Il 19 settembre i primi voli per rimpatriare i migranti haitiani che si erano accampati al confine tra Stati Uniti e Messico sono arrivati a Port-au-Prince, la capitale di Haiti. Il segretario per la sicurezza interna statunitense Alejandro Mayorkas ha difeso i rimpatri: la disinformazione, ha detto, è all’origine dei tentativi degli haitiani di entrare negli Stati Uniti. Mayorkas ha sottolineato che l’amministrazione statunitense sta intensificando il ritmo dei rimpatri aerei verso Haiti e altri paesi, e ha esortato gli haitiani a non mettersi in viaggio.
Dalla metà di settembre al varco di Del Rio, una cittadina di frontiera nel Texas meridionale, sono arrivati migliaia di migranti, in gran parte provenienti da Haiti. Vivono in condizioni precarie sotto un ponte che collega il Messico agli Stati Uniti. Le immagini dell’accampamento e degli arresti hanno sollevato critiche contro l’amministrazione di Joe Biden proprio quando il presidente degli Stati Uniti sta cercando di far approvare dal congresso una riforma dell’immigrazione che permetterebbe di ottenere la cittadinanza più facilmente.
Informazioni inattendibili
“Siamo preoccupati che gli haitiani cerchino di entrare illegalmente nel paese sulla base d’informazioni sbagliate, pensando che il confine sia aperto e lo status di protezione temporanea (Tps) sia ancora in vigore, mentre il termine per chiederlo è scaduto da tempo”, ha detto Mayorkas ai giornalisti. Solo le persone che si trovavano negli Stati Uniti prima del 29 luglio hanno diritto alla protezione temporanea, una misura umanitaria che permette ai migranti irregolari di risiedere e lavorare momentaneamente nel paese. Haiti era stata inserita nel programma a maggio e dopo l’omicidio del presidente Jovenel Moïse, avvenuto lo scorso 7 luglio a Port-au-Prince, il termine per entrare nel programma era stato posticipato.
“L’immigrazione irregolare è una minaccia per i migranti stessi”, ha sottolineato Mayorkas. “Cercare di entrare negli Stati Uniti in questo modo non vale la sofferenza, il denaro e la fatica che costano”. Il 17 settembre il dipartimento della sicurezza nazionale aveva annunciato di aver accelerato le procedure per i rimpatri di quasi 15mila migranti arrivati vicino al ponte che collega Del Rio e Ciudad Acuña, in Messico. Tre voli sono atterrati ad Haiti il 19 settembre, anche se il direttore dell’agenzia haitiana per l’immigrazione ha chiesto una moratoria umanitaria e ha dichiarato al Miami Herald che la prospettiva di accogliere 14mila haitiani nei prossimi giorni è ingestibile per il
paese.
La parlamentare democratica della Florida Frederica Wilson ha espresso a Mayorkas i suoi dubbi durante un incontro con i funzionari locali della diaspora haitiana. “La crisi umanitaria è insostenibile e molto preoccupante”, ha detto.
I migranti rimpatriati ad Haiti sono stati caricati su alcuni autobus dopo l’atterraggio. Molti si coprivano il volto e hanno chiesto ai giornalisti di non filmarli. Uno di loro, che non ha voluto dire il suo nome e non si è mai scoperto il viso, ha raccontato di aver vissuto in Cile per cinque anni prima di pagare più di diecimila dollari per raggiungere il Messico, all’inizio del 2021. Dopo un mese trascorso in Messico aveva deciso di provare a entrare negli Stati Uniti a Del Rio. La sua destinazione finale era il Canada.
Il 19 settembre l’uomo ha definito illecito il suo rimpatrio e ha accusato gli agenti dell’immigrazione statunitense di averlo prelevato insieme ad altri migranti di notte. Ha detto che vuole tornare in Cile, dove ha la residenza.
“Ho dimenticato come funzionano le cose ad Haiti”, ha detto.
◆ Il 19 settembre 2021 le autorità statunitensi hanno cominciato i rimpatri dei migranti – circa 15mila – che da giorni erano accampati a Del Rio, una cittadina del Texas al confine con il Messico. Per giustificare le espulsioni Washington fa leva sul titolo 42, una norma creata dall’amministrazione Trump per gestire l’emergenza sanitaria del covid-19. I migranti possono essere rimpatriati nei loro paesi di origine prima che facciano domanda d’asilo.
