Contro i colossi digitali

Il 24 marzo il parlamento europeo e la presidenza francese del Consiglio europeo hanno raggiunto un accordo sul Digital markets act (Dma), un pacchetto di misure che insieme al Digital services act (Dsa) forma la futura regolamentazione del settore digitale nell’Unione europea. Il Dma vieterà alcune pratiche delle aziende digitali considerate “essenziali” e che svolgono il ruolo di gatekeeper . È definita essenziale una piattaforma con un valore di borsa di almeno 75 miliardi di euro o un fatturato annuale di più di 7,5 miliardi di euro. I gatekeeper , invece, sono le aziende che forniscono servizi che attirano almeno 45 milioni di utenti al mese nell’Unione europea. “Queste aziende”, spiega la Süddeutsche Zeitung, “sono una sorta di ‘buttafuori’ del web, perché possono sfruttare il loro potere per decidere chi può navigare o per danneggiare la concorrenza. Per questi operatori la normativa introduce regole più severe, ispirate alle esperienze fatte dalla Commissione europea nei procedimenti antitrust contro Google, Apple e Amazon”. Tra le novità, c’è l’obbligo per le grandi applicazioni di messaggistica, come WhatsApp o Messenger, di aprirsi alle piattaforme più piccole.

Pioggia di dollari sull’Alaska

L’aumento dei prezzi del petrolio dovrebbe assicurare all’Alaska la più grande eccedenza nel bilancio pubblico dal 2002, scrive il Wall Street Journal. Negli ultimi mesi la quotazione di un barile del greggio Alaska north slope crude è raddoppiata, arrivando a 114,93 dollari. Secondo l’Alaska department of revenue, le tasse e i diritti legati al petrolio, che costituiscono metà delle entrate pubbliche, garantiranno 15,3 miliardi di dollari nel biennio compreso tra giugno del 2021 e giugno del 2023. In precedenza si stimava un incasso di circa 11,7 miliardi di dollari. Nello stato, conclude il quotidiano, si è aperto un dibattito se usare il denaro nell’istruzione e nelle infrastrutture o se metterlo da parte per affrontare crisi future.

Un aiuto per la crisi

Fort Saskatchewan, Canada (Todd Korol, Reuters/Contrasto)

Il Canada è disponibile a fornire più petrolio, gas e uranio per contribuire a superare la crisi energetica aggravata dall’invasione russa dell’Ucraina, scrive la Bbc. Il paese nordamericano, che è il quarto produttore mondiale di greggio, si è impegnato a esportare duecentomila barili di petrolio in più al giorno entro la fine del 2022. Il ministro delle risorse naturali Jonathan Wilkinson ha detto che saranno esportati anche centomila barili di gas naturale in più. Tuttavia, si tratta solo di “una piccola parte dei tre milioni di barili al giorno che secondo l’Agenzia internazionale per l’energia potrebbero mancare sui mercati internazionale dal prossimo mese a causa delle sanzioni inflitte alla Russia”. E dal momento che il Cremlino svolge un ruolo chiave anche nel mercato dell’energia nucleare grazie alle sue ampie riserve di uranio, il Canada è pronto ad aumentarne le esportazioni, visto che, ha precisato Wilkinson, i suoi produttori hanno scorte in eccesso in grado di compensare l’uranio russo. ◆

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1454 - 1 aprile 2022
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