Josh Green, il governatore delle Hawaii, ha annunciato che è salva la gran parte delle persone date per disperse negli incendi divampati sull’isola di Maui il 10 agosto. “Subito dopo i roghi le autorità avevano detto che i dispersi erano centinaia, e si temeva che la maggior parte di loro fosse morta”, scrive la Cnn. Invece, dalle ricerche e dalle segnalazioni dei residenti si è scoperto che in tanti si erano salvati. Secondo i dati aggiornati al 18 settembre, i dispersi sono 31 e i morti accertati 97. L’incendio di Maui è stato il peggiore della storia recente degli Stati Uniti.
In salvo alle Hawaii
Le prime condanne
Il 14 settembre tre sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro sono stati riconosciuti colpevoli di un tentativo di golpe per le violenze commesse a Brasília, a gennaio del 2023, dopo l’insediamento del nuovo capo dello stato Luiz Inácio Lula da Silva. La corte suprema ha condannato Aécio Lúcio Costa Pereira e Matheus Lima de Carvalho a diciassette anni di prigione e Thiago Mathar a quattordici, scrive O Globo.
Suicidio tra i nativi
“I dipartimenti di Amazonas, Guanía e Vaupés sono quelli con i tassi di suicidio più alti del paese”, si legge in uno speciale del quotidiano El Espectador. Sono anche le zone dove la presenza di popolazione nativa è maggiore. Nel dipartimento di Amazonas il tasso di suicidio nel 2020 è stato addirittura di 23,6 ogni centomila abitanti, mentre quello nazionale è di cinque, ma i numeri potrebbero essere molto più alti, secondo il progetto di sanità pubblica Así vamos en salud. “Le cause”, scrive il giornale, “sono la distruzione dell’habitat delle comunità, compresi molti luoghi sacri; la diffusione di alcol e droghe e la perdita lenta delle tradizioni e dell’identità indigena”. I nativi si tolgono la vita perché non hanno da mangiare, ma anche per la violenza causata dai gruppi armati e criminali attivi nel territorio.
Ambiente pericoloso
Nel 2022 almeno 177 persone sono morte per difendere il nostro pianeta, portando a 1.910 il numero totale degli omicidi segnalati dal 2012, quando l’ong britannica Global witness ha cominciato a documentare e a contare le uccisioni di chi si impegna in prima persona per la protezione dell’ambiente. Dei diciotto paesi in cui Global witness ha documentato casi di violenza contro gli attivisti undici sono latinoamericani. La Colombia è in testa alla classifica globale con sessanta omicidi. Secondo l’ultimo rapporto, pubblicato il 13 settembre, in media l’anno scorso è stato ucciso un attivista ogni due giorni, come nel 2021. Anche se il dato complessivo delle vittime è leggermente inferiore rispetto al 2021, quando sono state registrate duecento uccisioni, “questo non significa che la situazione sia migliorata in modo significativo”, si legge nella presentazione del documento. ◆Nella foto: il funerale di un attivista per l’ambiente. Cauca, Colombia, gennaio 2022
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