Una trentina di persone sono riunite un giovedì sera al Points, un pub nel centro di Belfast, la capitale dell’Irlanda del Nord. Accanto alle pinte di Guinness spumeggianti e ai quaderni per gli appunti, sui tavoli marrone scuro ci sono dei soldi del Monopoli. Sul palco c’è la giovane insegnante di lingua Aoife Nic Giolla Cheara. Quando dice deich, alcuni sollevano una banconota da 10 sterline. Maith thú, è la risposta, “bene” nell’irlandese dell’Ulster, la lingua che qui Cheara insegna a un gruppo di principianti.

“È meraviglioso fare conoscenza con il nostro patrimonio culturale in questo modo”, dice Rosie Machugh, 22 anni, studente di sociologia, che insieme alle sue amiche ed ex compagne di scuola Rachel e Niamh segue per la prima volta questo corso gratuito di gaelico. “A scuola i docenti ci consigliano di studiare francese o spagnolo come seconda lingua, ma il gaelico ha un significato particolare per me. È bello imparare la lingua della nostra isola, che è stata a lungo repressa. Un tempo gli scolari irlandesi venivano addirittura puniti se parlavano gaelico”.

Rosie, Rachel e Niamh a lezione di gaelico nel pub The Points, Belfast, 29 agosto 2024 (Carlotta Cardana)

The Points è uno dei diversi locali di Belfast in cui si tengono corsi d’irlandese: per essere precisi irlandese dell’Ulster, il dialetto del gaelico tipico dell’Irlanda del Nord. In tutta la regione è parlato in 43 scuole materne, 35 scuole elementari e due scuole superiori. Una differenza notevole rispetto a cinquant’anni fa, quando c’era solo un istituto che lo insegnava, il Bunscoil Phobal Feirste, dove c’erano appena nove alunni.

Questa scuola elementare era stata aperta da un gruppo di genitori nel 1971, nel periodo dei Troubles (gli scontri tra i repubblicani cattolici e i protestanti filobritannici dell’Ulster, durati dalla fine degli anni sessanta al 1998), ma è stata riconosciuta ufficialmente solo nel 1984.

Per circa diecimila irlandesi del nord il gaelico è la prima lingua, ed è conosciuto più o meno bene da 228.600 persone su una popolazione totale di 1,9 milioni. Quando un autobus pubblico entra in un quartiere repubblicano e cattolico, le fermate sono annunciate anche in irlandese oltre che in inglese. E i cartelli con i nomi delle strade sono bilingui. Il celtico sta tornando in voga anche nelle istituzioni: dopo un’accesa battaglia, nel 2022 ha ottenuto lo status di lingua ufficiale dell’Irlanda del Nord. All’inizio di quest’anno si è parlato irlandese perfino in tribunale: non succedeva da tre secoli.

I pionieri della diaspora

Le tre studenti del Points sono fan dei Kneecap, un gruppo hip hop che canta in gaelico ed è diventato portabandiera delle rivendicazioni linguistiche locali e della lotta per la riunificazione irlandese. Al cinema è appena uscito un film sulla storia della band, e le facce dei musicisti troneggiano sui cartelloni pubblicitari e le fiancate degli autobus cittadini. La stampa descrive i Kneecap come “il futuro dell’Irlanda del Nord” o, come dicono i cattolici, “il nord dell’Irlanda”. Il nome del gruppo fa riferimento alla vecchia abitudine dell’Ira (Esercito repubblicano irlandese, un’organizzazione militare clandestina nata negli anni trenta per liberare l’Irlanda dal dominio inglese, responsabile di azioni terroristiche contro i protestanti e i soldati britannici) di sparare alle ginocchia di chi era considerato un traditore della causa.

Il gruppo è stato fondato sette anni fa, dopo un incidente. La sera prima di una manifestazione per la lingua gaelica Móglaí Bap, uno dei cantanti, e un amico avevano scritto su un muro di Belfast la parola cearta (diritti). Sono stati inseguiti dalla polizia. “Io sono scappato, ma il mio amico è stato arrestato”, racconta Móglaí, “e si è rifiutato di parlare inglese durante l’interrogatorio”. A causa di quel rifiuto è stato chiamato un interprete da una scuola irlandese. Era Dj Próvaí, che sarebbe diventato il cervello musicale del gruppo.

