Una domenica pomeriggio di metà maggio Kelechi, 27 anni, stava guardando fuori dal finestrino del minibus da diciotto posti su cui viaggiava. Dopo la laurea all’università di Calabar, nello stato nigeriano del Cross River, stava raggiungendo lo stato del Benue, una zona dove gruppi armati e banditi compiono attacchi con una certa frequenza. Per questo il governo locale aveva vietato l’uso delle motociclette e disseminato le strade di posti di blocco. Mentre il minibus era in fila a uno di questi checkpoint, Kelechi ha visto avvicinarsi due uomini armati in sella a una moto, che hanno aperto il fuoco e ucciso due persone.
“Tutti correvano da una parte all’altra in preda al panico”, ricorda Kelechi. I due assalitori sono riusciti a fuggire.
Arrivato nel suo appartamento, Kelechi si è reso conto che avrebbero potuto ucciderlo. Quella notte, e le notti successive, ha dovuto lottare con l’insonnia: non riusciva a togliersi dalla mente le immagini di quello che gli era successo.
In altre circostanze Kelechi non si sarebbe allontanato da casa, a Calabar, dov’è cresciuto in una famiglia di operai. Ma dopo la laurea è dovuto entrare nei National youth service corps (Nysc, corpi nazionali di servizio giovanile) della Nigeria, un programma governativo della durata di un anno, obbligatorio per i neolaureati, ed è stato mandato nel Benue.
Chi non completa l’anno di servizio rischia una multa o perfino il carcere. Secondo alcuni esperti, però, queste sanzioni non sono applicate quasi mai. Aderendo al programma – un prerequisito per chi vuole lavorare nella pubblica amministrazione e in alcune aziende private – le ragazze e i ragazzi accettano di trasferirsi per un po’ lontano da casa. In cambio ricevono un salario mensile. L’obiettivo è favorire l’unità e la pace tra le diverse comunità nigeriane.
Alcuni riescono a evitare gli Nysc, ma i figli della classe operaia, che hanno già scarse prospettive di lavoro, non possono permettersi di trascurare le opportunità che si aprono grazie all’attestato di partecipazione.
Lo spirito delle origini
Queste considerazioni hanno spinto Kelechi a iscriversi una prima volta nel 2019. Ma la sua esperienza è stata molto diversa dalle aspettative. Era stato mandato nello stato del Taraba, nell’est del paese, un’altra area di banditismo e conflitti tra diversi gruppi etnici. Dopo aver insegnato per tre mesi in una scuola, ha mollato tutto. Aveva paura di rimanere coinvolto nelle violenze e morire.
Aderendo al programma, i giovani neolaureati accettano di trasferirsi per un po’ lontano da casa. In cambio ricevono un salario mensile
“Ho cercato di farmi mandare in un altro stato, ma non ci sono riuscito. Anche i miei genitori mi hanno fatto pressioni, dicendo che non volevano perdermi”, racconta con un tono di rassegnazione.
Nel 2020 ha presentato domanda per la seconda volta, ma la pandemia di covid-19 ha bloccato tutto. Ci ha riprovato nel 2021, ed è stato mandato nel Benue. Kelechi ha parlato con un funzionario degli Nysc della sparatoria a cui aveva assistito, ma l’uomo gli ha risposto che non poteva farci niente e gli ha consigliato di stare attento.
“Ero arrabbiato. Seguo sempre i notiziari e per questo sapevo che c’erano problemi di sicurezza. Ma ho le mani legate”, racconta. Anche se i neolaureati possono esprimere delle preferenze sul posto dove vorrebbero andare, non possono rifiutare una destinazione dopo che gli è stata assegnata.
Abbiamo chiesto a un portavoce degli Nysc perché i giovani sono mandati in aree poco sicure. La risposta è arrivata con un sms: “Gli Nysc non mandano i ragazzi in stati pericolosi, c’è una sinergia tra il programma e le agenzie di sicurezza. Le destinazioni sono assegnate in base al parere espresso dalle agenzie di sicurezza competenti”.
I National youth service corps furono creati nel 1973, tre anni dopo la fine della guerra civile (scatenata dal tentativo di secessione della regione del Biafra), per guarire il paese dalle ferite del conflitto e per inculcare nei giovani lo spirito d’appartenenza alla nazione. Secondo un ex direttore generale, il programma coinvolge ogni anno 300mila laureate e laureati delle università pubbliche, private e dei politecnici, giovani desiderosi di conoscere altre culture e vivere tra i nigeriani di altre regioni del paese.
Tutti sono obbligati a passare tre settimane in campi d’orientamento, dove ricevono un addestramento di tipo paramilitare e seguono dei corsi per acquisire nuove competenze. L’obiettivo è fornirgli strumenti utili per quando cercheranno lavoro, e che li aiutino a migliorare le loro prospettive di guadagno. S’impartiscono lezioni di cucina, confezione di scarpe e borse, pittura, trucco, fotografia, cucito.
