“È uno strano percorso quello di Abdelaziz Bouteflika, 84 anni, eroe dell’indipendenza, uno dei più giovani e migliori ministri degli esteri del mondo ai tempi in cui l’Algeria guidava il gruppo dei paesi non allineati, nonché il più longevo presidente algerino, rimasto per più di vent’anni al potere. Il 19 settembre gli sono stati riservati dei ‘funerali ridotti ai minimi termini’, senza lutto nazionale”, scrive il quotidiano indipendente El Watan. L’annuncio della morte è arrivato il 17 settembre, ma lui era già sparito dalla scena pubblica da tempo. El Watan, che non gli ha mai risparmiato critiche, denuncia la cattiveria di chi “è stato a lungo imboccato dalle sue mani ed è diventato miliardario grazie a lui”, ma oggi gli nega gli onori funebri. Vittima di un ictus nel 2013, Bouteflika non era più in grado di governare, ma nel 2014 era stato candidato a un quarto mandato, “prova che il sistema era così incentrato su di lui da non poter reggere senza”, scrive il quotidiano Liberté. Solo nel 2019, dopo una rivolta popolare che chiedeva un cambiamento politico radicale, Bouteflika era stato costretto alle dimissioni. ◆
L’addio a Bouteflika
L’instabilità si diffonde
Alcuni ufficiali islamisti dell’esercito sudanese hanno cercato di prendere il potere il 21 settembre a Khartoum, scrive Sudan Tribune, ma i servizi segreti hanno sventato i loro piani. I golpisti volevano occupare le sedi della radio e della tv nazionali, del comando generale dell’esercito e i principali ponti della città, ma sono stati arrestati prima. Il golpe fallito in Sudan, commenta il New York Times, contribuisce al caos della regione, dove l’Etiopia è in piena guerra civile e la Somalia è divisa dalle lotte di potere.
Un processo per intimidire
Il 20 settembre Paul Rusesabagina (nella foto), l’ex direttore d’albergo la cui storia ha ispirato il film Hotel Ruanda, è stato condannato a 25 anni di carcere per terrorismo. Rusesabagina, noto per aver salvato più di mille persone durante il genocidio del 1994 e poi diventato un avversario dell’attuale presidente Paul Kagame, è stato riconosciuto colpevole di aver formato e finanziato un gruppo ribelle che ha condotto attacchi in Ruanda tra il 2018 e il 2019. I sostenitori di Rusesabagina e le organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato un “processo politico”, il cui scopo sarebbe mettere a tacere gli oppositori di Kagame. East African racconta che nei giorni precedenti la sentenza alcuni mezzi d’informazione ruandesi avevano pubblicato degli estratti delle carte processuali, che proverebbero il legame tra Rusesabagina e il gruppo ribelle. Il condannato, che viveva negli Stati Uniti, accusa il Ruanda di averlo rapito a Dubai, dove aveva fatto scalo mentre era in viaggio verso il Burundi.
Burundi Cinque persone sono morte il 20 settembre nell’esplosione di tre granate a Bujumbura. Il giorno prima colpi di mortaio erano stati sparati contro l’aeroporto della città, un attacco rivendicato dal gruppo ribelle Red-Tabara.
Israele Gli ultimi due prigionieri politici palestinesi evasi da un carcere israeliano sono stati catturati il 19 settembre. Secondo Addameer, l’organizzazione dei prigionieri politici palestinesi, nei giorni successivi all’evasione le forze di sicurezza israeliane hanno arrestato più di cento persone, tra cui alcuni minori.
Namibia Trecento persone hanno protestato il 21 settembre davanti al parlamento di Windhoek. L’assemblea stava votando l’accordo in base al quale la Germania pagherà un miliardo di euro alle famiglie vittime dei crimini coloniali.
Sahel Il 16 settembre è stata annunciata l’uccisione da parte delle forze francesi di Adnan Abu Walid al Sahrawi, capo del gruppo Stato islamico nel grande Sahara.
Somalia Il 16 settembre il presidente Mohamed Abdullahi Mohamed, detto Farmajo, ha ritirato alcuni poteri esecutivi al primo ministro Mohamed Hussein Roble.
Fiducia accordata
L’assemblea nazionale ha votato il 20 settembre la fiducia al nuovo governo guidato da Najib Mikati. Intanto ottanta autocisterne piene di carburante iraniano sono arrivate in Libano il 15 e il 16 settembre, passando dalla Siria, su iniziativa del movimento Hezbollah. I 4 milioni di litri servono a far fronte alla crisi energetica del paese, spiega L’Orient-Le Jour. Tarek Bitar, il giudice incaricato di guidare l’inchiesta sull’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto 2020, il 16 settembre ha emesso un mandato di arresto nei confronti dell’ex ministro dei trasporti Youssef Finianos.
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