Il corso per principianti al Points fa parte di una più ampia rinascita del gaelico e dell’identità irlandese. Nella Repubblica d’Irlanda oggi è una lingua obbligatoria nel sistema educativo. E sempre più spesso le persone della diaspora irlandese seguono corsi di gaelico. Due anni fa An cailín ciúin (The quiet girl) è stato il primo film in lingua irlandese nominato all’Oscar. “Se una lingua vuole sopravvivere”, ha detto in quell’occasione il regista Colm Bairéad, “deve essere rappresentata nel sistema culturale”.

Anche le altre lingue celtiche stanno vivendo una rinascita. Nel parlamento britannico nel 2023 tutti e sei i deputati eletti in Cornovaglia hanno prestato giuramento in cornico, una lingua praticamente estinta. Il rappresentante delle isole Ebridi scozzesi ha invece giurato in gaelico scozzese su una Bibbia scritta in quella lingua. Anche i deputati dello Sinn féin, un partito repubblicano e cattolico attivo sia in Irlanda del Nord sia nella Repubblica d’Irlanda, avrebbero giurato in gaelico, se non fosse che boicottano per principio i lavori della camera dei comuni.

In Irlanda del Nord la questione del gaelico è più delicata che altrove, perché metà della popolazione è su posizioni repubblicane e nazionaliste mentre l’altra metà sostiene l’unione con la Gran Bretagna. “Per i nazionalisti l’inglese è simbolo della dominazione britannica”, dice Siobhra Aiken, del dipartimento di studi irlandesi e celtici della Queen’s university di Belfast. “Nel corso dei secoli l’inglese è diventato la lingua ufficiale, mentre il latino è rimasto la lingua parlata nella chiesa cattolica. L’irlandese era la lingua del popolo ed è lentamente scomparso”.

Per gli abitanti di una terra di emigrazione, inoltre, l’inglese era un “passaporto” per costruirsi una nuova vita in paesi come gli Stati Uniti e l’Inghilterra. Aiken fa notare che la prima riscoperta dell’irlandese avvenne a New York, dove gli immigrati irlandesi di Brooklyn alla fine dell’ottocento fondarono un giornale bilingue, proprio come avevano fatto i polacchi e i russi. La seconda fase di rinascita c’è stata dopo l’indipendenza irlandese nel 1921. In Irlanda del Nord, rimasta sotto il dominio britannico, l’irlandese diventò la lingua della resistenza nazionalista.

Sono questi gli argomenti della conversazione con Aiken nel bar dell’organizzazione Glór na móna (La voce della torbiera) nel quartiere di Gaeltacht, un’area dove si parla comunemente il gaelico irlandese. Il caffè viene servito da una donna di nome Léann (per esteso Leigheann), che significa “imparare” o “studiare”. “È stato mio padre a chiamarmi così. Durante i Troubles è stato in carcere. E in cella i prigionieri irlandesi studiavano il gaelico e lo parlavano tra loro per non farsi capire dai secondini”.

Per questo il gaelico è stato soprannominato jailtacht, ovvero “lingua del carcere”. Questa storia è raccontata nel film sulla band hip-hop Kneecap, in cui Michael Fassbender interpreta il ruolo del padre di Móglaí Bap, un dissidente dell’Ira in latitanza. Bap è l’unico dei tre ragazzi della band ad aver imparato il gaelico in famiglia. Una frase di suo padre è diventata lo slogan del gruppo: “Ogni parola in gaelico è una pallottola per la libertà irlandese”. “Il gaelico è cruciale per la decolonizzazione”, spiega Bap, il cui vero nome, Naoise, fa riferimento a un personaggio della mitologia celtica.