Dopo l’addestramento, i ragazzi ricevono il loro “posto di assegnazione primaria” (Ppa), dove resteranno per un anno, ricevendo un sussidio mensile di 33mila naira (circa 70 euro).
Nel 2020 il programma ha ricevuto 161 miliardi di naira (circa 338 milioni di euro) di fondi governativi. In un momento di crisi per l’economia nigeriana e di grave mancanza di posti di lavoro per i laureati, alcuni esperti – e gli stessi giovani – cominciano a mettere in discussione l’utilità degli Nysc. Anche chi non deve temere per la propria incolumità è costretto a vivere in condizioni difficili e a svolgere mansioni poco desiderabili.
Per i giovani intervistati da Al Jazeera, quando ogni anno arrivano le lettere con l’indicazione della loro destinazione, una cosa sola è certa: dovranno andare molto lontano da casa. Così devono arrangiarsi per trovare i modi più facili ed economici per spostarsi. Chi è ricco prende l’aereo, ma molti altri viaggiano su strada, a volte affittando dei pullman per fare il tragitto insieme. Gli itinerari non sempre sono sicuri e in passato ci sono stati incidenti.
Dopo un viaggio faticoso, che può durare giorni, i nuovi arrivati devono andare a iscriversi, richiedere i documenti che gli permettono di vivere nel campo, prendere i materassi, trovare uno spazio dove dormire e indossare le tipiche uniformi bianche. Chi è sorpreso senza la divisa rischia una punizione.
I National youth service corps non sono criticati solo dai ragazzi. Un deputato ha presentato una proposta di legge per abolirli
Poco da imparare
Le ragazze e i ragazzi devono alzarsi ogni giorno alle cinque per allenarsi. Arrivare in ritardo può costare una punizione, inflitta dai soldati incaricati dell’addestramento. Si marcia fino all’alba e poi si fa la colazione, che può consistere in un piatto di akara e pap (frittelle e zuppa di mais), di pane con un uovo bollito e del tè, o di riso accompagnato da uno stufato. A detta dei giovani, i pasti sono di livello pessimo e chi può compra qualcos’altro da mangiare al costoso supermercato del campo.
Margaret, 21 anni, si è laureata alla Crawford university nello stato dell’Ogun, e fa parte degli Nysc. È stata mandata nello stato del Kwara, nell’ovest del paese, dove vive una popolazione in maggioranza yoruba insieme a una minoranza peul. A maggio ha frequentato un campo d’orientamento a Yikpata, un’area periferica di questa regione. Erano in duemila e le condizioni igieniche erano pessime. “Facevo finta di stare male per poter usare il bagno dell’infermeria”, racconta Margaret. “I servizi igienici del dormitorio erano pessimi e vecchi. All’ingresso c’era un portone di ferro, ma le stanze non avevano le porte. Praticamente non avevamo privacy”.
Per Margaret l’aspetto positivo è stato “conoscere persone nuove”. Ha anche frequentato un corso di fotografia, ma dice di non aver imparato molto.
Olasupo Abideen, un esperto di formazione, sostiene che i campi sono di fatto un’estensione del sistema educativo nigeriano che non fornisce agli studenti le competenze necessarie per avere successo nel mondo del lavoro.
“Le scuole nigeriane non ti preparano a quello che viene dopo. L’imprenditoria insegnata alla lavagna non serve a niente”, dichiara. “Nei campi si potrebbero trasmettere nozioni più utili, per esempio sulla leadership, la comunicazione, l’intelligenza emotiva, il marketing digitale e così via”.
Finito l’orientamento la maggior parte dei giovani non vede l’ora di tornare a casa. Ma è solo una breve pausa prima di raggiungere il posto a cui sono assegnati.
Manodopera a basso costo
Anche se gli Nysc dicono di “valutare le specializzazioni dei partecipanti” nella selezione della loro destinazione finale, raramente se ne tiene conto. Moses, 22 anni, si è laureato con una tesi in anatomia umana alla Federal university of technology di Akure, ma è stato mandato a insegnare matematica in una scuola primaria.
“Ero a dir poco deluso”, commenta parlando del ruolo che gli era stato affidato e delle condizioni della scuola. “Per scrivere avevo a disposizione una lavagna fatta di cemento e tinta di nero con il carbone. Il gesso si sbriciolava sulla superficie e alla fine della giornata ero sempre coperto di bianco”.
La delusione non si limitava a questo. Il preside della scuola gli aveva comunicato che il suo compenso mensile sarebbe stato di appena duemila naira (4,2 euro). Anche aggiungendo il salario corrisposto dal governo, i soldi non bastavano per l’alloggio e i trasporti.
Gli Nysc dichiarano di dare priorità alle aree rurali e a settori come l’agricoltura, la sanità, le infrastrutture e l’istruzione. Le scuole primarie e secondarie sono le destinazioni principali dei giovani del programma, perché nella maggior parte degli stati della federazione nigeriana c’è una carenza cronica d’insegnanti.
