Il Mozambico non sta subendo un colpo di stato (come ha dichiarato il governo il 7 novembre), ma è in atto una rivolta popolare per chiedere la verità sui risultati elettorali e giustizia per gli attivisti politici assassinati. È una marcia contro la povertà, l’emarginazione, la violenza e l’arroganza del partito al potere. Il Frelimo ha perso legittimità e non ha una soluzione politica per la crisi scatenata dai brogli che hanno caratterizzato le elezioni del 9 ottobre. Secondo i risultati ufficiali, pubblicati il 24 ottobre, il Frelimo ha ottenuto il 70 per cento dei voti. Il giorno dopo ha bloccato l’accesso a internet. Un conteggio parallelo svolto da Podemos, il partito che ha appoggiato la candidatura dell’oppositore Venâncio Mondlane, ha assegnato la vittoria a quest’ultimo. Da allora Mondlane ha lanciato vari appelli allo sciopero generale e a manifestare contro il governo, portando nelle piazze migliaia di giovani.

Paese in fiamme

L’asimmetria delle forze in campo è enorme. Da un lato, c’è la risposta violenta della guardia presidenziale, delle unità di intervento rapido e delle truppe ruandesi che proteggono il governo. Mentre il paese è in fiamme, i dirigenti del Frelimo allontanano le loro famiglie dalla capitale, epicentro delle proteste. Nelle strade ci sono giovani, attivisti e sostenitori dell’opposizione mossi dalla convinzione di avere un obiettivo da realizzare. Ma hanno dovuto affrontare sistematiche violazioni dei diritti umani e una violenta repressione, che dalla fine di ottobre ha causato almeno trenta morti. Allo stesso tempo arrivano notizie di poliziotti e soldati che si uniscono ai manifestanti. Anche loro vivono in povertà e sono delusi da un governo che controlla un apparato di servizi di sicurezza, affari, risorse naturali, criminalità organizzata e arricchimento personale. Il Mozambico è benedetto e allo stesso tempo perseguitato dalla sua ricchezza mineraria. Il Frelimo, come altri partiti egemoni nei paesi vicini, si è garantito la permanenza al potere permettendo all’élite di arricchirsi. Durante la presidenza di Armando Guebuza (2005-2015) è stato raggiunto un livello di corruzione inedito, che si è esteso al contrabbando delle risorse naturali sfruttando le rotte del transito dell’eroina in Africa orientale e i contratti nel settore della difesa. Sotto Guebuza, le aziende Proindicus, Ematum e Mozambique asset management sono state al centro di uno scandalo che ha distrutto l’economia nazionale.

Filipe Nyusi, il successore di Guebuza, ha continuato a garantire benefici alle élite, corteggiando le aziende occidentali per convincerle a investire nei combustibili fossili e nei minerali. Aziende australiane e britanniche sono impegnate nell’estrazione di grafite dalla miniera di Balama, nella provincia settentrionale del Cabo Delgado. Anche la guerra contro i ribelli islamisti è stata per il Frelimo un’occasione per arricchirsi con le forniture di armi, le joint venture per l’estrazione del gas e altri affari poco trasparenti.

Chiunque governerà il Mozambico nei prossimi anni dovrà districare questa matassa. ◆ gim

La protesta continua

◆ Il 7 novembre 2024 una grande manifestazione a Maputo doveva chiudere una settimana di proteste contro il Frelimo, ma l’adesione è stata minore del previsto. L’oppositore mozambicano Venâncio Mondlane aveva promesso di tornare nel paese dal Sudafrica, dov’è scappato perché teme per la sua vita, ma non l’ha fatto. “I suoi sostenitori affrontano le pallottole e i gas lacrimogeni, ma lui non si fa vedere”, scrive Club of Mozambique. L’11 novembre Mondlane ha convocato altri tre giorni di proteste.


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Questo articolo è uscito sul numero 1589 di Internazionale, a pagina 29. Compra questo numero | Abbonati