Il trio appartiene alla “generazione della pace”, cresciuta dopo l’accordo del Venerdì santo del 1998, che mise fine ai Troubles, introducendo un sistema di condivisione del potere politico tra la comunità cattolica e quella protestante. Il successo della band è indissolubilmente legato alla battaglia per la lingua irlandese. Nel 2017 il leader dello Sinn féin Martin McGuinness si dimise dall’incarico di vicepremier. Tra i motivi della sua scelta c’era la decisione della premier Arlene Foster, del Partito unionista democratico (Dup, protestante e filoinglese), di tagliare i fondi alle gite scolastiche per partecipare a corsi di lingua in Donegal, la contea nordoccidentale della Repubblica d’Irlanda dove si parla comunemente gaelico.

Sette anni dopo la situazione politica è cambiata: oggi per la prima volta è lo Sinn féin a tenere le redini del governo in Irlanda del Nord, con la prima ministra Michelle O’Neill. Secondo il cantante dei Kneecap Mo Chara non bisogna chiedersi se, ma quando ci sarà la riunificazione di tutta l’Irlanda. In questo processo la lingua ha un ruolo chiave. “Un paese senza una lingua è un paese senz’anima. Prendi il nome Belfast, per esempio: in inglese non significa nulla. Viene dal gaelico Béal Feirste, estuario del fiume Farset. A noi sì che dice qualcosa”.

Dopo alcuni incidenti che hanno alimentato polemiche – come lo slogan Get the Brits out (cacciate i britannici) scandito durante la visita del principe William – la band è stata paragonata al gruppo punk dei Sex Pistols. “La nostra musica è provocatoria, ma mette la società davanti a uno specchio”, dice DJ Próvaí, che per la sua militanza nei Kneecap ha dovuto rinunciare al lavoro da insegnante. Poi fa notare che la band porta alla luce un tema molto importante: “Ogni quaranta giorni muore una lingua indigena. La nostra battaglia linguistica è universale”.

Ma è anche una lotta che suscita resistenza nella parte protestante di Belfast. Ian Paisley Jr, figura di spicco del Dup e figlio del noto pastore protestante che per decenni è stato l’uomo più influente della comunità unionista, non l’ha presa bene quando ha saputo che il film sui Kneecap era stato finanziato anche con i soldi dei contribuenti. I consiglieri del Dup lottano contro “l’irlandesizzazione” dei nomi delle strade. Quest’estate, nei quartieri benestanti del sud di Belfast, il cartello bilingue con il nome di Cranmore Gardens è stato vandalizzato. Quando si è votato per decidere la questione, è finita esattamente in parità tra i favorevoli e i contrari all’insegna bilingue.

“Io non vedo il problema”, dice Thomas Hughes, uno dei consulenti linguistici del comune. “La parola Cranmore viene da Crann Mór, che significa ‘grande albero’. Non mi sembra una presa di posizione politica”. Se il 15 per cento degli abitanti di una via desidera aggiungere il nome in gaelico, il comune si mette all’opera. Il lavoro di Hughes, che ha 25 anni, è cercare nomi e traduzioni: un impegno destinato ad aumentare ora che a causa dei costi il comune non intende più procedere per singole strade, ma per interi quartieri. Nei prossimi mesi la proposta sarà discussa in alcuni incontri pubblici. E potrebbe portare cambiamenti a Lanark way, una strada di collegamento tra il quartiere repubblicano di Falls road e l’unionista Shankill, nome che deriva dal gaelico Seanchill, cioè “vecchia chiesa”. La strada è divisa dal Muro della pace, il cui ingresso è chiuso ogni sera. Secondo il progetto sul lato cattolico la segnaletica sarà in entrambe le lingue, mentre su quello protestante continuerà a essere solo in inglese.

Cattolici e protestanti

◆ L’Irlanda del Nord è una delle quattro nazioni costitutive del Regno Unito, con Inghilterra, Galles e Scozia. È composta da sei delle nove province della regione storica dell’Ulster, che alla nascita dello Stato Libero d’Irlanda, nel 1921, rimasero sotto il controllo del Regno Unito. A differenza che nell’Irlanda indipendente, dov’erano una piccola minoranza, nell’Irlanda del Nord i protestanti erano la maggioranza: circa un milione contro i 500mila cattolici. Le discriminazioni subite da questi ultimi furono la causa dei Troubles, gli scontri tra protestanti unionisti e repubblicani cattolici cominciati alla fine degli anni sessanta e terminati nel 1998 con l’accordo del Venerdì santo. Secondo i dati del censimento del 2021, per la prima volta in Irlanda del Nord i cattolici sono più numerosi dei protestanti: il 45,7 per cento della popolazione contro il 43,5 per cento.


Buffi malintesi

Negli ambienti protestanti non tutti sono ostili al gaelico. “Non c’è nulla da temere”, dice l’attivista Linda Ervine. “Una volta il gaelico era parlato da persone di entrambe le comunità”. Alla East Belfast mission, un’organizzazione di quartiere nell’est unionista della città, Ervine racconta che esistono dei buffi malintesi sul tema della lingua. “Alcuni unionisti credono a torto che il nome Belfast sia un riferimento al cavallo ‘bello’ e ‘veloce’ del re Guglielmo III d’Orange”. Il re inglese, acerrimo nemico dei cattolici, è considerato ormai da secoli un semidio dagli unionisti. Come il suo cavallo bianco.

In qualità di manager del progetto linguistico Turas, Ervine è la mente dietro la prima scuola materna e primaria in lingua gaelica nella parte protestante della città, la Scoil na seolta (Scuola delle vele). “La comunità unionista comincia a rendersi conto che l’interesse verso la lingua non è necessariamente un fatto politico”, dice il direttore dell’istituto Aodán Mac Séafraidh, cresciuto da cattolico nel baluardo unionista di Carrickfergus. “La lingua arricchisce il legame della gente con il luogo in cui vive”. Ciò non toglie che nel quartiere ci sia una certa resistenza all’arrivo di un nuovo istituto dove prima c’era la scuola in cui ha studiato il cantante Van Morrison. A protestare è il gruppo d’azione unionista Let’s talk loyalism. “In questa parte della città il gaelico è la prima lingua dello 0,02 per cento della popolazione e a Orangefield, dove vogliono costruire la scuola, è addirittura lo 0 per cento spaccato. Non c’è domanda”, affermano.

Per ora la scuola, che aprirà quest’autunno, ha 28 iscritti. La classe della materna è già avviata e al momento si tiene in una chiesa presbiteriana. Fáilte, benvenuti, dice Ciara Moore, 26 anni, che con due colleghe si occupa di sette bambini. Sulle uniformi spiccano le gru gialle del cantiere in cui è stato costruito il Titanic. “Io insegnavo in un quartiere cattolico”, dice la maestra, “e quando ho detto ai colleghi che sarei andata in un istituto misto a est, nessuno mi ha creduto: si sono chiesti in che guaio mi stessi cacciando”.

Moore, il cui partner viene da un ambiente protestante, parla solo gaelico in classe, nella speranza che i bambini lo imparino automaticamente, giocando. Durante il pranzo solo una bambina di quattro anni parla gaelico. Ha il padre cattolico e la madre protestante, spiega Moore.

Nelle scuole nordirlandesi il gaelico è salito al secondo posto tra le lingue straniere più studiate, dopo lo spagnolo, ma prima del francese e del tedesco. Secondo la linguista Siobhra Aiken ci sono due ostacoli a un’ulteriore diffusione della lingua in ambienti unionisti. “Londra ha deciso che gli studenti delle superiori non sono più obbligati a studiare una lingua straniera, il che è tragico, considerata la già scarsa conoscenza linguistica nel paese. E poi c’è carenza di insegnanti”.

Quest’ultimo fattore è confermato anche da Cheara, l’insegnante del Points. “La popolarità del gaelico nella diaspora ha scatenato un esodo di insegnanti verso l’estero, dove spesso sono pagati meglio”. Sua madre, per esempio, che in passato aveva dato lezioni a due ragazzi dei Kneecap, ha insegnato gaelico in Medio Oriente. Eppure Cheara non ha ambizioni simili. “Assistere alla rinascita del gaelico qui in Irlanda del Nord è emozionante. Quante più lingue imparano le persone, meglio si capiscono. Soprattutto qui”. ◆ oa

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Questo articolo è uscito sul numero 1583 di Internazionale, a pagina 60. Compra questo numero | Abbonati