Sono passate le otto di sera e la luce sul porto di Lampedusa si affievolisce. È metà agosto. Durante il giorno il sole ha battuto sulle stradine e sulle case dai tetti piatti, ma ora i ristoranti che offrono specialità a base di pesce sono pieni. A poca distanza dai tavoli passa un autobus scortato da due camionette e da un’auto dei carabinieri con i lampeggianti accesi. Sta portando una sessantina di migranti, tutti con le mascherine, al traghetto ancorato poco lontano. Tra poco salperanno verso un porto in Sicilia, per essere poi smistati in centri di accoglienza sparsi su tutta la penisola.
Questo balletto si ripete ogni giorno sulla piccola isola. Al di là delle formalità per registrarsi o sottoporsi ai test per il covid-19, l’unico momento in cui i migranti possono avere un contatto umano è quando vengono sono sulla terraferma. “La nostra presenza sul molo è importante, perché gli permette di confidarsi”, sottolinea Gaia Magini dell’ong evangelica Mediterranean hope. “Magari è un momento molto breve, ma possono raccontarsi un po’. Un aspetto importantissimo per le persone vulnerabili”.
Di Lampedusa i migranti conoscono dunque solo il centro di accoglienza, spesso pienissimo, dove restano per pochi giorni o poche settimane. La struttura si trova in mezzo all’isola ed è stata costruita al riparo dagli sguardi. Ci arriva una sola strada, che finisce in una vallata. Le strade che portano alle spiagge sono altrove. All’apice della crisi migratoria il centro ospitava 1.800 persone, a fronte di una capacità di quattrocento posti. Sono condizioni di vita indegne, regolarmente denunciate dalle organizzazioni non governative.
In queste ultime settimane, in vista delle elezioni legislative che si terranno in Italia il 25 settembre, a Lampedusa riecheggia un ritornello già sentito: l’isola è sull’orlo del collasso. Una parte della stampa italiana continua a parlare di arrivi in massa sulle sue coste, grazie a condizioni meteorologiche favorevoli. Una retorica alimentata dalla Lega di Matteo Salvini. I migranti sono invisibili, ma l’ex ministro dell’interno, che aspira a riottenere l’incarico in caso di vittoria alle elezioni, continua a riportarli al centro del dibattito politico. D’altro canto è proprio qui che il leader della Lega ha cominciato la sua campagna elettorale il 4 agosto, riprendendo il suo slogan preferito: “Chiudiamo i porti”.
In costume da bagno
“A luglio di quest’anno sono sbarcati più migranti rispetto a tutto il 2019”, ha proclamato Salvini davanti a una foresta di microfoni, a pochi metri dal centro di accoglienza, giurando che “Lampedusa non può diventare il campo profughi d’Europa”. Dall’inizio dell’anno a Lampedusa sono arrivate ventiduemila persone, di cui novemila solo a luglio, per la maggior parte da Tunisia, Egitto e Bangladesh. Sono effettivamente numeri in aumento rispetto al 2019 (quando in tutta Italia sono sbarcate 11.500 persone), ma paragonati alle 35mila persone arrivate nel 2021 sull’isola, non sono così alti. E sono comunque lontanissimi dalle cifre del 2016 e 2017, quando l’Italia accolse fino a 180mila migranti.
Prima del bagno di folla sulla terraferma, Salvini ha fatto un giro in barca sulle acque cristalline, in costume da bagno. L’imbarcazione che ha affittato apparteneva un tempo a un pescatore che la notte del 3 ottobre del 2013, quando vicino alle coste dell’isola morirono 368 migranti, salvò 47 persone. Un simbolo crudele ma che, secondo molti lampedusani, è solo un’infelice coincidenza.
