Alcune banche statunitensi si stanno preparando a vendere a prezzi scontati i mutui concessi sugli immobili commerciali, anche se i debitori sono in regola con i pagamenti. Gli istituti di credito, spiega il Financial Times, vogliono ridurre la loro esposizione in questo settore, perché è da tempo in forte difficoltà e al centro della crisi delle banche regionali statunitensi esplosa a marzo con il crollo della Silicon Valley bank. La filiale dell’istituto britannico Hsbc, per esempio, ha deciso di liberarsi di mutui per un valore complessivo di centinaia di milioni di dollari. A maggio la PacWest, una banca regionale in crisi, ha venduto crediti immobiliari per 2,6 miliardi.
Mutui svenduti
Criptovalute sotto accusa
Il 5 giugno la Securities and exchange commission (Sec, l’autorità della borsa statunitense) ha accusato la Binance, la più grande borsa di criptovalute del mondo, di aver usato in modo improprio i fondi dei clienti e di aver mentito agli investitori, scrive la Bbc. Il 6 giugno la Sec ha messo sott’inchiesta anche la Coinbase, la principale borsa di criptovalute statunitense.
Ancora più legati a Pechino
Il 2 giugno 2023 l’Argentina ha firmato un accordo per rinnovare lo swap valutario sottoscritto con la Cina, scrive la Reuters. Uno swap valutario è un contratto in cui due parti s’impegnano a scambiarsi pagamenti periodici nelle proprie valute. In questo modo il governo di Buenos Aires si è assicurato ulteriore liquidità per sostenere le sue deboli riserve in valuta straniera. Grazie al nuovo accordo il paese sudamericano raddoppierà l’ammontare di yuan cinesi disponibili, passando da cinque a dieci miliardi di dollari. In teoria Pechino dovrebbe ricevere in cambio pesos argentini, ma alcuni osservatori sospettano che Buenos Aires abbia concesso opzioni su pezzi importanti dell’economia nazionale.
Riyadh riduce il greggio
Il 4 giugno l’Arabia Saudita ha annunciato che da luglio ridurrà di un milione di barili al giorno la sua produzione di greggio. Il taglio, che si aggiunge a quelli già decisi nei mesi scorsi, continuerà almeno fino alla fine del 2024. La decisione di Riyadh, spiega il Wall Street Journal, è stata presa in contrasto con gli altri paesi dell’Opec e con il gruppo alleato guidato dalla Russia. Gli Emirati Arabi Uniti e altri grandi produttori, infatti, hanno solo accettato di estendere i tagli annunciati in precedenza. Il vertice del 4 giugno è stato caratterizzato da forti tensioni, soprattutto tra l’Arabia Saudita e la Russia. “Mosca”, osserva il quotidiano statunitense, “continua a immettere sui mercati grandi volumi di greggio a prezzi scontati, con l’obiettivo di finanziare la sua economia in difficoltà e la guerra in Ucraina. In questo modo, però, vanifica gli sforzi di Riyadh, che invece fa di tutto per mantenere alte le quotazioni del petrolio e teme che un rallentamento dell’economia globale possa far crollare i mercati energetici. ◆
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