La fulminea ascesa del deputato Itamar Ben Gvir potrebbe servire come materiale per infiniti studi sociologici sull’intersecarsi di religione, etnia, nazionalismo e appartenenza politica in Israele. Il fatto che Ben Gvir si sia trasformato da figura politica marginale in uno dei leader più popolari – e pericolosi – della politica israeliana nel giro di pochi anni dovrebbe indurci a fare un lungo e attento esame su come siamo arrivati a questo punto. Ma soprattutto dovremmo chiederci come il suo approccio, con la promessa di violenza contro i palestinesi e gli israeliani di sinistra, abbia battuto gli eroi della società israeliana di un tempo: i generali dell’esercito, che alle elezioni sono stati rappresentati dal Partito di unità nazionale di Benny Gantz, ex capo di stato maggiore delle forze armate israeliane.

In un paese militarista fino al midollo, dove agli studenti è insegnato a venerare l’esercito fin dalla nascita, ci si poteva aspettare che il partito di Gantz, di cui fa parte anche l’ex capo dell’esercito Gadi Eizenkot, ottenesse un successo clamoroso. Invece si è assicurato solo dodici seggi alla knesset, il parlamento israeliano. Il fatto che Ben Gvir, che non ha mai svolto il servizio militare, abbia sconfitto due giganti dell’esercito, è indicativo di un cambiamento più ampio.

Itamar Ben Gvir a Gerusalemme, il 2 novembre 2022 (Mostafa Alkharouf, Anadolu Agency/Getty)

Il partito di Gantz incarna il suprematismo ebraico di ieri. Il tipo di supremazia nelle mani di tre gruppi di élite: i vertici politici, i militari e i coloni della Cisgiordania occupata, che operano sotto la protezione dei primi due. Questi tre gruppi sono i custodi più devoti della gerarchia sociale costruita dagli ebrei israeliani.

Il suprematismo di ieri si basa su quello che il sociologo israeliano Baruch Kimmerling ha soprannominato achusalim, un acronimo usato per descrivere la vecchia élite laica ashkenazita (gli ebrei discendenti dagli emigrati dall’Europa centrale e orientale), che ha fondato lo stato israeliano e ha dominato le sue strutture di potere per decenni. L’ammirazione per l’esercito, come massima espressione di quello che gli israeliani chiamano mamlachtiyut – sostanzialmente, porre il bene dello stato al di sopra delle divisioni settarie e degli interessi personali – non è mai messa in discussione. È questa forma di supremazia ebraica che ha trasformato generali in pensione come Yitzhak Rabin ed Ehud Barak in primi ministri.

L’ingresso in politica di Gantz e la costituzione del Partito di unità nazionale dipendono dall’inerzia di questa visione del mondo, che rimane il perno ideologico del centrosinistra israeliano. È una visione del mondo facile da digerire, ma tenuta in vita solo da un piccolo gruppo di privilegiati.

Ben Gvir è il suprematista di domani. È il Robin Hood che ha rubato l’ideologia della dominazione, ma invece di nasconderla dietro il folclore della mamlachtiyut, ostenta con orgoglio la sua concezione razzista e messianica. Non solo non ha bisogno dei generali, ma li disprezza. Si potrebbe quasi definire una “democratizzazione” del suprematismo ebraico. Ora il potente elisir è a disposizione di tutti, ovunque si trovino: è questo che Ben Gvir intende quando promette di “restituire il potere ai padroni di casa”.

Più disponibile

Si tratta di una nuova morale della supremazia, slegata sia dal discorso incentrato sulla “sicurezza” del centrosinistra sia dal discorso della demografia, che è stato il denominatore comune della sinistra sionista e della destra. La supremazia di Ben Gvir si basa sul dna ebraico. Non richiede l’arruolamento nell’esercito o la creazione di avamposti sulle colline della Cisgiordania.

Nonostante la sua violenza intrinseca, la visione del mondo di Ben Gvir non ha bisogno necessariamente dello spargimento di sangue palestinese per essere realizzata. Dopotutto, non c’è un solo partito di destra che possa competere con la quantità di sangue sulle mani dei leader del Partito di unità nazionale durante il loro periodo ai vertici dell’esercito di occupazione. Per Ben Gvir, realizzare la supremazia ebraica richiede poco più che svegliarsi la mattina come ebreo. Per questo attira tanto i segmenti della società israeliana tradizionalmente esclusi dai centri di potere controllati dalle vecchie élite, come i mizrahì e i sefarditi (i discendenti degli ebrei provenienti dai paesi arabi e dalla penisola iberica) e alcuni ultraortodossi.

Quello che Ben Gvir offre è più disponibile, efficace e crea molta più dipendenza. Ben Gvir lo distribuirà alle masse, dal basso verso l’alto, sulle spalle di chi finalmente ha potuto assaggiare l’inebriante richiamo della supremazia ebraica. E di sicuro non vorrà rinunciarci rapidamente. ◆ dl

Orly Noy è una giornalista e attivista politica israeliana. Presiede il comitato escutivo dell’ong israeliana B’Tselem.

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Questo articolo è uscito sul numero 1486 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati