Alcuni ricercatori dell’università della California a San Francisco, negli Stati Uniti, hanno elaborato la prima mappa tridimensionale dell’olfatto. La mappa descrive nel dettaglio il modo in cui un recettore dell’olfatto, or51e2, riconosce un odore attraverso specifiche interazioni molecolari. In particolare, il recettore or51e2 interagisce con due molecole: l’acetato e il propionato, che odorano rispettivamente di aceto e formaggio. Grazie alla microscopia crioelettronica e a simulazioni dinamiche al computer, spiega Nature, i ricercatori hanno osservato per la prima volta il momento in cui il recettore si lega alla molecola odorosa, e hanno poi ricostruito i contatti da cui dipende la capacità di rilevare un determinato odore. Il senso dell’olfatto coinvolge circa quattrocento recettori, in grado d’individuare migliaia di odori. Il prossimo passo sarà elaborare la mappa 3d di altri recettori per capire meglio come gli odori sono intercettati e riconosciuti.
L’olfatto in 3d
L’ipotesi del cane procione
Nuovi dati genetici indicano che la pandemia di covid-19 avrebbe un’origine animale. I dati, ricavati da un archivio online di dna del virus, il Gisaid, provengono da tamponi effettuati sulle superfici del mercato Huanan, a Wuhan, all’inizio del 2020, nella prima fase della pandemia (le sequenze erano state caricate dai ricercatori del Centro cinese per la prevenzione e il controllo delle malattie, e rimosse pochi giorni dopo). Il mercato di Wuhan, in cui erano in vendita animali selvatici sia vivi sia morti, è stato più volte associato all’inizio della pandemia perché i primi contagi riguardavano persone che l’avevano frequentato. I tamponi analizzati contengono sequenze del virus sars-cov-2 e di dna animale. Tra queste ultime ci sono sequenze di cane procione, un mammifero che può essere portatore di virus e trasmetterli ad altre specie. Le sequenze non dimostrano che la pandemia si sia sviluppata a partire da animali infetti, ma costituiscono un ulteriore elemento a sostegno dell’ipotesi. L’altra possibilità è che la pandemia sia nata dal rilascio non intenzionale del virus da un laboratorio scientifico di Wuhan. ◆
Andatura bipede
Quando camminiamo si attiva una regione della corteccia cerebrale legata alle informazioni visive, spiega uno studio pubblicato su Cerebral Cortex. Al contrario la regione non si attiva quando ci muoviamo strisciando o adottiamo visuali diverse, per esempio dall’alto, come se volassimo. La scoperta potrebbe contribuire a spiegare come i bambini imparano a camminare. È possibile che comincino a gattonare utilizzando una particolare regione del cervello e che solo in seguito si sviluppi quella specifica legata a un’andatura bipede.
La fine di una stella
Il telescopio spaziale James Webb ha immortalato lo stadio finale della vita della stella Wr 124 (al centro della foto), che si trova a quindicimila anni luce dalla Terra, nella costellazione del Sagittario, ed è trenta volte più grande del Sole. La foto agli infrarossi mostra una nube brillante formata da polveri e gas espulsi dalla stella prima di esplodere e trasformarsi in supernova, spiega l’Agenzia spaziale europea. I dati raccolti aiuteranno a capire come la polvere delle stelle morenti contribuisca alla formazione dei sistemi planetari.
Un vetro biologico
Un gruppo di ricercatori ha creato un nuovo tipo di vetro biologico. Il materiale è fatto di amminoacidi, o catene di amminoacidi, modificati. Ha buone proprietà ottiche e dovrebbe essere biocompatibile, biodegradabile e riciclabile. Potrebbe anche essere usato al posto della plastica, scrive Science Advances. Tuttavia, il nuovo vetro biomolecolare è ancora molto lontano dalla commercializzazione.
Paleontologia Il Mamenchisaurus sinocanadorum, un dinosauro erbivoro vissuto circa 160 milioni di anni fa, aveva un collo lungo più di quattordici metri. La stima si basa sull’analisi di alcuni fossili trovati in Cina nel 1987. Secondo il Journal of Systematic Paleontology, erano presenti adattamenti che limitavano la flessibilità del collo e le vertebre avevano una struttura particolare, che assicurava leggerezza. Un collo così lungo permetteva di raggiungere la vegetazione più alta e forse aiutava a disperdere il calore.
Ambiente L’ozono potrebbe danneggiare gli insetti. Secondo Nature Communications, la sostanza interferisce con i feromoni del moscerino della frutta, fondamentali per la riproduzione. È possibile che l’ozono impedisca ai moscerini di riconoscere gli individui dell’altro sesso. La popolazione di insetti è in declino in tutto il mondo, anche a causa dell’inquinamento atmosferico.
Articolo precedente
Articolo successivo
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati