Le navi internazionali che operano nelle acque territoriali dello Yemen dovranno ottenere un permesso da un’autorità controllata dagli huthi, riporta Arab News. Allo stesso tempo i miliziani sciiti che controllano gran parte del nord del paese hanno minacciato nuovi “duri” attacchi contro gli Stati Uniti e il Regno Unito. Il 6 marzo due membri dell’equipaggio di una nave di Barbados sono stati uccisi da un missile sparato dagli huthi. Il 1 marzo il mercantile Rubymar (nella foto) era affondato nello stretto di Bab el Mandeb, che collega il mar Rosso al golfo di Aden, dopo essere stato colpito il 18 febbraio da un missile lanciato dallo Yemen. Il 2 marzo il cacciatorpediniere Caio Duilio della marina militare italiana, che dall’inizio di febbraio pattuglia l’area, aveva abbattuto un drone degli huthi che stava per colpirlo. La nave partecipa alla missione Aspides, che è stata approvata il 19 febbraio dai ministri degli esteri dell’Unione europea per ripristinare la sicurezza nel mar Rosso. Il parlamento italiano ha votato a favore della missione il 5 marzo. ◆
Il prezzo dell’omofobia
Il parlamento di Accra ha approvato il 28 febbraio una legge che vieta gli atti omosessuali, un provvedimento che preoccupa dato che prevede fino a cinque anni di carcere per “la promozione, il finanziamento e il supporto delle attività della comunità lgbt”. Secondo il sito Graphic Online, se la legge fosse ratificata dal presidente Nana Akufo-Addo il paese potrebbe perdere un finanziamento da 3,8 miliardi di dollari che la Banca mondiale gli avrebbe erogato nell’arco dei prossimi cinque o sei anni.
Una mano da Algeri
L’Algeria ha offerto aiuto al Mozambico nella lotta contro il terrorismo nella provincia settentrionale del Cabo Delgado, dove alcune grandi aziende internazionali stanno sviluppando dei progetti per lo sfruttamento dei giacimenti di gas naturale, scrive Africanews. Il 4 marzo l’ong Medici senza frontiere ha fatto sapere che da gennaio un’ondata di attacchi jihadisti ha costretto ottantamila persone ad abbandonare le loro case. Le autorità del Cabo Delgado hanno anche denunciato la scomparsa di settanta bambini sfollati, che si teme siano stati rapiti dai miliziani.
Risultato assicurato
L’oppositore Yaya Dillo, leader del Partito socialista senza frontiere, è stato ucciso il 28 febbraio in uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza vicino alla sede del suo partito nella capitale del Ciad. Le autorità avevano accerchiato l’edificio e bloccato internet nel paese, dopo che il giorno prima c’era stato un attentato contro la sede dei servizi d’intelligence interni, attribuito alla formazione di Dillo. Intanto il leader della giunta militare, Mahamat Déby, ha annunciato ufficialmente la sua candidatura alle presidenziali del 6 maggio. “Le elezioni saranno poco più che una formalità”, scrive il quotidiano L’Observateur Paalga, “per passare una mano di vernice democratica sul potere di Déby”, che è stato proclamato presidente alla morte del padre, Idriss Déby.
Bassa partecipazione
I conservatori al potere in Iran hanno vinto senza sorprese le elezioni legislative del 1 marzo, che sono state caratterizzate da un tasso di astensione record, addirittura più alto di quello registrato quando si votò in piena pandemia da covid-19. Secondo il ministero dell’interno è andato alle urne il 41 per cento dei 61 milioni di elettori, anche a causa dei numerosi appelli a boicottare il voto. Dalle liste erano stati infatti esclusi molti candidati moderati o riformisti. Al Jazeera ricorda che il voto è stato presentato come un test di legittimità per il governo, perché è stato il primo dopo l’inizio nel 2022 del grande movimento di protesta “Donna, vita, libertà”, scatenato dalla morte della giovane Mahsa “Jina” Amini mentre era in custodia della polizia.
Burkina Faso Circa 170 persone sono state uccise da un gruppo armato che il 25 febbraio ha attaccato tre villaggi della provincia di Yatenga, nel nord del paese. Lo hanno rivelato il 3 marzo le autorità locali, senza precisare chi fossero gli aggressori. Lo stesso giorno erano state attaccate una chiesa nel nord e una moschea nell’est del Burkina Faso.
Zimbabwe Il 4 marzo gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni al presidente Emmerson Mnangagwa e ad altre dieci persone accusate di corruzione e gravi violazioni dei diritti umani.
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