Gli Emirati Arabi Uniti sono stati accusati di aver fornito armi alle Forze di supporto rapido del Sudan, e questo ha innescato una crisi diplomatica tra i due paesi. Tre diplomatici sudanesi sono stati dichiarati persone non gradite dagli Emirati, mentre il Sudan ha espulso 15 dipendenti dell’ambasciata emiratina, scrive Sudan Tribune. Il 10 dicembre un convoglio della Croce rossa è stato colpito dall’esercito fuori Khartoum: due persone sono morte e sette sono state ferite. Il giorno prima si era svolto a Gibuti un incontro promosso dall’organizzazione regionale Igad per trovare una soluzione alla crisi in Sudan. Nella foto, un campo di profughi sudanesi in Ciad, settembre 2023.
Ritorsioni diplomatiche
Khaled el Qaisi è tornato a casa
Lo studente italo-palestinese Khaled el Qaisi, arrestato da Israele il 31 agosto e detenuto per un mese senza accusa, è rientrato in Italia l’11 dicembre. Era stato scarcerato il 1 ottobre, ma i suoi documenti erano stati trattenuti dalle autorità israeliane. In Italia c’è stata una grande mobilitazione dal basso per chiedere il suo rilascio e il suo rientro.
Compromesso alla Cop28
Si è chiusa il 13 dicembre a Dubai la conferenza delle Nazioni Unite sul clima con l’approvazione di un accordo che per la prima volta parla del futuro dei combustibili fossili, invitando i governi a “contribuire alla transizione in modo giusto, ordinato ed equo” ma senza chiedere di abbandonarli, come prevedeva la bozza iniziale. Il testo è frutto di un compromesso con i paesi petroliferi guidati dall’Arabia Saudita, che rifiutavano qualunque riferimento alle fonti fossili. Tuttavia, scrive Ips, l’accordo è stato criticato da alcune organizzazioni ambientaliste, dall’Alleanza dei piccoli stati insulari e da alcuni paesi poveri, che lo considerano insufficiente.
Un voto scontato
“Il popolo risponde alla chiamata della nazione”, titola il quotidiano filogovernativo egiziano Al Ahram, commentando le elezioni presidenziali che si sono tenute il 10, l’11 e il 12 dicembre. I risultati saranno annunciati il 18 dicembre, ma la conferma di un terzo mandato per Abdel Fattah al Sisi, al potere dal 2013, è scontata. Oltre a lui ci sono altri tre candidati, quasi del tutto sconosciuti. Alle presidenziali del 2014 e del 2018 Al Sisi aveva ottenuto più del 96 per cento delle preferenze. Il paese va al voto in una grave crisi economica, ricorda Mada Masr. Ma secondo il sito indipendente quello che preoccupa davvero gli egiziani in questi giorni non è l’esito del voto, bensì la situazione degli sfollati palestinesi dalla Striscia di Gaza, che Israele potrebbe costringere a fuggire attraversando il confine con l’Egitto. ◆
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