Colto in flagrante
il falsario
gettò le banconote in faccia al commissario
Uno sparo nell’androne
Dal vetro infranto
fiotti di luna
L’assassina sarcastica
svuotò un’intera tanica
davanti alla boutique
Nei Boschi eterni
un’ombra fu avvistata
ammantata di iuta
Il ladro accorto
si trasformò
in uccel di bosco
Arrivato per primo sul luogo del delitto
il commissario Adamsberg riconobbe all’istante
la firma dell’uomo dai cerchi azzurri
Dietro la villetta giaceva il povero pompiere
trafitto di frecce come un san Sebastiano
Nella cassetta degli attrezzi
di chi scrive
la parola omicidio non rima
con inumazione
Dopo aver fatto fuori il bicchiere della staffa
i tre commensali stramazzarono quando l’oste
sparò il conto:
Che colpo!
Troppo tardi!
La madama ora mi sgama…
Spudoratezza e derisione
sono i pilastri del crimine
Col morto nel bagagliaio
Dédé guidava spedito
Cloclo si scompisciava
ma Fred se la faceva sotto
Strangolato o avvelenato? Tagliamo corto!
Per la rubrica dei necrologi
la precisione prima di tutto!
Michèle Vilet era una poeta e scrittrice belga nata nel 1936 e morta nel 2023. Originaria di Tournai, faceva parte di Unimuse, un collettivo locale di scrittrici e scrittori. Con loro ha pubblicato la raccolta di “poesia poliziesca” La poésie habite au 21 (Cactus Inébranlable 2015), da cui è tratto questo testo. Traduzione dal francese di Francesca Spinelli.
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Questo articolo è uscito sul numero 1543 di Internazionale, a pagina 48. Compra questo numero | Abbonati