C’è stato un momento in cui Alex Pincus ha capito che la sua idea di trasformare una goletta da pesca al merluzzo, di 142 piedi (47 metri), in un ristorante galleggiante avrebbe potuto incontrare difficoltà impreviste. Era l’estate del 2014 e con sua grande sorpresa la Sherman Zwicker, l’imbarcazione che lui e suo fratello Miles avevano da poco comprato dal museo marittimo del Maine e avevano trasformato nel ristorante Grand banks, era affollata da un gruppo di hipster e operatori di Wall street spendaccioni.

Tutto bene, se non fosse che gli hipster e gli agenti di borsa stavano rapidamente consumando più ostriche e champagne di quanto i fratelli Pincus avessero previsto. Inoltre stavano mettendo a dura prova tutta la struttura della minuscola cucina della cambusa e i piccoli bagni a prua della nave.

Alex, architetto laureato alla Columbia university, si stava affannando a servire ai tavoli, occuparsi del bar e chiudere i boccaporti quando si rese conto che la marea e la relativa corrente di 12 nodi stavano spingendo la Zwicker verso il molo e che la passerella stava per sfondare la zona del timone. A quel punto Alex uscì con un balzo da sottocoperta, saltò sul cavo di ormeggio a metà nave e si mise con una gamba a bordo e l’altra sul molo, mentre Miles si affrettava a tendere le cime a prua. In mezzo al caos, una donna, catturato lo sguardo di Alex, chiese: “Ha idea di quando arriverà il mio drink?”.

Alla fine la Sherman Zwicker fu messa al sicuro e la festa che Alex e Miles avevano scatenato sul lungomare di Manhattan poté continuare fino a quando il freddo di novembre non riportò tutti a casa o sottocoperta. Ma quella marea imponente aiutò i due fratelli a capire che dovevano prendere più seriamente quello che era cominciato come un gioco.

Legname regalato

“Volevamo solo trovare un posto fresco dove bere e mangiare ostriche nella baia”, mi racconta Alex a bordo di un gommone, mentre facciamo il giro di alcuni bar e ristoranti che lui e Miles gestiscono a Manhattan, Brooklyn e Governors Island (un’isola di fronte a Manhattan). “Avere un ristorante su una barca è tutta un’altra cosa rispetto a gestirne uno sulla terraferma”. È difficile dire quali siano i requisiti per diventare costruttore di una barca-ristorante, ma un buon punto di partenza è l’abitudine a maneggiare il legname. “Siamo cresciuti a New Orleans”, continua Alex mentre risaliamo il fiume, “e mia nonna, che lavorava in una segheria, non aveva soldi per i regali. Così ogni anno a Natale riempiva il suo bagagliaio di legna, guidava dalla South Carolina fino a casa nostra e ce la regalava. E a noi piaceva molto”.

Alex e Miles diventarono degli instancabili bricoleur, costruendo a colpi di martello strutture rudimentali destinate a galleggiare oppure pensate per altri usi. A dieci anni Miles comprò e modificò una vecchia barca a vela, un Laser. Alex fece lo stesso con un kayak e alla fine entrò nella nazionale juniores statunitense di kayak d’acqua dolce: un’altra dote che si sarebbe rivelata fondamentale nella sua attività d’imprenditore della ristorazione galleggiante. “Il kayak d’acqua dolce mi ha aiutato a sentirmi a mio agio nell’affrontare l’ignoto”, osserva Alex. “Mi ha insegnato a scomporre grandi cose spaventose, come affrontare le rapide, in azioni più piccole che so di poter affrontare. Mi ha anche insegnato a uscire dalla mia comfort zone”.

La grande impresa insidiosa che i fratelli Pincus avrebbero poi affrontato insieme, un passo alla volta, era il porto di New York. Per anni il lungomare della città è stato un luogo oscuro e abbandonato, un bacino in cui confluivano centinaia di milioni di litri di acque reflue ogni giorno e dove ogni anno ad aprile, quando le temperature si facevano più miti, la media degli omicidi aumentava significativamente, in un periodo che la polizia di New York chiamava “la settimana dei corpi galleggianti”. Ma grazie a una serie di leggi sulla tutela ambientale, l’acqua degli anni duemila è molto più pulita di quella del novecento.

