Il 17 marzo Amazon ha annunciato un accordo per l’acquisizione degli studi cinematografici Mgm. Le autorità di vigilanza degli Stati Uniti e dell’Unione europea non si sono opposte all’operazione, nonostante le preoccupazioni per le dimensioni raggiunte dal colosso del commercio online, scrive il Financial Times. L’acquisizione, che ha un valore di 8,45 miliardi di dollari, è la più importante operazione dell’azienda di Jeff Bezos nel settore della comunicazione e dell’intrattenimento (dove è già presente con Amazon Studios e Prime Video) e la seconda più costosa dopo quella dei supermercati Whole Foods , realizzata nel 2017 per 13,7 miliardi di dollari.
Amazon compra la Mgm
Un debito ristrutturato
Il 17 marzo il senato argentino ha approvato l’accordo raggiunto a gennaio dal governo di Buenos Aires con il Fondo monetario internazionale (Fmi) sulla ristrutturazione del prestito da 57 miliardi di dollari concesso al paese nel 2018 per evitare l’insolvenza. L’intesa, scrive Saltwire, riguarda i 44,5 miliardi che l’Argentina deve ancora restituire.
Penalizzati dal caro benzina
Le persone che lavorano per servizi di trasporto e di consegna a domicilio come Uber, Lyft e DoorDash sono state colpite duramente dal rincaro del carburante negli Stati Uniti, scrive il New York Times. I loro guadagni, infatti, dipendono dalla possibilità di guidare per centinaia di chilometri alla settimana. E dal momento che sono lavoratori autonomi che usano un mezzo proprio, le aziende non gli rimborsano i soldi della benzina. Il 17 marzo alcuni autisti hanno avviato un’azione di boicottaggio delle app di trasporto e consegna per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle loro difficoltà. Uber, Lyft e DoorDash hanno annunciato dei programmi per compensare le perdite degli autisti.
Pagamento puntuale
“Dopo aver rischiato l’insolvenza, alla fine la Russia si è allontanata dall’orlo del precipizio”, scrive Le Monde. Il 18 marzo, sia pure con due giorni di ritardo, Mosca ha rispettato una scadenza del suo debito pubblico. Il governo russo, infatti, doveva pagare interessi per 117 milioni di dollari. Dopo il congelamento delle riserve estere della sua banca centrale, la Russia aveva annunciato che i creditori dei “paesi ostili” avrebbero ricevuto i loro soldi in rubli, anche se il prestito era in dollari. Tuttavia il giorno del rimborso Mosca ha cercato di fare un’altra manovra: pagare in dollari, ma usando i soldi bloccati dalle sanzioni. “Poteva farlo?”, chiede il quotidiano francese. A quanto pare sì, almeno stando a una clausola che regola le sanzioni decise dal governo statunitense: questa norma, infatti, concede fino al 25 maggio un’esenzione sulle operazioni di rimborso del debito pubblico. Per il momento, conclude Le Monde, “le autorità russe sembrano voler evitare scossoni troppo forti al sistema finanziario del paese”. ◆
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