Europa

Un’altra volta alle urne

Bojko Borisov (Borislav Troshev, Anadolu Agency/Getty)

La quarta, violentissima ondata di covid-19 e la stanchezza degli elettori rendono molto difficile prevedere il risultato delle elezioni legislative bulgare del 14 novembre, le terze convocate in dieci mesi, dopo che da quelle di aprile e luglio non era uscita una maggioranza in grado di governare. In testa ai sondaggi c’è ancora il Gerb dell’ex premier Bojko Borisov, che però, scrive Euractiv, è politicamente sempre più isolato. I bulgari voteranno anche per l’elezione del presidente della repubblica.

Le conseguenze dello scontro sulla pesca

Port-en-Bessin-Huppain, Francia (Stephane Mahe, Reuters/Contrasto)

Accusare un paese amico e alleato di non rispettare la parola data è, nel migliore dei casi, poco educato. Farlo alla vigilia di un summit d’importanza globale che questo paese ospita, la Cop26 di Glasgow sul clima, è un atto di guerra verbale. Non è chiaro se l’accusatore, il presidente francese Emmanuel Macron, abbia agito per alimentare lo scontro con il Regno Unito sulle licenze di pesca. Ma di certo sa che le sue parole sono un elemento destabilizzante che arriva proprio mentre Londra si sforza di ottenere risultati nel vertice di Glasgow. Per il leader francese, il premier britannico Boris Johnson è un opportunista, un populista e un nazionalista. Il problema è che per molti versi Macron non è diverso. Entrambi vengono da ambienti elitari, hanno trasformato la politica conservatrice tradizionale e hanno una visione grandiosa del posto che il loro paese occupa nel mondo. Ed entrambi plasmano la politica a loro vantaggio.

Come ha detto il ministro dell’ambiente britannico George Eustice, Macron sta usando lo scontro sulle licenze di pesca per guadagnare consensi in vista delle presidenziali del 2022. In Francia bastonare i britannici non fa certo perdere voti. Anche Johnson, però, sta manipolando i pescatori per i suoi obiettivi politici. Per risolvere la disputa basterebbe un po’ di buonsenso e di buona volontà. Ma durante la campagna referendaria del 2016 sulla Brexit il premier aveva fatto delle promesse assurde al mondo della pesca, e oggi gli conviene soffiare sul fuoco. La sua laconica reazione alle minacce francesi di tagliare l’elettricità e il commercio attraverso la Manica, definite “sorprendenti”, tradisce un irritante senso di superiorità. Ciò considerato, le parole di Macron sulla scarsa affidabilità di Johnson erano forse inevitabili, anche alla luce delle recenti tensioni su immigrazione e commercio. I due, inoltre, sono in competizione per assicurarsi l’amicizia del presidente americano Joe Biden, il quale, per adesso, ha deluso entrambi. Il risultato è che oggi i leader di due dei più influenti paesi del mondo rischiano di inquinare un vertice di importanza cruciale con le loro piccole rivalità.

Il marchingegno si è rotto

L’inattesa bocciatura della legge di bilancio sembra aver segnato la fine della geringonça (marchingegno, trabiccolo), l’alleanza di sinistra che ha governato il Portogallo negli ultimi sei anni. Il Bloco de esquerda e il Partito comunista, che appoggiavano l’esecutivo di minoranza del socialista Antonio Costa, hanno infatti votato contro la legge insieme all’opposizione, per poi sostenere che non era loro intenzione provocare una crisi di governo. Ma le elezioni anticipate, che dovrebbero svolgersi all’inizio del 2022, colgono impreparate un po’ tutte le forze politiche: il centrodestra non ha un candidato, dato che il Partito socialdemocratico deve eleggere il suo nuovo leader a dicembre, mentre il Partito socialista è uscito indebolito dalla sconfitta di fine settembre nelle amministrative di Lisbona. I socialisti restano avanti nei sondaggi, ma una nuova intesa con la sinistra appare improbabile. “Dalle elezioni che nessuno voleva potrebbero uscire un parlamento instabile e una maggiore probabilità di intesa a destra”, commenta Público. ◆

Il tesoro conteso

Si è conclusa a favore dell’Ucraina una disputa legale sulla proprietà di un’inestimabile collezione di ori sciti del secondo secolo aC. I giudici olandesi hanno infatti stabilito che il tesoro, prestato da tre musei della penisola di Crimea al museo Allard Pierson di Amsterdam per una mostra nel febbraio 2014, appartiene agli ucraini e non alla Russia, che nel marzo dello stesso anno aveva annesso la Crimea e da allora rivendica la proprietà degli ori. Come spiega il Moscow Times, il tesoro, conservato nei Paesi Bassi, dovrà essere restituito alle autorità ucraine.

Macedonia del Nord Il primo ministro Zoran Zaev ha annunciato che si dimetterà in seguito alla sconfitta del suo partito, l’Unione socialdemocratica, alle elezioni municipali di Skopje.

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1434 - 5 novembre 2021
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