Gli svedesi non sono più convinti di aver fatto bene a rifiutare l’adozione nell’euro nel 2003, quando con un referendum scelsero di tenersi la corona. Oggi, scrive la Reuters, molte persone nel paese scandinavo, perfino tra chi vent’anni fa votò contro l’euro, rimpiangono quella scelta, perché “la valuta nazionale sta penalizzando il paese”. In tutti questi anni la corona ha perso quasi il 25 per cento rispetto all’euro: una pessima notizia se si considera il fatto che “il 69 per cento delle importazioni svedesi arriva dall’Unione europea e i rincari dei beni comprati all’estero contribuiscono ad alimentare l’inflazione”. La questione di un’adesione all’euro, comunque, non è all’ordine del giorno, aggiunge la Reuters. “Ci vorrebbero anni in ogni caso prima che Stoccolma possa passare alla moneta unica. Sicuramente il paese non potrebbe farlo prima del 2028. Tuttavia il tema interessa l’opinione pubblica, visto che oggi solo il 47 per cento degli svedesi è contrario all’euro, contro il 54 per cento dello scorso maggio e il 58 per cento del giugno 2022. Grazie ai conti pubblici in perfetto ordine e a un debito pubblico pari appena al 32 per cento del pil, la Svezia sarebbe uno dei paesi più forti dell’eurozona”.
Il rimpianto dell’euro
I miliardari pagano poco
La classe media paga, i miliardari no, scrive Die Tageszeitung nel presentare uno studio dell’Osservatorio fiscale europeo, il centro studi sugli abusi fiscali nell’Unione europea guidato dall’economista francese Gabriel Zucman. In realtà oggi è più difficile nascondere le ricchezze nei paradisi fiscali, dal momento che le autorità nazionali si scambiano automaticamente i dati dei contribuenti. Il problema, spiega l’osservatorio, è che nei paesi di residenza i miliardari sono tassati poco: possono fondare aziende con cui nascondere i profitti. Secondo l’Osservatorio, i miliardari hanno un carico fiscale che corrisponde al massimo allo 0,5 per cento del loro patrimonio. Per questo Zucman propone di introdurre un’imposta minima globale sui patrimoni pari al 2 per cento, simile a quella del 15 per cento varata per i profitti delle multinazionali. Lo studio dell’osservatorio ha anche realizzato una mappa mondiale dell’elusione fiscale: nel solo 2022 le grandi imprese hanno nascosto al fisco mille miliardi di dollari. ◆
La Ig Metall sceglie Benner
Dopo più di 130 anni di storia il più importante sindacato tedesco sarà guidato da una donna: Christiane Benner, 55 anni, è stata eletta il 23 ottobre dal congresso nazionale della Industriegewerkschaft Metall (Ig Metall, la federazione dei metalmeccanici, che ha 2,1 milioni di iscritti) con il 96,4 per cento dei voti. Un grande traguardo non privo di rischi, commenta la Süddeutsche Zeitung, visto che Benner arriva ai vertici della Ig in un periodo molto difficile per l’industria tedesca, alle prese con il rincaro dell’energia e con la transizione ecologica, che potrebbe costare benessere e posti di lavoro. Per esempio nel settore automobilistico, che ha di fronte la grande sfida dell’avvento del motore elettrico.
Articolo precedente
Articolo successivo
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati