Mentre in Russia le tensioni per i fallimenti nel conflitto ucraino si fanno ogni giorno più evidenti, il 9 maggio le celebrazioni per l’anniversario della vittoria sulla Germania nazista nella seconda guerra mondiale si sono svolte in tono molto più dimesso del solito. La tradizionale parata sulla piazza Rossa di Mosca (nella foto) ha visto la partecipazione di un numero ridotto di soldati e mezzi militari, e per il secondo anno consecutivo non c’è stato il sorvolo da parte dei jet dell’aviazione, anche a causa delle misure di sicurezza imposte dopo il recente attacco con i droni contro il Cremlino. Nel suo discorso il presidente Vladimir Putin ha affermato che contro la Russia è in corso “una vera e propria guerra” e ha accusato l’occidente di russofobia. Nelle ore precedenti Mosca aveva lanciato una nuova ondata di bombardamenti contro diverse città ucraine, tra cui Kiev e Odessa. ◆
Controlli discriminatori
Un rapporto pubblicato il 10 maggio da alcune ong, tra cui Amnesty international e Medici del mondo, accusa la Francia di aver commesso gravi violazioni dei diritti dei migranti al confine con la Spagna, scrive l’Afp. Secondo il documento le autorità francesi sottopongono sistematicamente le persone non europee a controlli discriminatori, “con l’unico obiettivo di respingerle verso i loro paesi d’origine”. Il rafforzamento dei controlli alla frontiera ha spinto i migranti a tentare strade più pericolose per entrare in Francia. Per questo almeno dodici di loro sono morti tra il 2021 e il 2022.
Batosta per i conservatori
Alle elezioni amministrative del 4 maggio il Partito conservatore del premier Rishi Sunak ha ottenuto il peggior risultato degli ultimi dieci anni, fermandosi al 26 per cento e perdendo più di mille seggi nei consigli comunali. Secondo il Guardian la sconfitta riflette lo sconcerto degli elettori conservatori di fronte al
caos politico ed economico degli ultimi mesi, ma non è detto che si tradurrà in una vittoria dei laburisti alle prossime elezioni parlamentari, che dovrebbero tenersi all’inizio del 2025.
L’ombra di Robert Fico
Dopo le dimissioni dei ministri degli esteri e dell’agricoltura, le ultime di una lunga serie che aveva indebolito il suo governo, il primo ministro ad interim Eduard Heger ha deciso di lasciare l’incarico. Al suo posto la presidente Zuzana Čaputová ha nominato il vicegovernatore della banca centrale Ludovít Ódor, che guiderà un governo tecnico fino alle elezioni anticipate in programma il 30 settembre. “La missione principale del governo Heger era impedire il ritorno al potere dell’ex premier populista Robert Fico”, costretto alle dimissioni nel 2018 dall’ondata di proteste contro la corruzione scatenate dall’omicidio del giornalista Ján Kuciak, scrive Denník. Il fatto che anche Heger sia uscito di scena a causa di uno scandalo di corruzione aumenta le probabilità di una vittoria di Smer, il partito di Fico, attualmente in testa ai sondaggi. Fico ha dichiarato che se tornerà al governo metterà fine agli aiuti militari all’Ucraina.
Dopo le stragi
Dopo le due sparatorie che nel giro di ventiquattr’ore hanno provocato 17 morti, tra cui otto alunni di una scuola elementare, l’8 maggio decine di migliaia di persone hanno manifestato a Belgrado chiedendo le dimissioni del ministro dell’interno e del capo dei servizi segreti. Il presidente Aleksandr Vučić ha accusato l’opposizione di strumentalizzare la tragedia, ma non ha escluso un rimpasto di governo. La Serbia ha il più alto numero di armi da fuoco per abitante in Europa, nota la Bbc: secondo un’indagine del 2018 sono 39 ogni cento persone, per la maggior parte non denunciate. Il governo ha offerto un’amnistia della durata di trenta giorni a chi consegnerà armi detenute illegalmente e ha annunciato un piano per aumentare la presenza della polizia nelle strade.
Bulgaria Gerb, il partito conservatore del presidente Boiko Borisov, uscito vincitore dalle elezioni del 2 aprile, ha indicato la commissaria europea per l’innovazione Marija Gabriel ( nella foto ) come candidata alla carica di primo ministro.
Ucraina Il giornalista dell’Afp Arman Soldin, 32 anni, è morto durante un bombardamento russo a Chasiv Yar, vicino a Bachmut. Secondo Reporters sans frontières è l’undicesimo giornalista ucciso in Ucraina dall’inizio del conflitto.
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