Secondo un’analisi delle registrazioni attraverso software di apprendimento automatico, gli elefanti potrebbero essere gli unici animali oltre agli umani a usare nomi arbitrari con cui chiamarsi.

Dallo studio è infatti emerso che alcuni barriti degli elefanti africani della savana (Loxodonta africana) sembrano contenere elementi simili a nomi propri di certi esemplari. Questi individui conoscono i loro nomi e reagiscono in modo più marcato degli altri quando sono diffusi da un altoparlante.

“Anni fa avevo notato che ogni volta che un elefante emetteva un barrito di contatto all’interno di un gruppo, un altro individuo alzava la testa, ascoltava e rispondeva”, dice Joyce Poole di ElephantVoices, una piccola organizzazione che studia e tutela questa specie. “Gli altri, invece, sembravano ignorarlo. Perciò mi sono chiesta se il richiamo fosse rivolto a un preciso individuo”.

Le più di seicento registrazioni fatte da Poole e altri sono state analizzate da Michael Pardo e dai colleghi della Colorado state university, negli Stati Uniti. Oltre ai barriti di contatto, usati quando il destinatario non è nei paraggi, c’erano anche quelli di saluto, che un elefante emetteva quando si avvicinava a un altro. In ciascun caso i ricercatori hanno capito quali individui chiamavano e quali rispondevano.

In un quarto dei casi il software sviluppato dal team è riuscito a prevedere il destinatario del barrito, un risultato dalla rilevanza statistica che va oltre la mera casualità.

A quel punto i ricercatori hanno fatto ascoltare i barriti a coppie di elefanti di cui faceva parte l’individuo “chiamato”, scoprendo che questo rispondeva in maniera più decisa: si avvicinava più in fretta all’altoparlante, barriva più in fretta in risposta ed emetteva complessivamente più richiami dell’elefante che non era stato chiamato per nome.

È stato dimostrato che i delfini e molte specie di uccelli chiamano singoli individui imitandone il verso. Ma anche se nel 2005 Poole ha scoperto che gli elefanti possono imparare a imitare i suoni, lo studio non ha trovato nessun segno che si stessero imitando a vicenda.

In altre parole, sembra che usino come nomi dei suoni arbitrari, proprio come fanno gli esseri umani, commenta Poole.

Lo studio però non è riuscito a stabilire se più elefanti usino lo stesso nome per chiamare un certo individuo. È possibile che ognuno assegni agli altri un nome di sua scelta.

“Gli esseri umani hanno nomi formali, ma individui diversi possono chiamare la stessa persona con un soprannome diverso”, spiega Poole. “Quindi potrebbe succedere una cosa simile. Ancora non lo sappiamo”.

Troppi pappagalli

“Trovo i risultati assai plausibili”, dice Thorsten Balsby dell’università di Aarhus, in Danimarca. Balsby studia pappagalli che vivono in gruppi molto più numerosi, e spiega che nelle popolazioni di centinaia o migliaia d’individui imparare i nomi sarebbe difficilissimo. “Chiamare gli altri imitandoli è una soluzione più semplice che non richiede interazioni precedenti”, dice.

Da uno studio del 2005 è emerso che i pappagallini groppaverde tenuti in cattività “identificavano vocalmente” i compagni, cioè li chiamavano per nome, dice Balsby, ma lo facevano tramite diverse versioni del richiamo di contatto. “Per cui potrebbe non essere un atto arbitrario come nel caso degli elefanti”, conclude.

Per quanto riguarda la comprensione della comunicazione, Poole pensa che il suo studio sia solo l’inizio. “Nella comunicazione tra elefanti ci sono strati di complessità che richiederanno tempo per essere chiariti, quindi penso che nei prossimi anni faremo molte altre scoperte entusiasmanti”, dice. Poole, per esempio, sospetta che gli elefanti usino anche nomi per i luoghi: “Quando emettono i barriti con cui indicano ad altri componenti del gruppo la direzione in cui vogliono andare, forse comunicano esattamente qual è la meta”. ◆ sdf

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Questo articolo è uscito sul numero 1568 di Internazionale, a pagina 104. Compra questo numero | Abbonati