Africa e Medio Oriente

Dove si regolano i conti

Il 13 marzo i guardiani della rivoluzione iraniani hanno rivendicato un lancio di missili contro un “centro strategico israeliano” a Erbil, capoluogo del Kurdistan iracheno. Secondo le autorità curde, che hanno smentito la presenza di un centro israeliano a Erbil, due persone sono rimaste ferite. Baghdad ha convocato l’ambasciatore iraniano Iraj Masjidi denunciando una “palese violazione della sovranità irachena”. Dall’inizio dell’anno gli attacchi missilistici sul territorio iracheno si sono moltiplicati e possono essere attribuiti a fazioni vicine all’Iran, scrive Azzaman. Secondo il quotidiano iracheno, presto saranno bombardati altri centri in Kurdistan e questo potrebbe essere l’inizio di una nuova escalation militare, in cui “l’Iraq diventa ancora una volta un’arena dove le potenze regionali regolano i loro conti”. Al Jazeera commenta che l’incidente arriva in un “momento critico” delle relazioni tra Teheran e il resto del mondo: l’11 marzo i colloqui per ripristinare l’accordo sul nucleare iraniano sono stati sospesi a causa delle richieste dell’ultimo momento della Russia. ◆

Aumenta la fame

Il 14 marzo le Nazioni Unite hanno avvertito che lo Yemen è di fronte a una “catastrofe totale” a causa dell’aumento dell’insicurezza alimentare dovuto alla guerra nel paese e all’invasione russa dell’Ucraina, che minaccia le forniture globali. Quest’anno il numero di persone che soffrono la fame potrebbe quintuplicarsi, scrive Al Quds al Arabi. Due giorni prima l’Unicef aveva denunciato che almeno 47 bambini sono stati “uccisi o mutilati” a gennaio e febbraio, a causa dell’aumento delle violenze.

Terrorizzare le donne

Khartoum, 14 marzo 2022 (M. Hjaj, Anadolu Agency/Getty Images)

Una nuova grande protesta contro il governo militare e il carovita è stata organizzata a Khartoum il 14 marzo. Come conseguenza della guerra in Ucraina, il prezzo di una pagnotta di pane è aumentato del 40 per cento, spiega il quotidiano Al Taghreer. I manifestanti denunciavano anche lo stupro di una giovane da parte di otto soldati. Secondo il coordinamento dei comitati di resistenza sudanesi, i militari usano lo stupro come strumento d’intimidazione per ridurre la presenza negli spazi pubblici delle donne, che sono state in prima linea nella rivolta contro il dittatore Omar al Bashir.

Un video agghiacciante

La commissione etiope per i diritti umani ha accusato le forze armate di aver ucciso un uomo, bruciandolo vivo. La prova è un video, pubblicato in rete il 12 marzo, in cui si vedono persone in uniforme insultare in amarico un uomo indifeso e agonizzante. L’episodio, sostiene la commissione, risalirebbe al 3 marzo e sarebbe avvenuto nella regione di Benishangul-Gumuz dopo un attacco che aveva causato una ventina di morti e che era stato attribuito a dei tigrini. L’esperto di Etiopia William Davison ha spiegato al Guardian che gli abitanti della regione del Tigrai (dove la ribellione in corso dal novembre 2020 contro Addis Abeba ha provocato migliaia di vittime) sono sistematicamente presi di mira e accusati di complottare per rovesciare il governo. Il sito Addis Standard esorta gli etiopi a non accettare la normalizzazione della violenza delle forze dell’ordine contro i comuni cittadini. Violenze che purtroppo erano molto comuni anche prima della guerra nel Tigrai.

Il razzismo per legge

In un voto notturno il 10 marzo, il parlamento “ha deciso di rendere una delle leggi più razziste d’Israele ancora più razzista”, scrive +972 Magazine. La misura nega la naturalizzazione ai palestinesi di Cisgiordania e Gaza sposati a cittadini israeliani, costringendo migliaia di famiglie a emigrare o a dividersi. Prende il posto di un provvedimento temporaneo approvato all’apice dei disordini palestinesi nel 2003 e rinnovato ogni anno fino al luglio 2021, quando non era stata raggiunta la maggioranza necessaria. Il 15 marzo tre palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane in tre incidenti separati in Cisgiordania: Nader Haitham Rayan, 16 anni; Alaa Shaham, vent’anni; e Sanad Salem al Harbed, 27.

Francis Kéré (Astrid Eckert, Wikicommons)

Architettura Il burkinabé Francis Kéré ha vinto il 15 marzo il Pritzker prize, il più importante riconoscimento in architettura. È il primo africano a vincerlo.

Ciad Il governo ha consegnato il 14 marzo alla Corte penale internazionale l’ex miliziano Maxime Mokom, ricercato per crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella Repubblica Centrafricana tra il 2013 e il 2014.

Iran Nazanin Zaghari-Ratcliffe e Anoosheh Ashoori, una donna e un uomo di nazionalità iraniana britannica detenuti in Iran dal 2016 e dal 2017, sono stati liberati il 16 marzo e sono partiti per rientrare nel Regno Unito.

Altro da questo numero
1452 - 18 marzo 2022
Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.
Black Friday Promo