Il 6 giugno il governo non è riuscito a far passare un progetto di legge che avrebbe prolungato l’applicazione del diritto israeliano ai coloni ebrei. Dal 1967 la legge consente ai coloni di beneficiare degli stessi diritti dei residenti in Israele ed è rinnovata dal parlamento ogni cinque anni. Ma stavolta molti deputati hanno voluto indebolire il governo, spiega Haaretz. Almeno, “l’opinione pubblica ha colto cosa rende possibile l’impresa delle colonie: l’esistenza di due sistemi legali separati nello stesso territorio”, visto che ai palestinesi è applicata la legge militare.
La verità legale dietro le colonie
I conti con il passato
“I reali del Belgio sono arrivati il 7 marzo a Kinshasa per la loro prima visita ufficiale”, scrive Actualité.cd, secondo cui i congolesi sono pronti a “guardare oltre la dolorosa storia della colonizzazione”. Per questo, “la restituzione della reliquia di Patrice Lumumba è un passo nella giusta direzione”. L’ex premier fu ucciso nel 1961 dai ribelli separatisti insieme a mercenari belgi. Del suo corpo, sciolto nell’acido, rimase solo un dente.
Non vogliono andarsene
Partiranno entro la metà di giugno i primi voli per trasferire forzatamente in Ruanda i richiedenti asilo arrivati nel Regno Unito, come previsto dall’accordo raggiunto il 14 aprile da Londra e Kigali. Alla fine di maggio, scrive il quotidiano ruandese The New Times, il governo ha mostrato ai giornalisti tre strutture residenziali pronte per accogliere queste persone. In un centro di detenzione per migranti di Londra diciassette persone originarie di Egitto, Siria e Sudan, alla notizia del loro imminente trasferimento, hanno fatto uno sciopero della fame di cinque giorni, scrive il Guardian.
Domenica di sangue
Il 5 giugno a Owo, una città nel sud della Nigeria, un gruppo di uomini armati ha aperto il fuoco e lanciato esplosivi in una chiesa cattolica alla fine della messa, uccidendo almeno cinquanta persone (nella foto). La strage, che non è stata ancora rivendicata, è avvenuta in uno stato che finora era rimasto al riparo dalle violenze scoppiate in altre parti del paese. “Quello che è successo a Owo è una conseguenza dell’impunità concessa ai gruppi armati che proliferano in Nigeria”, ha dichiarato l’ong Amnesty international. Secondo Idayat Hassan, analista del Centre for democracy and development di Abuja, l’uso di armi pesanti ed esplosivi fa pensare a un gruppo ben organizzato. In un’intervista a Rfi, Hassan sostiene che potrebbe trattarsi dei jihadisti dello Stato islamico della provincia dell’Africa occidentale (Iswap) o di una banda criminale venuta dal nordovest del paese. ◆
Articolo precedente
Articolo successivo
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati