Simon Harris è stato eletto il 24 marzo leader del partito di centrodestra Fine Gael e quindi diventerà a 37 anni il primo ministro più giovane nella storia dell’Irlanda. Harris era l’unico candidato a quest’elezione interna, indetta dopo le dimissioni a sorpresa del primo ministro Leo Varadkar, il 20 marzo. Il 9 aprile Harris diventerà premier (taoiseach in gaelico) di un governo di coalizione che guiderà il paese fino alle elezioni del marzo 2025. Come sottolinea Fintan O’Toole sull’Irish Times, la parabola politica di Harris, che era stato ministro della salute in un esecutivo precedente, mostra che non si governa il paese grazie ai risultati ottenuti: “Abbiamo una cultura politica per la quale non si arriva a guidare un’azienda aggiustando i sistemi rotti. Si sopravvive alle loro disfunzioni. Harris non sta per diventare il nostro leader perché ha dimostrato di poter risolvere problemi cronici. È arrivato in alto senza lasciare traccia, che nella politica irlandese contemporanea è il percorso perfetto per ottenere il potere. Un profilo mediatico positivo e buone prestazioni nelle interviste sono le prove da superare”. ◆
Un premier senza traccia
Via libera ai negoziati
Il 21 marzo il Consiglio europeo ha approvato l’apertura dei negoziati di adesione con la Bosnia Erzegovina, candidata all’ingresso nell’Unione dal 2022. “Ogni passo verso legami più stretti con i paesi dei Balcani è nell’interesse dell’Europa”, scrive l’austriaco Salzburger Nachrichten. “Dopo l’aggressione russa all’Ucraina si è infatti capito chiaramente che le mire di Mosca e della Cina sulla regione non vanno sottovalutate. Per motivi economici, ma soprattutto perché mettono a rischio la stabilità e la sicurezza europee”.
Occhi su Istanbul
L’elettorato indeciso è uno dei fattori decisivi nelle elezioni amministrative del 31 marzo, scrive il giornale online Artı Gerçek. Tutti gli occhi sono puntati su Istanbul: il sindaco uscente Ekrem İmamoğlu, del Partito popolare repubblicano (Chp), “questa volta sembra poter contare solo sul suo carisma”, dopo il ritiro dell’appoggio di altri partiti d’opposizione. La sua vittoria sarebbe importante per immaginare una Turchia senza il presidente Recep Tayyip Erdoğan. Ma l’opposizione non è compatta dopo la sconfitta della coalizione a guida Chp alle elezioni politiche del 2023.
I fondi russi usati per Kiev
L’Europa potrebbe aver trovato il modo per finanziare la fornitura di armi all’Ucraina usando i fondi russi in Europa congelati a causa delle sanzioni. Dopo mesi di discussioni, il 21 marzo i leader europei hanno approvato in linea di principio il piano della Commissione che prevede di destinare a Kiev gli interessi maturati sugli asset russi immobilizzati, per una cifra che dovrebbe arrivare a circa tre miliardi di euro. In questo modo non si toccherebbero i beni veri e propri, evitando vari problemi legali. Se la proposta sarà approvata, Kiev potrebbe ricevere i primi fondi già a luglio. “L’Europa sta cercando di evitare i rischi legati alla confisca dei beni russi”, scrive il sito ucraino Obozrevatel. “Perché se i miliardi del Cremlino fossero requisiti, Mosca avvierebbe subito azioni legali. E poi confischerebbe a sua volta i beni occidentali in Russia. Ma le esitazioni europee sono segno di debolezza. Perché prima o poi Putin nazionalizzerà comunque tutte le aziende occidentali attive nel suo paese”.
Più tempo per Assange
Il 26 marzo l’alta corte di Londra ha chiesto agli Stati Uniti nuove garanzie sul trattamento che riserverebbero a Julian Assange in caso di estradizione, in mancanza delle quali permetterà al fondatore di Wikileaks di presentare un ultimo ricorso nel Regno Unito. Le autorità statunitensi, che vogliono processare Assange per la pubblicazione di migliaia di documenti segreti, hanno tre settimane di tempo per garantire che l’imputato beneficerebbe del primo emendamento della costituzione statunitense, che protegge la libertà d’espressione, e che non sarebbe condannato a morte. Il 20 maggio ci sarà una nuova udienza: “Le prossime tre settimane dimostreranno chi ha davvero a cuore la giustizia”, osserva il Guardian.
Slovacchia Ivan Korcok, ex ministro degli esteri, europeista, ha ottenuto il 42,5 per cento dei voti al primo turno delle presidenziali. Il suo avversario, Peter Pellegrini, presidente del parlamento e capo del partito di governo Hlas (Voce), ha preso il 37,1 per cento. I due andranno al ballottaggio il 6 aprile.
Germania I macchinisti delle ferrovie tedesche hanno ottenuto il 26 marzo la settimana lavorativa di 35 ore a parità di salario. L’accordo con la Deutsche Bahn è stato raggiunto al termine di numerosi scioperi e una lunga battaglia sindacale.
Articolo precedente
Articolo successivo
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati