Il 4 ottobre Pedro Sánchez, leader del Partito socialista e primo ministro uscente, ha cominciato le consultazioni per formare un nuovo governo. Re Felipe VI gli ha dato l’incarico dopo che il capo del Partito popolare Alberto Nuñez Feijóo non era riuscito a ottenere la fiducia del parlamento. Sánchez ha cominciato le consultazioni incontrando Yolanda Díaz, la leader della coalizione di sinistra Sumar ( nella foto ). Secondo El País i due politici vogliono arrivare velocemente a un accordo e formare un esecutivo entro ottobre. Sarà decisiva la posizione degli indipendentisti catalani.
Sánchez ci riprova
Nascite vietate in Groenlandia
Sessantasette donne groenlandesi chiedono un risarcimento al governo danese accusandolo di una campagna di controllo forzato delle nascite. Tra il 1966 e il 1970, denuncia un podcast di radio Dr, ad almeno 4.500 donne, alcune adolescenti, sono state applicate a loro insaputa delle spirali contraccettive per limitare le nascite tra la popolazione indigena. L’inchiesta avviata da Copenaghen dovrebbe concludersi nel 2025.
Il disinteresse europeo
Dieci giorni dopo la vittoria militare dell’Azerbaigian, la popolazione armena ha lasciato il Nagorno Karabakh e l’autoproclamata repubblica dell’Artskah sta per essere smantellata. “La storia del Nagorno Karabakh, che dichiarò l’indipendenza da Baku dopo un referendum nel 1992, è ufficialmente chiusa. Il problema a questo punto non è a chi spetterà la sovranità sul territorio, ma sono le conseguenze umanitarie di quest’esodo”, scrive il sito russo Echo. Critico verso le istituzioni europee è invece il quotidiano tedesco Taz: “Negli ultimi mesi l’Unione europea ha osservato senza intervenire il blocco del corridoio di Laçın e ha continuato a comprare gas dalla dittatura azera, anche se tutto faceva prevedere un’escalation del conflitto. E anche ora l’Unione si sta mostrando insensibile alla situazione degli armeni”.
Un milione in piazza
A due settimane dalle elezioni legislative, il leader del partito liberale Piattaforma civica, Donald Tusk, ha portato il 1 ottobre in piazza a Varsavia un milione di persone, una delle più grandi manifestazioni degli ultimi decenni in Polonia. Al corteo hanno partecipato le varie anime dell’opposizione – dalla sinistra di Lewica ai cattolici del Partito popolare – con l’obiettivo di mobilitare l’elettorato per battere la destra ultraconservatrice e nazionalista di Diritto e giustizia (Pis, al governo da otto anni) al voto del 15 ottobre. “I sondaggi confermano che la Polonia è spaccata in due”, scrive Rzeczpospolita, “e che il voto sarà deciso da una piccola percentuale di indecisi, i quali andranno alle urne solo se avranno fiducia nella vittoria. Per questo il corteo è stato importante. Ma ancora di più lo sarà coinvolgere le donne e chi vive nelle città più piccole. Saranno loro a decidere chi governerà la Polonia”. ◆
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