Gli elettori arabi contro Biden

Michigan, 1 febbraio (Rebecca Cook, Reuters/Contrasto)

Il 27 febbraio in Michigan si sono tenute le primarie del Partito democratico per le presidenziali di novembre. La vittoria del presidente Joe Biden non era in discussione, visto che i suoi unici sfidanti, Marianne Williamson e Dean Phillips, hanno uno scarso sostegno. Ma il voto era importante per capire il consenso del presidente in uno stato che sarà decisivo alle presidenziali (nel 2020 Biden sconfisse Donald Trump con un margine ridotto). “In Michigan vive la più grande comunità araba e musulmana degli Stati Uniti”, spiega Time. Dopo l’attacco di Hamas contro Israele e l’inizio della guerra a Gaza, ci sono state manifestazioni per chiedere a Biden di togliere il sostegno incondizionato al governo di Tel Aviv, e in vista delle primarie la comunità araba si è organizzata per far sentire il proprio dissenso. Biden ha ottenuto l’81 per cento dei voti, ma ci sono stati centomila voti “non impegnati”, l’equivalente di schede bianche. “Un segnale allarmante per Biden, preoccupato che le crisi di politica estera possano compromettere le sue possibilità di essere rieletto”. Nelle primarie repubblicane Trump ha battuto nettamente Nikki Haley in Michigan e in South Carolina .

López Obrador e i giornalisti

I l 22 febbraio l’istituto messicano per la trasparenza, l’accesso all’informazione e la protezione dei dati personali ha informato che avvierà un’indagine dopo che in conferenza stampa il presidente Andrés Manuel López Obrador ha divulgato il numero privato di una giornalista statunitense. La giornalista, scrive il New York Times, è Natalie Kitroeff, a capo del suo ufficio di corrispondenza per il Messico, l’America Centrale e i Caraibi. Kitroeff aveva sollecitato per email un commento del presidente riguardo a un articolo, firmato da lei e da Alan Feuer, in cui si scrive che alcuni funzionari statunitensi stanno indagando da qualche anno su presunti contatti e legami tra i collaboratori del presidente e i cartelli della droga messicani dopo il 2018, quando López Obrador ha assunto la guida del paese .

Dalla parte di Bolsonaro

Andre Penner, Ap/Lapresse

Migliaia di persone hanno partecipato il 25 febbraio a São Paulo a una manifestazione (nella foto) a favore dell’ex presidente di estrema destra Jair Bolsonaro, che sostiene di essere vittima di una persecuzione politica. Il 22 febbraio l’ex presidente era stato convocato dalla polizia federale per un interrogatorio sul suo presunto coinvolgimento nel tentativo di colpo di stato, culminato nella rivolta di Brasília dell’8 gennaio 2023. Indossando una maglia della nazionale brasiliana di calcio, Bolsonaro ha detto: “Un colpo di stato significa carri armati nelle strade, armi e complotti, e non è successo niente di tutto questo in Brasile”. Secondo la Folha de S.Paulo, il leader di estrema destra ha ancora un’enorme capacità di mobilitazione e il sostegno di un quarto dei brasiliani, anche se è stato dichiarato ineleggibile per otto anni. “Ma il suo intento d’intimidire i magistrati non deve avere seguito”, scrive il giornale. ◆

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