Un anno fa è stato creato in Svizzera un fondo per il popolo afgano che avrebbe dovuto usare 3,5 miliardi di dollari della Banca centrale afgana per sostenere la stabilità economica del paese asiatico. Ma il denaro è ancora fermo, scrive The Diplomat. Si tratta di metà del patrimonio del governo di Kabul congelato dall’amministrazione Biden nel 2021, dopo il ritorno dei taliban al potere. La gestione del fondo è affidata a due economisti afgani, un rappresentante del governo statunitense e uno di quello svizzero. Finora però non è stato sborsato un dollaro.
I fondi bloccati
Fuga via mare
Una piccola barca con a bordo quattro profughi nordcoreani è stata requisita dalle autorità di Seoul dopo che ha oltrepassato il confine marittimo con la Corea del Sud, scrive NKNews. A segnalare la presenza dell’imbarcazione alla guardia costiera è stato un pescatore surdcoreano, che ha raccontato al JoongAng Ilbo di aver visto un uomo e due donne, e che probabilmente a bordo c’era anche un bambino.
Il ritorno di Nawaz Sharif
Il 21 ottobre Nawaz Sharif, per tre volte primo ministro del Pakistan, è tornato nel paese dopo quattro anni di esilio volontario, scrive The News. Sharif ha una condanna pendente per corruzione e un residuo di pena detentiva da scontare, ma prima del suo ritorno l’alta corte di Islamabad gli ha concesso la libertà su cauzione, evitandogli l’arresto all’arrivo. “Siamo prontissimi per le elezioni”, ha detto Sharif, accolto da una folla di sostenitori. Probabilmente, scrive la Bbc, il suo ritorno è stato negoziato con i vertici militari, per i quali Sharif è stato per molti anni una spina nel fianco. Ora che il suo rivale, l’ex premier Imran Khan, una volta sostenuto dall’esercito, è caduto in disgrazia, Sharif si prepara a governare di nuovo. Ma la sua vittoria non è affatto scontata, innanzitutto perché in teoria la sentenza per corruzione l’ha bandito a vita dalla politica.
Battaglia navale
Il 23 ottobre le Filippine hanno accusato navi cinesi di aver speronato “intenzionalmente” due loro imbarcazioni impegnate in un’operazione di rifornimento nella zona economica esclusiva filippina al largo dell’atollo Second Thomas Shoal (o Ayungin) nel mar Cinese meridionale. Manila, che accusa Pechino di non rispettare il diritto internazionale, ha definito l’incidente “una grave escalation” nelle attività illegali della Cina nei territori filippini e ha convocato l’ambasciatore cinese per condannare l’accaduto. Pechino, che rivendica la quasi totalità di quest’area del Pacifico, ignorando le rivendicazioni di Filippine, Vietnam e Malaysia e la sentenza del 2016 di un tribunale internazionale, ha a sua volta espresso disappunto per la presenza delle navi filippine nelle acque dell’atollo. Nella foto, lo scontro tra una nave filippina e una cinese nel mar Cinese meridionale. ◆
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