atlantica. “Penso che la guerra sia cominciata per questa ragione”, ha dichiarato Trump in un’intervista. Durante il dibattito con Biden, Trump ha promesso che metterà fine alla guerra ancora prima della cerimonia di insediamento, prevista per il 20 gennaio 2025. L’ex presidente non ha spiegato come pensa di riuscirci, ma ha precisato che non accetterà le rivendicazioni territoriali del presidente russo Vladimir Putin. Secondo Kellogg, una possibile soluzione potrebbe basarsi su una rottura con l’attuale strategia dell’alleanza. Durante la presidenza Biden, gli Stati Uniti e la Nato hanno fornito aiuti militari all’Ucraina senza fissare nessun limite, nella speranza che le vittorie ucraine sul campo di battaglia potessero permettere a Kiev di negoziare da una posizione di forza. In un articolo scritto per l’America first policy institute, Kellogg e Fred Fleitz, ex capo di gabinetto del consiglio della sicurezza nazionale, hanno sostenuto che gli Stati Uniti dovrebbero fare pressione per ottenere un cessate il fuoco, escludere momentaneamente qualsiasi possibilità di adesione dell’Ucraina alla Nato e spingere Kiev e la Russia a negoziare. “Devi andare dagli ucraini e dire ‘se non accettate questo accordo allora il nostro sostegno verrà meno’”, spiega Kellogg. “Poi devi andare dai russi e dire ‘se non accettate un negoziato daremo all’Ucraina tutte le armi che non abbiamo ancora fornito’”.

La settimana scorsa Putin ha manifestato apprezzamento per le parole di Trump sulla fine della guerra, anche se ha sottolineato di non conoscere i piani dell’ex presidente. I sostenitori del candidato repubblicano pensano che il suo obiettivo sia rafforzare le alleanze, incoraggiando alcuni paesi a contribuire di più alla difesa. Tuttavia, secondo John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale statunitense dal 2018 al 2019, Trump avrebbe realmente pensato di uscire dalla Nato e potrebbe decidere di staccare la spina in caso fosse rieletto. “Credere che voglia semplicemente riformare la Nato è ridicolo”, sostiene Bolton. “Trump non capisce cosa sia un’alleanza di difesa collettiva. Crede che gli Stati Uniti stiano fornendo un servizio di difesa ad alleati che non danno niente in cambio”.

Anche alcuni funzionari di paesi esterni alla Nato stanno cercando di creare legami con la cerchia ristretta di Trump, nel tentativo di influenzare o almeno ammorbidire le sue decisioni future su temi delicati come il commercio e la sicurezza nazionale. Il Giappone vuole assicurarsi che non imponga nuovi dazi sui suoi prodotti e che non metta in discussione l’alleanza tra i due paesi: ad aprile Tarō Asō, ex primo ministro e attuale vicepresidente del Partito liberaldemocratico (al governo), ha incontrato Trump a New York.

L’Australia ha già fatto dei passi in vista di una vittoria di Trump. L’ex primo ministro Scott Morrison ci ha parlato a maggio, rafforzando la sensazione che potrebbe essere nominato ambasciatore australiano negli Stati Uniti se il centrodestra dovesse tornare al governo alle prossime elezioni. Anche il Messico sta puntando sui legami personali. La presidente Claudia Sheinbaum, che comincerà il suo mandato a ottobre, ha scelto come ministro dell’economia Marcelo Ebrard, che ha guidato i negoziati sui dazi con l’amministrazione Trump. Ma i legami personali possono funzionare solo fino a un certo punto. Secondo Tony Housh, capo della camera di commercio statunitense in Polonia, i leader europei sono preoccupati. La spesa militare di Varsavia è ben al di sopra della media della Nato e supera il 4 per cento del pil. “Il fatto che la Polonia abbia un buon rapporto con Washington è importante, ma il governo ha bisogno di coinvolgere il resto d’Europa per garantire la propria sicurezza”, spiega Housh. “Gli Stati Uniti, da soli, non bastano”. ◆ as

Vertice sull’Ucraina

◆ Il futuro dell’Ucraina è stato al centro del vertice della Nato che si è tenuto a Washington tra il 9 e l’11 luglio del 2024. Alcuni capi di stato dell’alleanza temono che l’instablità politica in alcuni paesi, in particolare una possibile vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali statunitensi, possa far venire meno il sostegno a Kiev. Per questo nel vertice hanno spinto per adottare nuove misure per rendere più strutturali e di lungo periodo gli aiuti militari all’Ucraina e per fare in modo che la responsabilità della loro gestione passi dal dipartimento della difesa statunitense alla Nato. I paesi dell’alleanza atlantica hanno inoltre definito “irreversibile” il percorso di adesione dell’Ucraina, senza però stabilire una data precisa. Reuters


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Questo articolo è uscito sul numero 1571 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati