Nel 2014 in Svezia è nato il primo bambino da una donna che aveva subìto un trapianto di utero. Da allora ci sono stati più di settanta parti di questo tipo. In uno studio pubblicato su Jama il team di trapiantologi del Baylor university medical center di Dallas, in Texas, spiega che su venti pazienti sottoposte a trapianto di utero presso il centro, 14 hanno portato a termine almeno una gravidanza. Questo successo è attribuito a miglioramenti nella tecnica chirurgica e nella selezione dell’organo, che nella maggior parte dei casi viene da donatrici viventi. Ma il trapianto di utero rimane una procedura sperimentale che solleva interrogativi di natura medica, etica e giuridica, sottolinea Stat: comporta rischi per la paziente, il feto e la donatrice ed è molto costoso. Una donna su cinquecento è affetta da infertilità irreversibile per l’assenza dell’utero o gravi malformazioni, e in questi casi il trapianto è l’unica possibilità di maternità biologica.
Partorire dopo il trapianto
Il viaggio del megalite
Una delle pietre di Stonehenge, il sito preistorico nell’Inghilterra meridionale, potrebbe provenire dal nord della Scozia. Il monumento, costruito da una civiltà fiorita in Gran Bretagna tra il 4.500 e il 2.000 aC e per molti aspetti ancora misterioso, è composto da una serie di grandi blocchi di pietra. Alcuni provengono da Marlborough Downs, a circa 25 chilometri di distanza dal sito, altri probabilmente dai Mynydd Preseli, nel Galles occidentale. Ma la pietra centrale, semisepolta, è diversa. Secondo i risultati di una recente analisi, pubblicati su Nature, la sua composizione è molto simile a quella di alcune formazioni rocciose nella Scozia nordorientale e nelle isole Orcadi. Pesante circa sei tonnellate, potrebbe essere stata trasportata per circa 750 chilometri via mare, forse lungo la costa occidentale dell’isola. Finora non è mai stata trovata una nave costruita da questa civiltà, che però probabilmente usava imbarcazioni per trasportare il bestiame. A Stonehenge è già stato trovato materiale non locale, proveniente dalle isole Ebridi. Secondo i ricercatori solo una civiltà molto organizzata poteva essere in grado di trasportare via mare un oggetto così pesante. ◆
Quattro miliardi senza acqua
Oltre 4,4 miliardi di persone nel mondo potrebbero non avere accesso all’acqua potabile, circa il doppio di quanto era stato stimato da studi precedenti, afferma una ricerca pubblicata su Science. La scarsità di acqua potabile è dovuta soprattutto alla contaminazione microbiologica. Il nuovo studio si è basato su immagini satellitari e indagini locali, ma è stato ostacolato dalla mancanza di dati.
Ripensare il linguaggio
L’evoluzione del linguaggio negli esseri umani non dipende solo dallo sviluppo del cervello e delle strutture anatomiche necessarie, scrive Science. Per comprendere le origini della comunicazione bisogna studiare lo sviluppo della complessità sociale attraverso l’archeologia e l’antropologia. Secondo la rivista statunitense anche il confronto con alcune scimmie, come gli scimpanzé e i macachi (nella foto), può offrire spunti interessanti.
L’identità del killer
L’asteroide che 66 milioni di anni fa provocò la quinta estinzione di massa era una condrite carbonacea, un meteorite ricco di composti organici che proveniva dai confini del sistema solare, oltre l’orbita di Giove. Lo suggeriscono le analisi geochimiche degli isotopi di rutenio del cratere Chicxulub, nella penisola messicana dello Yucatán, formato dal catastrofico impatto che portò alla scomparsa dei dinosauri e di più del 70 per cento delle specie esistenti nel tardo cretaceo. Lo studio, pubblicato su Science, esclude l’ipotesi che l’impatto sia stato provocato da una cometa.
Robotica È stato sviluppato un nuovo tipo di ruota (nella foto) capace di adattarsi a superfici diverse. Le ruote sono un modo efficiente per spostarsi, ma i robot che ne sono dotati incontrano difficoltà a superare grossi ostacoli. La nuova ruota è rigida quando la superficie è liscia, ma può cambiare forma in presenza di una superficie irregolare, scrive Science Robotics.
Salute Si stanno studiando nuovi modi per affrontare la resistenza agli antibiotici dei batteri patogeni, che rende difficile combattere le infezioni, scrive Nature. In futuro potrebbe essere possibile sfruttare composti chimici finora trascurati, creare cocktail di farmaci per migliorarne l’azione o agire sul sistema immunitario.
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