Asia e Pacifico

Emergenza covid

Pyongyang, 16 maggio (Kyodo/Ap/LaPresse)

Dopo due anni in cui le autorità nordcoreane hanno negato che ci fossero stati casi di covid-19 nel paese, il 12 maggio hanno confermato che dalla fine di aprile 1,72 milioni di persone hanno avuto una febbre di origine ignota (la cause non sono accertabili perché nel paese mancano i kit per diagnosticare il covid-19). I morti confermati finora sono 62, ma le previsioni degli esperti sono pessime, dato che la popolazione non è vaccinata. La Corea del Sud ha offerto assistenza ma Pyongyang, scrive il quotidiano Hankyoreh, sta discutendo di aiuti con Pechino, che però è alle prese con l’emergenza covid in Cina.

Occasione mancata

Dopo che l’Indonesia ha bloccato le esportazioni dell’olio di palma dall’Indonesia, la Malaysia potrebbe approfittare del rialzo del prezzo del prodotto e della nuova fetta di mercato disponibile . Ma, scrive Asia Times, due anni di confini chiusi hanno fatto diminuire la manodopera, e così il paese non può sfruttare l’opportunità.

Cinesi sotto attacco

Karachi, 26 aprile (Rizwan TABASSUM, AFP/Getty)

La polizia pachistana, scrive Dawn, ha arrestato nella provincia del Belucistan una donna che voleva farsi saltare in aria vicino a un convoglio cinese lungo il corridoio economico sinopachistano (Cpec). I ribelli separatisti del Belucistan, si oppongono alla costruzione del tratto della nuova via della seta che collegherà Kashgar, in Cina, con il porto di Gwadar, nella provincia pachistana. L’arresto è avvenuto tre settimane dopo che un’altra donna si era fatta esplodere vicino all’istituto Confucio di Karachi, uccidendo tre insegnanti cinesi e il loro autista pachistano.

Mezzo secolo di rancore

Cinquant’anni dopo la restituzione al Giappone di Okinawa, sotto l’occupazione statunitense dal 1945 al 1972, gli abitanti dell’arcipelago si sentono abbandonati da Tokyo. In occasione dell’anniversario, il 15 maggio, il governatore Denny Tamaki ha rivolto al governo centrale un appello perché s’impegni di più a ridurre la presenza militare statunitense a Okinawa, dove si trova il 70 per cento delle basi americane e gran parte dei 50mila marines dislocati in Giappone. Tamaki ha avanzato delle richieste che difficilmente Tokyo accoglierà: oltre alla riduzione dei militari statunitensi nell’arcipelago, la chiusura immediata della base di Futenma e la rinuncia alla costruzione della nuova base di Henoko, entrambe sull’isola principale. Esclusa dal rapido sviluppo del Giappone nel dopoguerra, oggi a Okinawa il reddito medio di una famiglia è il più basso del paese, mentre il tasso di disoccupazione è il più alto. Se i terreni occupati dalle basi statunitensi fossero restituiti all’isola, ha detto Tamaki, frutterebbero tre volte quel che fruttano adesso. ◆

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1461 - 20 maggio 2022
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