Il 3 dicembre in Namibia la vicepresidente e candidata del partito al potere Swapo, Netumbo Nandi-Ndaitwah, è stata proclamata vincitrice delle elezioni presidenziali del 27 novembre con il 57,3 per cento dei voti. “È la prima volta”, scrive The Namibian. Il suo principale sfidante, Panduleni Itula, insieme ad altri partiti dell’opposizione, ha però intenzione di contestare i risultati per gravi irregolarità. In alcune regioni del paese di 2,8 milioni di abitanti, le operazioni di voto, che dovevano terminare il mercoledì sera, sono continuate fino a sabato per la mancanza di schede o per il malfunzionamento dei dispositivi elettronici. Lo Swapo, il partito nato dall’ex movimento di liberazione, domina la scena politica dal 1990, ma alle precedenti elezioni aveva registrato un calo di consensi per la cattiva gestione dell’economia. La disoccupazione è intorno al 19 per cento, lo stesso livello di trent’anni fa; le finanze pubbliche sono dissestate e le disuguaglianze ancora molto forti. Nandi-Ndaitwah è però considerata una politica esperta, che gode della fiducia della popolazione e che ha già ricoperto vari incarichi ministeriali. ◆
La prima presidente
Parigi dovrà ritirare i soldati
Il 1 di cembre in Senegal si è svolta una cerimonia solenne per l’ottantesimo anniversario del massacro di Thiaroye, una località fuori Dakar ( nella foto ). “È una ferita aperta nella storia africana”, scrive il giornale ciadiano Al Wihda. Il 1 dicembre 1944 più di mille tirailleurs (i soldati reclutati dalla Francia nelle colonie) che avevano combattuto nella seconda guerra mondiale protestarono per la loro paga, ma furono massacrati da altre truppe francesi. Il bilancio fu di almeno 70 morti, ma secondo alcuni storici è più alto. ◆ Intervistato da Le Monde il 28 novembre, il presidente senegalese Bassirou Diomaye Faye ha detto di non volere più ospitare i 350 soldati francesi ancora presenti nel paese. Anche il Ciad, un’altra ex colonia francese, ha annunciato la fine degli accordi di difesa e sicurezza con Parigi. Il paese, scrive Jeune Afrique, era diventato il fulcro della presenza francese in Africa dopo che Parigi aveva dovuto ritirarsi da Mali, Burkina Faso e Niger, governati da giunte militari golpiste.
Elettori attenti al carovita
Il 7 dicembre in Ghana più di 18 milioni di elettori, su 34 milioni di abitanti, dovranno eleggere il presidente e il parlamento. Tra i dodici candidati alla presidenza, i favoriti sono l’ex capo dello stato John Dramani Mahama, del Congresso nazionale democratico, e l’attuale vicepresidente Mahamudu Bawumia, del Nuovo partito patriottico, al potere. “Tutti hanno firmato un patto che li impegna a promuovere la pace durante e dopo il voto”, scrive il quotidiano Daily Graphic. Ma in cima alle preoccupazioni dei ghaneani c’è soprattutto la crisi economica e, in particolare, il carovita. Alla fine del 2022, l’anno in cui il governo di Accra ha dovuto dichiararsi insolvente, l’inflazione su base annua ha sfiorato il 54 per cento. Da allora la situazione è migliorata, ma i prezzi dei beni di consumo continuano a salire. Dopo il default, il governo ha dovuto negoziare con il Fondo monetario internazionale un pacchetto di aiuti da 3 miliardi di dollari in cambio di una serie di riforme economiche. La Banca mondiale calcola che negli ultimi due anni, a causa della crisi, 850mila persone siano scivolate nella povertà, aggiungendosi ad altri sei milioni di persone che già vivono in questa condizione.
L’unica visita di Joe Biden
“La storica visita del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, mostra il momento eccellente nelle relazioni bilaterali tra i due paesi e l’intenzione di rafforzarle”. Il quotidiano Jornal de Angola festeggia l’arrivo a Luanda il 2 dicembre del presidente statunitense, che alla fine del suo mandato ha compiuto il primo viaggio ufficiale in Africa. Dall’indipendenza, nel 1975, l’Angola è rimasto a lungo sotto la sfera d’influenza comunista. Oggi gli Stati Uniti s’interessano al paese soprattutto per contrastare la Cina nel settore delle infrastrutture: Washington si è impegnata a fornire 3 miliardi di dollari di finanziamenti per il rimodernamento della ferrovia “corridoio di Lobito”, che dalla costa atlantica porta alle regioni minerarie dell’entroterra.
Guinea Almeno 56 persone sono rimaste uccise nella calca che si è formata durante una partita di calcio il 1 dicembre allo stadio di Nzérékoré, la seconda città del paese, dopo una decisione arbitrale contestata.
Iran Il 4 dicembre l’attivista Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace 2023, è uscita provvisoriamente per motivi medici dal carcere di Teheran, dov’era rinchiusa dal novembre del 2021. Negli ultimi 25 anni è stata condannata e imprigionata più volte per la sua lotta contro il velo obbligatorio per le donne e la pena di morte.
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