Gli abitanti sono abituati alle dichiarazioni spettacolari del capo della Lega. Due anni fa, nello stesso periodo, quando le misure contro il covid-19 erano molto più rigide, Matteo Salvini aveva fatto circolare la voce che i migranti si mescolavano ai turisti nelle strade dell’isola e diffondevano il virus. Un’informazione falsa ripresa in coro da alcuni mezzi d’informazione e dai sostenitori politici dell’ex ministro dell’interno, primo tra tutti Attilio Lucia. Lucia è un abitante dell’isola di 37 anni che ha avuto una certa notorietà su Facebook, nel 2020, quando ha provato a impedire il trasferimento dei migranti al centro di accoglienza. Da allora continua a denunciare sui social media un’Italia in cui entra chiunque, promettendo di “bloccare” in mare i migranti che si avvicinano all’isola.
Lucia è convinto che ci riuscirà. La coalizione di destra è data per favorita alle legislative. Dopo le elezioni amministrative della scorsa primavera, il giovane lampedusano è diventato vicesindaco dell’isola. Alle europee del 2019 a Lampedusa e Linosa la Lega aveva ottenuto più del 45 per cento dei voti.
“Il destino di Lampedusa è legato al clima politico del paese” riassume Nino Taranto, che dirige gli archivi storici dell’isola. “Con Berlusconi era l’isola dei clandestini, con la sinistra è diventata l’isola dei migranti, con tutta una narrazione costruita attorno all’accoglienza, l’arrivo del papa e la candidatura al premio Nobel per la pace”. Secondo Taranto, la gestione dei richiedenti asilo a Lampedusa evidenzia oggi una nuova strategia. “Si fa di tutto perché non interferisca con l’economia dell’isola, basata sul turismo”, spiega. “Migranti e turisti sono due mondi che dovrebbero restare paralleli”. Due mondi che a volte s’incontrano al molo Favarolo, dove alcune persone che hanno attraversato il Mediterraneo mettono per la prima volta piede in Europa. Non è raro che un’imbarcazione in partenza per un’escursione nelle cale paradisiache incroci un barcone di fortuna proveniente dall’Africa.
Per anni il molo Favarolo ha rappresentato la quotidianità di Pietro Bartolo. Medico di 66 anni, eletto al parlamento europeo nel 2019 con il Partito democratico, passava le sue giornate a fornire le prime cure ai migranti scesi dalle imbarcazioni. Bartolo era anche il primo testimone delle torture subite dai sopravvissuti nell’inferno libico. “Lampedusa non ha mai chiuso le sue porte, da chi dovremmo difenderci?”, chiede. “Questa povera gente non viene con le armi in mano, ma con il bisogno di aiuto”. Si commuove ancora oggi ricordando la storia di un adolescente violentato durante il suo esilio. “Le persone continueranno ad arrivare, qualunque cosa noi facciamo, solo la morte può fermarle”, prosegue, spazzando via con un gesto della mano le soluzioni facili proposte dai sovranisti. Il medico lampedusano denuncia “una narrazione falsa” imposta ai suoi concittadini, quella dell’arrivo in massa dei migranti: “La verità è che non se ne vede uno”.
Nel corso degli anni il molo Favarolo è diventato un luogo emblematico della questione migratoria in Italia, un simbolo che i mezzi d’informazione devono immortalare. Angelo, che possiede un bed and breakfast vicino alla capitaneria, ricorda quando lo ha chiamato Al Jazeera, il canale d’informazione del Qatar. “Sono venuti a installare sul tetto una telecamera azionata a distanza. In nove mesi hanno venduto le immagini a tutto il mondo grazie alla vista sul molo”.
Angelo non teme l’arrivo dei migranti: “Possono trovare facilmente lavoro. Sono una benedizione per l’Italia, che non fa più figli!”. In questi ultimi sei mesi il paese ha aperto le porte a più di 130mila persone in fuga dall’Ucraina. A Lampedusa molti vorrebbero che chi arriva da sud fosse accolto con la stessa dignità. Lontano dai discorsi politici. Ma l’Europa, dicono, deve fare la sua parte, per non lasciarli ancora una volta da soli.◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1475 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati