Almeno sei persone sono annegate il 23 aprile quando una barca piena di migranti è naufragata poco dopo essere salpata per l’Italia da Qalamun, a sud di Tripoli, in Libano. Il bilancio delle vittime potrebbe aggravarsi perché diverse persone risultano disperse: secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati a bordo c’erano almeno 84 persone e ne sono state salvate 48. Le circostanze del disastro, uno dei peggiori in Libano da anni, non sono ancora chiare: alcuni sopravvissuti hanno accusato la marina libanese di aver intenzionalmente speronato la barca, mentre le autorità incolpano il capitano di aver urtato le navi militari per cercare di scappare. Il governo ha incaricato l’esercito di aprire un’inchiesta. Il naufragio ha scatenato la rabbia della popolazione: la sera del 24 aprile molte persone hanno protestato nelle strade di Tripoli e di altre città del paese. “Tutti conoscono i responsabili della tragedia”, scrive il quotidiano Al Akhbar, “una classe politica che ha tolto ogni speranza al popolo libanese, per il quale ormai è più facile morire in mare che vivere a casa sua”. ◆
Tragedia in mare
L’esercito turco attacca i curdi
L’esercito turco, che il 17 aprile ha lanciato un’offensiva contro le basi del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) nel nord dell’Iraq, ha compiuto una serie di raid anche sulle zone controllate dai curdi nel nordest della Siria, riferisce l’agenzia di stampa filocurda Anha. Il 20 aprile un drone turco ha ucciso alla periferia di Kobane tre combattenti delle Unità femminili di difesa (Ypj). Due giorni dopo quattro colpi di artiglieria sparati dal lato turco del confine hanno ferito due civili nella stessa città siriana a maggioranza curda. Nel corso della settimana l’esercito turco ha attaccato anche varie postazioni controllate dalle Forze democratiche siriane, una coalizione guidata dai curdi, in altre zone della Siria. Almeno sei persone sono state uccise e dieci ferite, secondo il Rojava information centre. “Per Ankara i combattenti siriani sostenuti dagli Stati Uniti sono legati al Pkk, il gruppo militante di sinistra con base nelle montagne del nord del vicino Iraq”, spiega il sito Al Monitor. “I due gruppi condividono un’ideologia, anche se le fazioni siriane ribadiscono di non rappresentare una minaccia per la Turchia e hanno preso le distanze dalla causa del Pkk. Gli Stati Uniti hanno negoziato nel 2019 una tregua per fermare gli attacchi turchi contro i combattenti siriani guidati dai curdi”. Nella foto: durante l’offensiva turca nel nord dell’Iraq , 19 aprile 2022.
Screditare la Francia
Il 19 aprile i soldati francesi dell’operazione Barkhane hanno lasciato la base di Gossi, in Mali. Pochi giorni dopo su Twitter hanno cominciato a circolare dei messaggi che accusavano le truppe di Parigi di aver commesso atrocità contro la popolazione maliana, accompagnati da foto di cadaveri che spuntavano da sotto la sabbia. A quel punto l’esercito francese ha pubblicato un video girato da un drone che mostra una decina di soldati bianchi, descritti come mercenari della compagnia privata russa Wagner, seppellire dei corpi nel deserto vicino a Gossi. Secondo le forze armate francesi, è una messa in scena per screditare la Francia, che da mesi è al centro di una campagna di disinformazione, scrive Rfi. Gli esperti di sicurezza stimano che in Mali ci siano un migliaio di mercenari della Wagner, ma Bamako non ha mai confermato la loro presenza. Il 24 aprile l’alleanza jihadista Gruppo di sostegno all’islam e ai musulmani ha detto di aver catturato soldati della Wagner, scrive il quotidiano Le Pays.
Gli scontri di vent’anni fa
Il 23 aprile il governo del Sudan ha annunciato l’invio delle sue forze militari nella regione del Darfur Occidentale per ristabilire la calma e mettere fine alle violenze intercomunitarie scoppiate nei giorni precedenti, scrive Sudan Tribune. Circa duecento persone sono morte e altre cento sono rimaste ferite nell’area di Kreinik e nel capoluogo Al Geneina. Ventimila persone hanno dovuto abbandonare le loro case. Testimoni parlano di scontri simili a quelli della guerra in Darfur dell’inizio degli anni duemila, in cui i miliziani arabi janjawid (oggi integrati nel reparto Forze di sostegno rapido dell’esercito) combattevano contro i gruppi ribelli non arabi.
Nigeria Almeno 110 persone sono rimaste uccise nell’esplosione, avvenuta il 23 aprile, di una raffineria di petrolio illegale nello stato di Imo, nel sud del paese. Per il presidente Muhammadu Buhari è stata “una catastrofe e un disastro nazionale”.
Gambia È cominciato il 25 aprile a Celle, in Germania, il processo a Bai Lowe, un gambiano di 46 anni accusato di crimini contro l’umanità commessi tra il 2003 e il 2006 nel suo paese. Lowe è accusato di una serie di omicidi, tra cui quello del giornalista Deyda Hydara, per conto dell’ex dittatore Yahya Jammeh.
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