La camera dei deputati ha votato una serie di riforme che aboliranno la pena di morte obbligatoria per alcuni crimini. Una volta approvate dal senato e firmate dal re, le misure potrebbero risparmiare la vita a 1.300 persone, spiega Channel News Asia. Finora i tribunali della Malaysia erano tenuti a infliggere la pena capitale ai colpevoli di omicidio, traffico di stupefacenti, tradimento, sequestro di persona e terrorismo. Ora potranno stabilire pene detentive fra i trenta e i quarant’anni o la fustigazione. “C’è ancora molto da fare”, commenta Amnesty international, “ma questa novità apre la strada ad altre riforme che mettano al centro i diritti umani”.
Meno condanne a morte
Stanchi dei militari
Dopo più di otto anni di risultati economici mediocri e promesse non mantenute dal governo dell’ex generale Prayuth Chan-ocha, i sondaggi dicono che i tailandesi ne hanno abbastanza dei militari e sono pronti per il cambiamento, scrive Asia Sentinel. Alle elezioni politiche del 14 maggio il Pheu thai, il principale partito di opposizione, potrebbe stravincere. È il partito degli ex primi ministri Thaksin e Yingluck Shinawatra, che aveva già vinto nel 2019. All’epoca i 250 senatori scelti dall’esercito avevano impedito alla candidata premier, Sudarat Keyuraphan, di formare il governo e avevano votato per mantenere al potere Prayuth Chan-ocha.
Troppo amore per Taipei
Dal 29 marzo al 7 aprile la presidente taiwanese Tsai Ying-wen ha visitato il Guatemala e il Belize, due dei tredici paesi del mondo che riconoscono formalmente Taiwan (l’Honduras ha interrotto le relazioni diplomatiche il 26 marzo). L’attenzione, però, era concentrata sulle tappe intermedie di questo viaggio: New York e Los Angeles. In base al principio “una sola Cina” sancito nel 1992, infatti, gli Stati Uniti, che riconoscono la Repubblica popolare, non possono avere rapporti ufficiali con i funzionari di Taipei. Il 5 aprile, però, Tsai ha incontrato in California lo speaker della camera Kevin McCarthy. Come prevedibile, l’incontro è stato interpretato come una provocazione da Pechino. Taiwan rischia di ritrovarsi in mezzo a un pericoloso triangolo amoroso, commenta la Bbc. “Negli Stati Uniti il crescente sentimento anticinese sta generando una gara tra politici democratici e repubblicani a chi si mostra più vicino a Taipei”, con il rischio di nuocere all’isola. Intanto Pechino, per ammorbidire i toni nei confronti di Taiwan e “conquistare cuori e menti”, ha invitato il predecessore di Tsai, Ma Ying-jeou, a visitare la Cina continentale. È la prima volta che un ex presidente taiwanese è invitato nella Repubblica popolare.
Una vita da sfollati
Quasi il 40 per cento delle persone costrette a lasciare le zone contaminate dall’incidente alla centrale nucleare Fukushima Daiichi del marzo 2011 soffrono di disturbo da stress post-traumatico. Lo rivela uno studio condotto dall’università Waseda insieme a un’associazione di cittadini per l’assistenza dopo i disastri. Tra le principali cause di disagio indicate dagli intervistati, ci sono l’ansia per gli indennizzi, la disoccupazione e i disagi legati allo status di sfollati. Molti, poi, soffrono di isolamento e solitudine.
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