Quattro studi pubblicati su The Lancet Planetary Health confermano gli effetti negativi dell’inquinamento sulla salute pubblica. Negli ultimi vent’anni le concentrazioni di polveri sottili e diossido di azoto si sono ridotte in varie regioni del mondo, ma sono ancora fattori di rischio importanti. Nelle aree metropolitane l’86 per cento della popolazione è esposta a livelli annui di particolato fine PM2,5 superiori alla soglia fissata dall’Organizzazione mondiale della sanità. Nel 2019 il PM2,5 ha causato 1,8 milioni di decessi nel mondo, mentre il diossido di azoto, prodotto dai mezzi di trasporto, è responsabile del 16 per cento dei nuovi casi di asma in età pediatrica, un dato in calo rispetto al 2000. Una ricerca condotta in vari paesi europei evidenzia gli effetti negativi sulla mortalità dell’esposizione anche a basse concentrazioni di inquinanti atmosferici. Ma misure drastiche contro lo smog portano a benefici immediati.
Le conseguenze dello smog
Correlazione da verificare
Le infezioni con il virus di Epstein Barr potrebbero aumentare il rischio di sviluppare la sclerosi multipla, una malattia del sistema nervoso di cui non si conoscono le cause. Alcuni ricercatori hanno analizzato i dati di circa dieci milioni di militari statunitensi ai quali era stato prelevato il sangue per fare il test dell’hiv. È emerso che molti di loro avevano il virus di Epstein Barr e altri no. I ricercatori hanno poi verificato quante persone nei due gruppi hanno sviluppato la sclerosi multipla nel giro di cinque anni, scoprendo che tra le persone infettate dal virus il rischio era trentadue volte più alto. La ricerca sembra quindi suggerire una correlazione tra i due fattori, ma rimangono molte zone d’ombra. In particolare, non è chiaro perché solo alcune persone infettate dal virus di Epstein Barr, diffuso in gran parte della popolazione, sviluppino la sclerosi multipla, una malattia con una componente ereditaria. Non è stato neanche identificato il possibile meccanismo d’azione che leghi l’infezione alla sclerosi. Lo studio potrebbe comunque incoraggiare le ricerche per un vaccino contro il virus di Epstein Barr. ◆
Una mappa dell’universo
Il telescopio Desi (Dark energy spectroscopic instrument) ha mappato otto milioni di galassie nei suoi primi sette mesi di attività. Grazie a un sistema di cinquemila fibre ottiche robotiche può misurare la luce emessa in cinquemila punti distinti dell’universo, scrive New Scientist. Entro il 2026 Desi catalogherà più di trentacinque milioni di galassie distanti fino a undici miliardi di anni luce, realizzando la mappa tridimensionale del cosmo più grande e dettagliata di sempre. I dati raccolti saranno utili per studiare l’energia oscura e chiarire i misteri dell’espansione dell’universo.
La breve storia del kunga
Il kunga, un equino di cui sono stati trovati i resti in alcune tombe in Siria, era un incrocio tra un’asina e un emippo, l’asino selvatico asiatico ormai estinto. Secondo Science Advances, gli antichi abitanti ibridarono l’animale per usarlo in guerra, circa 4.500 anni fa, quando i cavalli non erano ancora stati introdotti nella regione. Per studiare il kunga, che potrebbe essere il primo ibrido sterile sviluppato dall’umanità, i ricercatori hanno estratto dagli scheletri il dna mitocondriale, femminile, e quello del cromosoma Y, maschile.
I danni dell’ozono
Giappone, Cina e Corea del Sud perdono ogni anno una parte della produzione agricola, per un valore di 63 miliardi di dollari, a causa dell’inquinamento da ozono. Il gas, scrive Nature Food, riduce le rese di grano, riso e mais. La Cina potrebbe avere le perdite maggiori, del 33 per cento per il grano, del 23 per cento per il riso e del 9 per cento per il mais. Bisognerebbe quindi introdurre dei limiti ai livelli di ozono. I ricercatori hanno usato i dati di tremila stazioni di monitoraggio.
Neuroscienze Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience, il cervello di una persona che dorme distingue le voci familiari da quelle estranee. I ricercatori hanno studiato i segnali nervosi del cervello durante il sonno, scoprendo che aumentavano in presenza di voci non familiari. La capacità di elaborare stimoli esterni durante il sonno avrebbe un importante ruolo di protezione dell’individuo.
Coronavirus Una regione del dna umano potrebbe aumentare dell’11 per cento il rischio di perdere il senso dell’olfatto o del gusto dopo un’infezione da sars-cov-2. La regione si trova tra i geni ugt2a1 e ugt2a2, già noti per essere coinvolti nel senso dell’olfatto. La ricerca è però basata sui dati di un numero limitato di pazienti negli Stati Uniti e nel Regno Unito, precisa Nature Genetics.
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