In seguito alla crisi diplomatica del 2017, quando fu accusato di finanziare il terrorismo, il Qatar si è trovato all’improvviso isolato nel golfo Persico. Il paese con cui confina, l’Arabia Saudita, ha chiuso le sue frontiere rendendo molto difficili le importazioni. “All’epoca”, scrive la Neue Zürcher Zeitung, “temendo di restare senza provviste alimentari, molti qatarioti svuotarono gli scaffali dei supermercati. In realtà la crisi non è stata così grave, ma visto che ci sono ancora tensioni con i vicini, il piccolo paese mediorientale ha capito che doveva trovare una soluzione con cui garantirsi più indipendenza”. Un ruolo importante è stato svolto dalla Baladna, la principale azienda agricola qatariota. Nel 2018 ha realizzato un ponte aereo grazie al quale ha fatto arrivare migliaia di mucche dagli Stati Uniti. “Oggi la Baladna alleva nelle sue fattorie in pieno deserto più di ventimila mucche, con cui riesce a soddisfare il fabbisogno nazionale di latte fresco praticamente da sola, visto che l’86 per cento del mercato è nelle sue mani”. Oggi l’azienda vale circa 838 milioni di dollari e vuole esportare il suo modello all’estero, soprattutto in paesi dove la produzione di latte non è molto sviluppata. Il suo nuovo amministratore delegato, l’olandese Piet Hilarides, punta sulla Malaysia e sull’Ucraina, con cui ha già concluso degli accordi ufficiali. Nel paese dell’Europa orientale, in particolare, la Baladna vuole avviare un’azienda in grado di allevare diecimila mucche che, come nel caso del Qatar, arriveranno dall’estero. ◆
Mucche da esportazione
Ondata di scioperi
“Mentre molti statunitensi – 4,3 milioni solo ad agosto – si dimettono in cerca di opportunità migliori, altri lavoratori insoddisfatti della paga e della qualità della vita scelgono la via della protesta”, scrive il Washington Post. Sono in sciopero diecimila dipendenti del produttore di macchine agricole John Deere, mentre hanno indetto delle proteste anche i sindacati che rappresentano i 31mila lavoratori dell’assicurazione sanitaria Kaiser. Il 16 ottobre, infine, circa 60mila lavoratori di Hollywood hanno raggiunto un accordo con i produttori mettendo fine a un lungo sciopero. Nel 2021 negli Stati Uniti ci sono stati almeno 178 scioperi.
Orari massacranti
Un gruppo di attivisti anonimi ha lanciato Worker lives matter, una campagna online contro gli orari di lavoro massacranti nelle aziende cinesi, sintetizzati dalla sigla 996: dalle 9 del mattino alle 9 della sera per 6 giorni alla settimana. Il gruppo ha invitato i dipendenti delle aziende tecnologiche a inserire il loro orario di lavoro in una banca dati pubblica. Finora, scrive la Reuters, hanno aderito più di quattromila persone. Banche dati simili sono state create anche per altri settori, come quello immobiliare. Uno degli attivisti ha dichiarato che l’obiettivo è fornire ai lavoratori uno strumento per capire a cosa si va incontro quando si sceglie un lavoro.
Le dimissioni di Weidmann
Il 20 ottobre Jens Weidmann, dal 2011 presidente della Bundesbank, la banca centrale tedesca, ha annunciato che alla fine del 2021 lascerà il suo incarico prima della scadenza naturale del mandato, nel 2027. Weidmann, scrive la Frankfurter Allgemeine Zeitung, ha spiegato che le sue dimissioni sono dovute a motivi personali.
Una leader conciliante
Jane Fraser, 54 anni, scozzese, è la prima donna a guidare una delle grandi banche di Wall street, scrive Bloomberg Businessweek. La nuova amministratrice delegata della Citigroup si è messa subito al lavoro su una delle sue grandi sfide. Al contrario dei colleghi a capo delle banche concorrenti, che pressano i lavoratori perché tornino in ufficio, Fraser ha dato la massima libertà ai suoi dipendenti. Quest’atteggiamento così conciliante in realtà è “un’arma per reclutare nuovi talenti o trattenere quelli che ci sono già”. Fraser e i suoi collaboratori si sono messi alla caccia di dirigenti bancari che vogliono andare via da istituti rivali come la JPMorgan Chase e la Goldman Sachs. L’obiettivo, spiega il settimanale, è inserire nuove persone che aiutino a ristrutturare profondamente la Citigroup, concentrando la sua attività sulla gestione dei grandi patrimoni. ◆
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