Mentre i russi continuano a bombardare l’Ucraina, qualcosa si muove al livello politico. A Davos il presidente Volodymyr Zelenskyj ha ricordato che la guerra riguarda l’intera Europa, e ha detto che ogni aiuto che aumenti la fiducia di chi si difende, cioè l’Ucraina, “accorcia il conflitto” e avvicina “una pace giusta e stabile”. Inoltre, racconta Ukrainska Pravda, il 12 gennaio Kiev ha siglato con il Regno Unito un patto per la sicurezza che i leader dei due paesi hanno definito “storico”. Cinque giorni dopo il presidente Emmanuel Macron ha fatto sapere che anche Parigi sta per siglare con Kiev un accordo simile.
Diplomazia e accordi
Una condanna per la Grecia
La Corte europea dei diritti umani ha ordinato ad Atene di pagare 80mila euro ai parenti di un cittadino siriano ucciso dalla guardia costiera greca, scrive The Guardian. Nel settembre 2014 i militari avevano aperto il fuoco contro un motoscafo che trasportava una decina di migranti al largo dell’isola di Pserimos, vicino alle coste turche .
Contro l’estrema destra
Tra il 14 e il 17 gennaio in numerose città tedesche (tra cui Lipsia, Berlino, Colonia) migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (Afd). Al corteo di Potsdam hanno partecipato anche il cancelliere Olaf Scholz e la ministra degli esteri Annalena Baerbock, racconta la Süddeutsche Zeitung. A scatenare le proteste è stato un incontro riservato avvenuto a novembre. Alcuni esponenti dell’Afd, tra cui Roland Hartwig, portavoce di Alice Weidel, presidente del partito ( nella foto ), avrebbero discusso insieme a militanti di destra tedeschi e austriaci dei piani di espulsione forzata ( remigration ) di milioni di immigrati. L’incontro ha fatto nascere un dibattito sulla possibilità di mettere fuorilegge l’Afd. L’università di Marburg ha indicato proprio remigration come la parola peggiore del 2023.
Volti noti
Il nuovo primo ministro Gabriel Attal ha annunciato l’11 gennaio la composizione del suo governo, approvato dal presidente Emmanuel Macron. L’esecutivo è composto da otto uomini e sette donne. Un nome ha fatto particolarmente discutere: quello di Rachida Dati, messa alla guida del ministero della cultura. “La scelta dell’ex ministra ha avuto l’effetto sorpresa che si cercava ma, al di là del colpo di scena politico, la sua nomina è il segno delle radici di destra del partito di Macron”, scrive Libération. Sindaca del 7° arrondissement di Parigi dal 2008, Dati aveva guidato il ministero della giustizia durante la presidenza di Nicolas Sarkozy. Dati è tuttora coinvolta in due casi giudiziari: quello di Carlos Ghosn, ex amministratore delegato della Renault, nel quale è indagata per “corruzione passiva” e “favoreggiamento di abuso di potere”, nel 2021; e l’inchiesta sull’arresto in Qatar di un lobbista franco-algerino, che ha portato a una perquisizione dei suoi uffici nel giugno 2023. ◆
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