Il potenziale della baia è stato ulteriormente rafforzato dall’immaginazione di Alex quando ha letto The big oyster _(2006), di Mark Kurlansky, che racconta la storia della frenetica produzione di ostriche dell’ottocento e il modo in cui gli abitanti di New York dell’epoca s’impegnavano per l’ambiente marino della città. L’epoca in cui un newyorchese in un anno consumava in media quattrocento ostriche di produzione locale e le chiatte sull’East river offrivano per pochi spiccioli un _all you can eat a base di ostriche.

Si poteva ricreare quell’atmosfera? I fratelli Pincus volevano provarci. Dopo aver fondato e avviato una scuola di vela al Boat basin, sulla 79a strada, alla fine degli anni ottanta hanno cominciato a pensare in grande. Miles ha comprato la Clipper City, un’imbarcazione di 52 metri che usava per escursioni ad alto tenore alcolico. Ma è stato solo quando si sono imbattuti nella Sherman Zwicker che Alex ha pensato seriamente a un ormeggio permanente per una barca ristorante.

Ennesima sfida

“Abbiamo presentato l’idea a Madelyn Wils dell’Hudson river park (un parco lungo il fiume Hudson), che ci ha detto ‘Ottima idea, purtroppo irrealizzabile’, consegnandoci una lista interminabile di permessi e altre pratiche che avremmo dovuto completare prima di cominciare”, ricorda Alex.

Ma con Alex e Miles la famigerata burocrazia di New York aveva trovato pane per i suoi denti. Alex, formazione in architettura e capacità di navigare nella complessa procedura dei permessi edilizi a Manhattan, e Miles, master in trasporti e commercio internazionale, sono stati in grado di completare la lista. In un normale pomeriggio d’estate il porto di New York ha l’aspetto di uno dei libri illustrati di Richard Scarry che spiegano ai bambini come funziona il mondo dei trasporti: una flotta di navi portacontainer, moto d’acqua, traghetti e rimorchiatori. Mentre giriamo intorno al Battery park con il gommone di Alex è evidente che in questo caos di onde e schiuma l’ex kayaker da fiume ha trovato un apparente equilibrio.

Nel 2017 i fratelli Pincus hanno aggiunto alla loro flotta la Pilot, un’imbarcazione altrettanto imponente, ferma in un cantiere navale dopo cinquant’anni di attività come nave pilota nel porto di Boston. Nello stesso anno hanno aperto l’Island Oyster, un locale a Governors Island. Due anni dopo hanno inaugurato altri due ristoranti: il loro primo locale su terraferma, l’Holywater di Tribeca, e l’High Tide, a Brooklyn bridge park. Oltre a tutti questi progetti, hanno aperto a New Orleans, la città dove sono nati, un altro locale, il Seaworthy, e hanno resistito all’onda d’urto di una pandemia che ha rischiato di spazzarli via. Nel frattempo, si sono trovati a dover ricostruire per ben quattro volte l’interno della Sherman Zwicker.

“Per come è andata la mia vita, un paio di volte sono andato in rosso, con un buco di 400mila dollari”, racconta Alex mentre ci dirigiamo da Brooklyn verso il South street seaport, dove un giorno spera di poter ormeggiare l’ultima chiatta di ostriche dell’East river, che era in servizio nell’ottocento e ora giace in rovina in un magazzino del Connecticut. “Ma abbiamo creduto in quello che stavamo facendo. Ogni volta che qualcuno ci chiede informazioni sul nostro business plan, l’unica risposta che siamo in grado di dare è che cogliamo le opportunità al volo e continuiamo a fare cose che consideriamo interessanti”.

Che cosa resta ancora da fare per i fratelli Pincus? Questa primavera hanno concluso le trattative per l’acquisto del Coronet, un elegante veliero lungo 54 metri che nel 1887 si aggiudicò un premio di diecimila dollari sconfiggendo la Daunt­less, l’altra imbarcazione superveloce dell’età dell’oro statunitense, attraversando l’Atlantico in 14 giorni e 19 ore.

Il Coronet non è destinato a diventare un ristorante. Alex e Miles vorrebbero rimetterlo in sesto nei prossimi anni e usarlo per attraversare di nuovo l’Atlantico. A tempo di record. ◆ mf

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Questo articolo è uscito sul numero 1564 di Internazionale, a pagina 74. Compra questo numero | Abbonati