“Sognavo di possedere una casa di proprietà. Non ho chiesto un prestito. Ho messo tutti i miei risparmi in questo progetto”. Ahn Sang-mi ha perso tutto per colpa dei truffatori del jeonse, un tipico sistema di accesso agli alloggi diffuso in Corea del Sud: l’inquilino versa al proprietario una cauzione che può arrivare fino all’80 per cento del valore di un immobile per occuparlo, di solito per due anni, al termine dei quali recupera la somma. Questo almeno se il proprietario non sparisce con il denaro.
Dall’inizio dell’anno migliaia di persone sono state truffate in questo modo. Ci sono state molte manifestazioni di protesta, l’ultima il 14 ottobre. L’opposizione democratica, molto attiva sulla questione, ha depositato il 24 novembre otto proposte di legge per proteggere meglio gli affittuari o facilitare il sequestro dei beni dei proprietari disonesti. Iniziative simili si moltiplicano mentre il governo conservatore fatica ad affrontare un fenomeno in espansione.
Vittime giovani
Nel 2020 Ahn aveva trovato un appartamento in un piccolo edificio appena costruito a Chemulpo, quartiere storico del porto di Incheon, vicino a Seoul. “Ho firmato il mio primo contratto d’affitto per un totale di 72 milioni di won (51mila euro). A febbraio del 2022 ho rinnovato il contratto per 74 milioni di won (62mila euro). Quest’anno alla fine di giugno ho ricevuto una lettera del tribunale in cui c’era scritto che l’edificio era stato pignorato per i debiti del proprietario ed era stato messo all’asta”. Altri residenti dell’edificio erano nella sua situazione. “Per noi è stato uno shock. Gli avvocati ci hanno detto che non potevamo farci niente. Il proprietario aveva usato i soldi. Anche se avessimo vinto in tribunale, non ci sarebbe stato alcun risarcimento”.
Come Ahn, tra gennaio e giugno del 2023 altre 4.481 persone sono state truffate, contro un totale di 622 nel 2022. Il danno totale è di 510,5 miliardi di won (426,7 milioni di euro). Sono dati diffusi dalla polizia, che ha arrestato 2.582 sospettati ma è stata in grado di recuperare solo il 22,6 per cento delle somme rubate. Il 54,4 per cento delle vittime ha meno di trent’anni. Tre si sono suicidate. Altre ci hanno pensato, come un ragazzo di 21 anni che preferisce non dire il suo nome.
Aveva ottenuto un alloggio a Hwaseong, nella provincia di Gyeonggi, non lontano da Seoul, grazie a un programma di prestiti per giovani imprenditori. “Avevo un debito di novanta milioni di won (75mila euro). Ho pensato di buttarmi nel fiume Han”. L’aumento dei casi è dovuto al calo dei prezzi nel mercato immobiliare e al rialzo dei tassi d’interesse, passati dallo 0,5 per cento del luglio 2021 al 3,5 per cento nel gennaio 2023.
“Tra il 2020 e il 2022 molte persone hanno approfittato di tassi d’interesse molto bassi per comprare più appartamenti. Le banche concedevano prestiti senza difficoltà e i compratori usavano i soldi del _jeonse _per ripagare i debiti”, ricorda Park Joo-min, deputato dell’opposizione. “Le banche non si preoccupavano della solvibilità degli acquirenti. Al tempo stesso gli affittuari non potevano verificare la serietà o la situazione finanziaria dei proprietari”, sottolinea Heo Jong-sik, un altro deputato democratico di Incheon – tra le città più colpite da questo fenomeno insieme a Seoul – ed esperto di questioni immobiliari. Molti clienti e proprietari non sono assicurati.
La portata della crisi ha spinto le vittime a organizzarsi. Hanno creato il sito internet Bad landlords, che pubblica nome, indirizzo e foto dei proprietari disonesti. Sul sito si legge di un certo Kwon, 51 anni, proprietario di 3.493 alloggi in tutto il paese. C’è anche Kim, detto “il re della villa”, morto a ottobre del 2022. Tra il 2020 e il 2022 aveva comprato 1.139 alloggi a Seoul, di solito in piccoli edifici nuovi o appena ristrutturati, del tipo più richiesto dai giovani. Quand’è morto era coperto di debiti con le banche, il fisco e gli affittuari.
Una delle sue vittime, Lee Cheol-bin, 29 anni, aveva preso in prestito 120 milioni di won (centomila euro) per coprire una parte del denaro versato o per comprare un appartamento a Seoul. Al termine del contratto d’affitto, nel novembre 2022, ha perso tutto. “Per mesi non sono riuscito a dormire né a concentrarmi sul lavoro”, racconta Lee. “Non vedevo più i miei familiari, né i miei amici”.
Anche il proprietario di casa di Ahn era indebitato: “Lo sapevo dall’inizio, ma l’agenzia immobiliare che ha gestito la mia pratica diceva che era molto ricco e che non c’era niente di cui preoccuparsi. Poiché l’appartamento era nuovo e mi piaceva molto, confesso di aver ceduto. Alla fine è venuto fuori che erano tutti complici, l’agenzia, il proprietario e perfino l’amministratore di condominio”.
Per placare lo sgomento delle vittime, il 27 febbraio il parlamento ha adottato un emendamento che autorizza la divulgazione d’informazioni sui proprietari che non hanno restituito le caparre. A maggio è stata adottata una legge, presentata dal deputato democratico Heo, che non prevede di risarcire le vittime ma di sospendere i pignoramenti degli appartamenti per un periodo di tre mesi rinnovabili. Ne beneficia anche Ahn, oggi vicepresidente del comitato di lotta contro le truffe del jeonse, ma a suo avviso non basta. “Vogliamo che il governo risarcisca le vittime, faccia causa e provveda a trovare i fondi nascosti dai truffatori”.
“Stiamo facendo pressione, perché la legge sarà riesaminata a dicembre, ma il governo risponde che si tratta di questioni private e che non può occuparsi di tutto”, osserva Park.
“Non sarebbe appropriato per il governo farsi carico di questi casi di frode in generale, perché questo creerebbe un precedente negativo per il paese”, replica il ministro della pianificazione territoriale Won Hee-ryong.
Al tempo stesso la crisi in corso ha spinto molte persone a rinunciare al jeonse (un sistema nato alla fine dell’ottocento e che ha resistito a molti scandali negli anni ottanta e all’inizio degli anni duemila), per passare a un affitto classico. Lo fanno a malincuore, perché il jeonse continua a essere un sistema molto apprezzato: consente di proteggere un capitale in vista dell’acquisto di un bene. Secondo i dati della corte suprema, su 26,99 milioni di contratti d’affitto firmati in Corea del Sud nel 2022, 12,99 milioni (ossia il 48,1 per cento) erano jeonse. Era dal 2010 che la quota non scendeva sotto il 50 per cento. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1542 di Internazionale, a pagina 115. Compra questo numero | Abbonati