◆Il principale quotidiano di Haiti, Le Nouvelliste, racconta che i migranti rimpatriati nell’isola “oscillano tra la rabbia per il trattamento subìto e l’angoscia per dover vivere di nuovo nel loro paese ormai in preda alla violenza tra bande criminali”. In un editoriale Le Nouvelliste scrive che gli Stati Uniti, da sempre coinvolti nelle vicende politiche di Haiti, dovrebbero fare di più per il paese caraibico: “Dopo il terremoto che ha colpito l’isola nel 2010 il malgoverno, l’insicurezza e la corruzione hanno spinto un numero sempre maggiore di haitiani a partire. E davanti a questi problemi la comunità internazionale, con gli Stati Uniti in testa, continua a chiudere gli occhi lasciando che i politici haitiani distruggano il paese”. In base alla lista dei passeggeri dei primi tre voli partiti il 19 settembre per Haiti e consultata dall’Afp, la metà dei 327 haitiani rimpatriati ha meno di 5 anni ed è nata fuori dal paese. Molti hanno vissuto in Cile e in Brasile prima di provare a raggiungere gli Stati Uniti.
Altri migranti hanno dato sfogo alla loro rabbia per aver ricevuto informazioni inattendibili e per aver speso cifre enormi per percorrere il pericoloso tragitto attraverso le foreste del Sudamerica fino al Messico. Una donna è partita dal Cile perché le avevano fatto credere che, avendo un figlio negli Stati Uniti, sarebbe potuta entrare nel paese.
“Non ci hanno dato nessuna lettera di rimpatrio”, ha aggiunto la donna riferendosi agli agenti dell’immigrazione statunitense. “Ci hanno solo detto che ci avrebbero liberati e ci avrebbero portato nelle case delle nostre famiglie in Florida. Invece ci siamo ritrovati ad Haiti”.
Un altro migrante ha raccontato di aver speso 17mila dollari e di aver venduto l’auto per fare il viaggio attraverso undici paesi, dal Cile al Messico. A proposito dei giorni trascorsi sotto custodia delle autorità statunitensi, ha precisato: “Non ho mai potuto fare una doccia né lavarmi i denti”.
Preoccupazione
Il capo dell’agenzia haitiana per l’immigrazione, Jean Négot Bonheur Delva, ha detto che la rabbia dei migranti riportati ad Haiti contro la loro volontà è comprensibile, precisando che la sua squadra è pronta ad aiutarli, ma si è detto “molto preoccupato per la situazione”. Arrivato all’aeroporto internazionale di Port-au-Prince, accompagnato dalla polizia e da alcuni funzionari del ministero della salute per i controlli anticovid, ha confermato che 145 migranti erano atterrati con il primo aereo, e altri 290 erano in arrivo.
Le autorità haitiane hanno fatto presente all’amministrazione Biden che non possono impedire a un cittadino haitiano di rientrare nel suo paese, ma allo stesso tempo hanno espresso una profonda preoccupazione per la capacità di accoglienza di Haiti.
Invece, secondo Mayorkas, le autorità del paese – che ha bisogno di aiuti umanitari e deve gestire la violenza delle bande criminali, un’ondata di rapimenti e la ricostruzione dopo il terremoto dello scorso 14 agosto – gli hanno assicurato di poter gestire il ritorno dei migranti.
“Siamo consapevoli del disastro provocato dal terremoto. Ma è una crisi contenuta dal punto di vista geopolitico, e il governo di Haiti ha detto con chiarezza di poter ricevere i voli con i migranti rimpatriati”, ha ribadito Mayorkas. E ha aggiunto che le autorità statunitensi stanno discutendo la possibilità di aiutare economicamente l’isola ad accoglierli.
Mayorkas non ha fornito dettagli sui criteri usati dagli agenti di frontiera per stabilire quali migranti debbano essere rimpatriati e quali potranno entrare per un periodo negli Stati Uniti. I migranti che hanno ricevuto l’autorizzazione a restare negli Stati Uniti non sanno perché sono stati selezionati, anche se in gran parte sono donne incinte o con figli. Eppure alcune persone rimpatriate ad Haiti il 19 settembre avevano bambini piccoli o facevano parte di nuclei familiari. L’amministrazione Biden, ha aggiunto Mayorkas, si è impegnata a creare “un percorso sicuro, legale e ordinato per l’immigrazione negli Stati Uniti La situazione che abbiamo sotto gli occhi non rispetta questi criteri. Dunque non abbiamo altra scelta se non aumentare i voli per i rimpatri. Se una persona entra negli Stati Uniti illegalmente sarà rimpatriata ad Haiti e possibilmente anche in altri paesi”, ha detto. “Il viaggio che affrontano queste persone non avrà successo, quindi stanno mettendo in pericolo la loro vita e quella delle loro famiglie sulla base d’informazioni false”. ◆ as
Jacqueline Charles è una giornalista statunitense. Da più di dieci anni è corrispondente del Miami Herald per Haiti e la regione dei Caraibi. Nel 2011 è stata finalista del premio Pulitzer per i suoi articoli sul terremoto che colpì l’isola nel gennaio del 2010.
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Questo articolo è uscito sul numero 1428 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati