Europa

La polizia greca rapina i migranti

Lesbo, Grecia, 7 febbraio 2023 (Elias Marcou, Reuters/Contrasto)

I respingimenti illegali, i furti e gli abusi commessi dalla Grecia nei confronti dei migranti, rivelati da El País e dal sito greco Solomon, costituiscono un’intollerabile violazione sistematica dei diritti fondamentali e delle convenzioni internazionali. Il governo di Atene ha il dovere di fornire spiegazioni e prendere immediatamente provvedimenti per mettere fine a questi crimini.

L’inchiesta ha preso in esame 374 episodi avvenuti tra il 2017 e il 2022, in cui le forze di sicurezza greche hanno espulso illegalmente più di ventimila migranti dalla Grecia alla Turchia. In 232 casi gli agenti hanno rubato denaro e oggetti di valore, compresi i telefoni. In violazione delle norme europee e nazionali, la detenzione non è stata registrata e ai migranti non è stata offerta la possibilità di chiedere asilo.

Il furto dei telefoni è particolarmente grave, perché sono l’unico strumento con cui i migranti possono contattare le loro famiglie e chi potrebbe aiutarli durante il viaggio. Ma soprattutto, grazie ai dati sulle connessioni, i telefoni contengono la prova che i migranti hanno raggiunto il territorio dell’Unione europea e che il loro respingimento è illegale.

L’esistenza dei respingimenti illegali è stata confermata dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), mentre due fonti dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) hanno ammesso che è una pratica comune, non solo alla frontiera greca. È vero che la Grecia è uno dei paesi europei sottoposti alla maggiore pressione migratoria e che la Turchia usa questa pressione come uno strumento negoziale nei rapporti con Bruxelles. Ma non bisogna dimenticare che Atene riceve un aiuto economico dall’Unione per affrontare la situazione e che questi abusi violano i princìpi europei e la costituzione greca.

La complessità del problema richiede di riaprire il dibattito su un dramma che non può essere risolto con misure temporanee e repressive. Una gestione più umana e intelligente dell’immigrazione irregolare dev’essere tra le priorità dei leader europei. ◆as

La neutralità in discussione

In Svizzera il conflitto ucraino ha riaperto il dibattito sul principio della “neutralità armata”, che costituisce il fondamento della politica estera del paese fin dal congresso di Vienna del 1815. L’industria militare svizzera produce le munizioni per alcuni dei sistemi d’arma forniti all’Ucraina dagli alleati occidentali negli ultimi mesi, ma la legge proibisce di esportare armamenti verso paesi in guerra, e lo vieta anche agli stati che li hanno comprati. Nonostante la maggioranza degli svizzeri sia favorevole alla consegna di armi a Kiev, Berna ha quindi ripetutamente respinto le richieste di Francia, Germania e Paesi Bassi di riesportare armi svizzere, ritrovandosi isolata a livello europeo. Finora le proposte di riforma avanzate per superare il divieto sono fallite a causa delle divisioni tra i partiti. L’8 marzo il consiglio nazionale ha approvato una mozione che permetterebbe l’invio di armi a un paese in guerra, ma solo a condizione che le Nazioni Unite definiscano illegale il conflitto in questione, un requisito che nel caso dell’Ucraina è praticamente impossibile da soddisfare. ◆

Alta tensione sul mar Nero

Il 14 marzo un drone statunitense è precipitato nel mar Nero dopo essere entrato in collisione con un aereo militare russo. Dall’inizio del conflitto in Ucraina gli Stati Uniti conducono regolarmente missioni di sorveglianza nello spazio aereo internazionale sopra il mar Nero. Secondo il Pentagono altri droni erano stati intercettati da aerei russi, ma questo è il più grave episodio di tensione tra Mosca e Washington degli ultimi mesi.

Regno Unito L’ex calciatore Gary Lineker è stato reintegrato come presentatore del programma sportivo della Bbc Match of the day. Lineker era stato sospeso per aver violato le norme dell’emittente pubblica sull’imparzialità, a causa di un tweet in cui criticava la proposta di legge del governo britannico sull’immigrazione.

Una vittoria per la piazza

Tbilisi, 10 marzo 2023 (Afp/Getty)

“Con la decisione del governo di ritirare la discussa legge sulle ong, la Georgia ha evitato nuovi scontri, ma la tensione resta alta e c’è ancora scetticismo sull’impegno europeista del partito al potere”. Così Eurasianet commenta la marcia indietro del partito Sogno georgiano sulla misura che avrebbe obbligato le ong finanziate dall’estero a registrarsi come agenti stranieri. “Abbiamo assistito solo a una ritirata strategica: il governo proverà di nuovo a sabotare il futuro europeo del paese”.

Altro da questo numero
1503 - 17 marzo 2023
Abbonati a Internazionale per leggere l’articolo.
Gli abbonati hanno accesso a tutti gli articoli, i video e i reportage pubblicati sul sito.
Black Friday Promo