Il 1 maggio la JPMorgan Chase ha annunciato che comprerà gran parte delle attività della First Republic, la banca californiana che era stata chiusa qualche ora prima dalle autorità. Come spiega Bloomberg, i depositi della First Republic, pari a 92 miliardi di dollari, passeranno alla JPMorgan insieme a prestiti per 173 miliardi e titoli per trenta miliardi. La Federal deposit insurance corporation (Fdic, l’autorità statale che gestisce le insolvenze bancarie statunitensi) condividerà con la JPMorgan le perdite sui prestiti della First Republic e stima che l’operazione le costerà tredici miliardi. Inoltre, concederà alla JPMorgan un finanziamento di cinquanta miliardi. La First Republic è fallita dopo aver perso a marzo depositi per più di cento miliardi di dollari. È il terzo istituto statunitense a crollare dopo la Silicon Valley Bank (Svb) e la Signature Bank. È il secondo fallimento più grave nella storia bancaria statunitense dopo quello della Washington Mutual nel 2008. In teoria, la JPMorgan non avrebbe potuto comprare la First Republic, perché l’istituto controlla più del 10 per cento dei depositi bancari statunitensi. Ma la legge prevede che questa soglia possa essere ignorata in caso di necessità.
È fallita anche la First Republic
Riaprite le miniere
La Germania ha deciso di ridurre la dipendenza dall’estero – in particolare dalla Cina – per i minerali indispensabili a l settore industriale, aprendo nuove miniere sul suo territorio o riattivando siti che erano stati chiusi, scrive il Financial Times. È il caso della miniera di Käfersteige, ai margini della foresta Nera, nel sudovest del paese. L’impianto, chiuso 27 anni fa, sarà riaperto per sfruttare un giacimento di fluorite, un minerale usato nella produzione di batterie per le auto elettriche e che oggi la Germania importa dal Messico. La produzione europea di fluorite copre un terzo della domanda, mentre i prezzi aumentano man mano che la Cina riduce il minerale destinato all’esportazione.
La vita è troppo cara
Secondo un rapporto del centro studi indipendente Resolution foundation, a causa del forte aumento del costo della vita il 37 per cento dei britannici fra i 35 e i 44 anni è costretto a chiedere soldi in prestito per arrivare alla fine del mese. Tra chi ha più di 55 anni la quota è del 16 per cento, scrive il Financial Times. Un quarto delle persone con meno di 35 anni invece ricorre all’aiuto dei genitori. Dallo studio è emerso, inoltre, che quasi un quinto delle famiglie povere negli ultimi tre mesi è rimasto indietro con il pagamento di almeno una bolletta. A marzo una famiglia povera su sette ha mangiato di meno o ha saltato almeno un pasto in sette giorni. Circa cinquecentomila persone, pari al 6 per cento delle famiglie povere, hanno dichiarato che nell’ultimo mese si sono rivolte a un banco alimentare o a una warm bank, locali pubblici riscaldati aperti all’interno di chiese o biblioteche. Circa il 40 per cento dei britannici tra 25 e i 34 anni ha ammesso che la sua salute mentale è peggiorata a causa dell’aumento del costo della vita. ◆
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