Secondo Oyeyemi Jekayinfa, docente di pedagogia all’università di Ilorin, nel Kwara, mandare dei laureati non qualificati a insegnare è praticamente inutile. “Serve una preparazione specifica. Non si può entrare in una classe e mettersi a spiegare una cosa qualsiasi”, spiega. “Questo ha delle ricadute sulla qualità dell’istruzione di bambini e bambine. Nella maggior parte dei casi a fargli da maestri non sono degli specialisti”.
Dopo il suo arrivo Moses ha scoperto che a scuola mancava sempre del personale. A mandarla avanti erano quattro insegnanti di ruolo e cinque partecipanti agli Nysc. “La scuola chiedeva al governo locale di mandare dei ragazzi e delle ragazze del programma. Ce n’erano molti disponibili e quindi il lavoro veniva fatto con la minor spesa possibile”.
Il programma National youth service corps non è criticato solo dai giovani che vi hanno partecipato. Quest’anno il deputato Awaji-Inombek Abiante ha presentato una proposta di legge per abolirlo. Secondo Abiante, gli Nysc hanno causato “l’uccisione senza sosta di partecipanti del programma in quelle aree del paese dove proliferano il banditismo, l’estremismo religioso e le violenze a sfondo etnico”. E aggiunge che “ragazze e ragazzi innocenti degli Nysc sono rapiti in tutto il paese”.
Sappiamo che alcune ragazze e ragazzi sono stati effettivamente uccisi o sequestrati, ma non è dimostrato che siano stati presi di mira perché facevano parte del programma. A giugno la proposta di Abiante è stata respinta dalla camera dei deputati. In ogni caso è vero che questi giovani corrono rischi sempre maggiori nel contesto di un deterioramento generale delle condizioni di sicurezza in tutta la Nigeria. Nel 2020 in 33 dei 36 stati federali è stato inviato l’esercito per ristabilire l’ordine. “Sono sempre meno le destinazioni sicure”, afferma Kunle Adebajo, un giornalista che da anni segue i vari conflitti nigeriani. “L’obiettivo del programma è fare in modo che nigeriani provenienti da diverse regioni possano mescolarsi tra loro e dimenticare le divisioni basate sull’appartenenza etnica. Ma se non ci sono più posti dov’è sicuro andare, vengono meno le basi”. La Nigeria deve affrontare tante crisi. Nel nordest imperversa il gruppo armato Boko haram, il cui nome significa letteralmente “l’educazione occidentale è peccato”. E le uniformi bianche e verdi degli Nysc, spiega Adebajo, rientrano precisamente in quello che viene definito con la parola boko (“falso, non autentico” in hausa, e per estensione tutto il sistema scolastico imposto dalla colonizzazione britannica).
Nel nordovest i ragazzi e le ragazze degli Nysc sono considerati una potenziale fonte di riscatti dalle organizzazioni criminali specializzate in rapimenti. Nel sudest, dove sono ancora attivi gruppi secessionisti, la loro presenza non è vista di buon occhio perché simboleggia il patriottismo dello stato nigeriano.
Fucili in mano
Alcuni funzionari governativi hanno proposto allora di convertire gli Nysc in forze paramilitari a tutti gli effetti. Il direttore del programma, il generale Shuaibu Ibrahim, avrebbe dichiarato che gli appartenenti a questi corpi potrebbero essere mobilitati per la guerra perché “fanno parte dell’apparato di difesa nazionale”.
Secondo l’attivista anticorruzione Hamzat Lawal sarebbe una buona idea. “Dovremmo rivedere il programma e usarlo per addestrare i giovani a combattere e servire nell’esercito. Si potrebbero prevedere assegnazioni della durata di un anno a varie forze di polizia, per contribuire alla lotta contro l’insicurezza”, afferma Lawal. “Così com’è, il programma è uno spreco di denaro”.
Tuttavia questa prospettiva non corrisponde alle ambizioni di tanti giovani laureati, che non sono certo ansiosi di entrare in un’unità paramilitare.
Kelechi si è iscritto agli Nysc per avere migliori prospettive di lavoro. Ora però soffre di disturbi da stress post-traumatico. “Tutte le volte che vedo una folla o delle moto comincio ad agitarmi”, spiega. “Spero che un giorno riuscirò a superarlo”. Sa di dover completare il suo anno negli Nysc, ma è preoccupato, e lo sono anche i suoi familiari. “I miei genitori mi stanno con il fiato sul collo: dicono che preferiscono avermi a casa piuttosto che vedermi partire e rischiare di morire al nord”. ◆ gim
I nomi dei ragazzi intervistati sono stati cambiati perché chi fa parte dei National youth service corps non può parlare con i giornalisti.
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Questo articolo è uscito sul numero 1432 di Internazionale, a pagina 58. Compra questo numero | Abbonati