“Il Sudafrica si prepara alle risposte di Israele”, titola il settimanale Sunday Times commentando la decisione di Pretoria di presentare una denuncia contro Israele per “genocidio” alla Corte internazionale di giustizia (Cig), il tribunale delle Nazioni Unite incaricato di risolvere le dispute tra stati. In un’udienza prevista l’11 e il 12 gennaio all’Aja la corte esaminerà le “misure provvisorie” richieste dal Sudafrica per proteggere i palestinesi della Striscia di Gaza, richiamando Israele al rispetto della convenzione sul genocidio del 1948. La mossa sudafricana è appoggiata dall’Organizzazione della cooperazione islamica, e da paesi come Turchia, Malaysia e Giordania, mentre Israele e gli Stati Uniti si sono opposti. Anche se le autorità temono di “perdere amici”, fa notare il Sunday Times, il Sudafrica ha preso una posizione chiara in difesa dei palestinesi, e per alcuni si presenta come una nuova “bussola morale al livello globale” di fronte a “un’enorme ingiustizia”. “Rivolgersi alla Cig forse non basterà a fermare subito la guerra, ma potrebbe essere un passo importante sulla strada della pace”. ◆
Una posizione chiara
Il diritto di giudicare
L’8 gennaio è cominciato a Bellinzona, in Svizzera, il processo contro Ousman Sonko, ministro dell’interno del Gambia ai tempi della dittatura di Yahya Jammeh (1994-2016). Sonko deve rispondere di crimini contro l’umanità e del suo coinvolgimento in omicidi, violenze sessuali e torture commesse tra il 2000 e il 2016. È il secondo processo in Svizzera, dopo quello all’ex comandante ribelle liberiano Alie Kosiah, che si basa sulla giurisdizione universale, il principio secondo cui, di fronte a crimini gravissimi, uno stato può decidere di perseguirli anche se non sono stati commessi sul suo territorio o da suoi cittadini. Il sito gambiano The Point ricorda che Sonko è stato arrestato in un centro per richiedenti asilo in Svizzera nel 2017 su segnalazione dell’ong Trial international. “Il processo di Sonko è un altro passo avanti nella ricerca di giustizia per le vittime dei crimini brutali commessi sotto il regime di Jammeh e per i loro familiari”, ha commentato Sirra Ndow, il coordinatore della campagna Jammeh2Justice, il cui obiettivo è accelerare anche nel paese africano i processi contro gli esponenti dell’ex regime. Dalla fine della dittatura solo due persone sono comparse in tribunale per quei crimini e il governo di Banjul non ha ancora deciso come procedere, dopo la fine dei lavori della commissione per la verità, la riconciliazione e le riparazioni (Trrc).
Reazioni eccessive
Dalla fine del dicembre 2023 Mondher Ounissi, leader ad interim del partito tunisino Ennadha, è in sciopero della fame per protestare contro “le ambiguità del procedimento giudiziario a cui è sottoposto”, scrive Middle East Eye. Ounissi è stato arrestato il 5 settembre ed è stato interrogato dai magistrati del pool antiterrorismo. Ennadha chiede la liberazione di Ounissi e quella del suo leader storico, Rached Ghannouchi, arrestato ad aprile e condannato per apologia del terrorismo. I loro non sono casi isolati: il quotidiano Al Araby al Jadid parla di un’“ondata isterica di arresti” e abusi contro gli oppositori del presidente Kais Saied, ricordando la petizione con cui decine di avvocati chiedono il rilascio di Ghazi Chaouachi, ex segretario generale del partito progressista Corrente democratica, in carcere da più di dieci mesi senza processo. “La Tunisia sta entrando in una delle fasi più critiche della sua storia”, scrive il giornale, che parla di “una serie di ritorsioni contro le conquiste della rivoluzione. Gli oppositori del presidente finiscono nel mirino delle autorità con il minimo pretesto, che sia una parola su un blog, su un giornale o una dichiarazione alla radio”.
Giù la maschera
Nel dicembre 2023 in varie città del Ghana erano apparsi dei grandi manifesti (nella foto) con l’immagine di un uomo mascherato che si proponeva come candidato di un nuovo partito, New force, in vista delle prossime presidenziali. Il 7 gennaio, scrive la newsletter Semafor, il mistero è stato svelato: dietro la maschera, c’è Nana Kwame Bediako, un ricco imprenditore immobiliare, che all’evento di presentazione del suo partito ha invitato politici africani molto popolari tra i giovani, come il nigeriano Peter Obi o il sudafricano Julius Malema. Secondo il sito Modern Ghana Bediako ha lanciato la sua campagna troppo tardi per poter influire sul voto previsto a dicembre, ma le aspettative che ha saputo creare hanno impensierito il governo.
Comore Il 14 gennaio si svolgeranno le elezioni presidenziali. Il capo dello stato uscente, Azali Assoumani, si candida a un nuovo mandato.
Rdc La corte costituzionale ha confermato il 9 gennaio la vittoria di Félix Tshisekedi alle presidenziali del 20 dicembre.
Sierra Leone L’ex presidente Ernest Bai Koroma è stato incriminato per tradimento e altri reati in relazione al colpo di stato contro il presidente Julius Maada Bio fallito nel novembre 2023. Ventisette soldati sono accusati di ammutinamento, omicidio e complicità con il nemico.
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