Stando a chi critica la proposta della Commissione europea, la riforma del Patto di stabilità e crescita è un peccato originale finanziario, perché indebolisce il sistema che regola l’indebitameno dei paesi europei. Ma nulla può essere più debole delle norme in vigore, che esistono solo sulla carta. Una riforma del patto è necessaria proprio perché il sistema attuale è inapplicabile. Non si tratta tanto di fare concessioni agli stati più indebitati come l’Italia e la Grecia. Bisogna stabilire delle norme che possano essere prese sul serio dai governi.
Basta un rapido sguardo alle finanze pubbliche per capire il problema: l’indebitamento medio nell’eurozona si aggira intorno al 90 per cento del pil, molto al di sopra del limite massimo del 60 per cento fissato nei trattati europei. Nella sua forma attuale il Patto di stabilità è legato alle circostanze: quando le cose vanno bene a livello economico è tutto facile, ma appena si presenta una crisi (per esempio una pandemia) viene abbandonato. La Commissione dovrebbe essere più severa sull’applicazione delle regole, dice chi la critica. Ma per farle rispettare serve un po’ di realismo, che il patto nella sua attuale versione non prevede. Perfino l’ex ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, che si considerava un paladino del rigore economico, non se l’è mai sentita di punire i “peccatori” del deficit come la Spagna e il Portogallo.
Particolarmente assurdo è il requisito secondo cui gli stati devono riportare l’indebitamento sotto la soglia del 60 per cento del pil nel giro di vent’anni. È un po’ come se per volare sulla Luna si chiedesse di abolire la forza di gravità. Un paese come l’Italia dovrebbe risparmiare tanto che la sua economia crollerebbe, e la proporzione tra il debito e il prodotto interno lordo finirebbe probabilmente per aumentare. Queste illusioni finanziarie sono in contraddizione con i princìpi fondamentali dell’economia: è questo il limite del Patto di stabilità. È quindi un bene che ora la Commissione pensi a riformarlo.
L’idea di lasciare più libertà nella riduzione del debito e considerare il contesto economico è giusta. Il Fondo monetario internazionale segue questa linea ormai da anni. Nel dibattito sull’euro è ora di mettere da parte l’emotività in favore della razionalità economica.◆ nv
Handelsblatt fondato nel 1946 a Düsseldorf, è uno dei principali quotidiani economici tedeschi.
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Questo articolo è uscito sul numero 1510 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati