Le iguane delle Bahamas (Cyclura cychlura) sono una specie vulnerabile. A peggiorare la situazione sono gli acini d’uva che ricevono dai turisti. Alcuni ricercatori, scrive il Journal of Experimental Biology, hanno infatti verificato in laboratorio che le iguane hanno maggiori difficoltà a regolare i livelli di glucosio nel sangue quando la loro dieta è arricchita da una quantità di zucchero paragonabile a quella contenuta nell’uva. Inoltre, confrontando le curve glicemiche degli esemplari selvatici nelle isole turistiche con quelle delle iguane nelle regioni più remote dell’arcipelago è emerso che il picco di glucosio delle prime era più alto anche a otto ore di distanza dal pasto. Il paragone con il diabete degli esseri umani è prematuro, ma sicuramente i turisti stanno influenzando la fisiologia delle iguane, concludono i ricercatori, auspicando lo sviluppo di un turismo più sostenibile per la fauna selvatica.
Non date l’uva alle iguane
Le mutazioni del cancro
Un progetto britannico ha ampliato le nostre conoscenze sulle caratteristiche genetiche del cancro. I ricercatori hanno ricostruito l’intera sequenza del dna di più di dodicimila casi della malattia, che aveva colpito diversi organi, analizzando poi le mutazioni specifiche di ciascun tipo. Alcuni marcatori genetici erano già noti, ma ne sono stati trovati molti altri, alcuni dei quali rari, che caratterizzano i vari tipi di cancro. Lo studio delle mutazioni fornisce informazioni utili sui meccanismi che causano le alterazioni del dna e quindi lo sviluppo dei tumori. Per esempio, il fumo provoca alterazioni genetiche diverse da quelle dei raggi ultravioletti o da quelle legate al malfunzionamento dei meccanismi cellulari interni. Oltre che a fini diagnostici, i marcatori sono importanti proprio perché dipendono dal tipo di cancro. Di conseguenza, quando si sviluppano metastasi in più organi, è possibile capire quale è stato colpito prima. Infine, la speranza è che le nuove informazioni permettano di sviluppare trattamenti personalizzati per i pazienti, prescrivendo i farmaci più adatti. ◆
L’epatite dei bambini
Sono in aumento i casi di un’epatite acuta di origine sconosciuta che ha colpito alcuni bambini, la maggior parte sotto i dieci anni. I primi casi sono stati segnalati il 5 aprile nel Regno Unito. Oggi i contagi sono circa duecento in dodici paesi, tra cui più della metà nel Regno Unito (114). Finora un bambino è morto e uno su dieci è stato sottoposto a trapianto di fegato. L’Organizzazione mondiale della sanità ha confermato che i casi non sono riconducibili ai cinque tipi noti di epatite virale (a, b, c, d, e). Un’ipotesi, scrive la Bbc, è che si tratti di un’epatite infettiva da adenovirus.
Più contagi a causa dello smog
L’inquinamento atmosferico potrebbe influire sulla probabilità di essere contagiati dal virus sars-cov-2, responsabile del covid-19. Da una ricerca condotta in Svezia, pubblicata su Jama Network Open, è emerso un lieve aumento dei casi nei giovani esposti a varie sostanze inquinanti, tra cui il particolato fine PM2,5 e PM10. Secondo i ricercatori, è probabile che l’esposizione alle sostanze inquinanti causi anche lo sviluppo di sintomi più gravi della malattia. Nella foto: Londra, Regno Unito
Il dingo e i suoi parenti
Il dingo, un canide selvatico che vive in Australia, è più vicino ai cani che ai lupi. Alcuni ricercatori hanno confrontato il suo dna con quello dei lupi della Groenlandia e di cinque razze di cani. Secondo Science Advances, è risultato diverso da tutti, ma più vicino ai cani. Si pensa che il dingo sia arrivato in Australia tra 8.500 e cinquemila anni fa e abbia occupato la nicchia ecologica del tilacino (o tigre della Tasmania), un marsupiale estinto.
Paleontologia Le piume potrebbero avere origini molto antiche. Le aveva uno pterosauro (ricreato nell’immagine) il cui fossile, risalente al cretaceo, è stato trovato in Brasile. Gli pterosauri sono rettili vissuti all’epoca dei dinosauri e dei primi uccelli. È possibile che le piume si siano evolute in un antenato comune a pterosauri, dinosauri e uccelli. Dal fossile, scrive Nature, è stato possibile dedurre che le piume erano colorate.
Salute Le persone con più di ottant’anni potrebbero avere un rischio di morte inferiore se il loro indice di massa corporea (bmi) è alto. Un bmi tra 25 e 30 è considerato segno di sovrappeso e uno di più di 30 di obesità. Secondo uno studio cinese pubblicato su Nature Aging, questi parametri non sono adatti alle persone anziane. È emerso infatti un rischio di morte inferiore negli ultraottantenni con un bmi di 29.
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