Gotabaya Rajapaksa, che nel 2019 aveva raccolto 6,9 milioni di voti diventando il presidente dello Sri Lanka, il 9 luglio è stato mandato via dai suoi concittadini. Centinaia di migliaia di srilanchesi, che quel giorno si erano riversati a Colombo, la principale città del paese, hanno preso d’assalto il suo ufficio e la sua residenza per cacciarlo letteralmente dal potere.
Alla plateale vittoria del 2019 ne era seguita un’altra nel 2020, quando il partito di Rajapaksa, lo Sri Lanka podujana peramuna (Slpp), aveva ottenuto una maggioranza schiacciante in parlamento. Questi successi, tuttavia, non sono bastati a proteggerlo dalla furia della popolazione.
Da segretario al ministero della difesa durante la presidenza del fratello Mahinda, nel 2009 era diventato popolare nella fase finale dell’offensiva militare contro i ribelli tamil, e una volta diventato presidente si è circondato di dirigenti di grandi aziende. Ha commesso una serie di errori, primo tra tutti una disastrosa politica agricola che ha fatto sprofondare il paese nella crisi.
Politici più astuti, che avevano una certa simpatia per Rajapaksa, hanno cercato di salvare la presidenza e l’economia del paese proponendo l’istituzione di un governo di unità nazionale, che tentasse di correggere la rotta, ma sono stati ignorati nel 2021 e all’inizio del 2022. Quando la rabbia popolare ha spinto Rajapaksa a ripensarci, era ormai troppo tardi. Il presidente ha promesso di dimettersi il 13 luglio, ma la notte del 12 è scappato alle Maldive con un aereo militare e pare non si dimetterà finché non avrà raggiunto la destinazione finale, gli Emirati Arabi.
Delle scelte politiche sbagliate e la crisi globale hanno provocato la caduta della dinastia dei Rajapaksa. Il fratello Mahinda, che è stato primo ministro fino al 9 maggio, è stato portato in salvo in aereo dopo che i manifestanti avevano preso d’assalto la sua residenza ufficiale. Se da un lato la crisi attuale ha gravemente intaccato l’immagine della classe politica dello Sri Lanka, dall’altro la caduta di Gotabaya offre al paese una prospettiva di stabilità. Tuttavia, chi verrà dopo di lui avrà un compito difficile.
Entrate azzerate
Lo Sri Lanka ha problemi di bilancio fin dagli anni cinquanta, che si sono aggravati dal 1977, quando l’economia del paese fu liberalizzata. Il divario tra esportazioni e importazioni è cresciuto e lo Sri Lanka l’ha colmato con i dollari accumulati grazie ai prestiti, al turismo e alle rimesse dall’estero. Da presidente Gotabaya Rajapaksa ha ridotto le tasse, privando il governo di entrate significative. Questo ha portato le agenzie di rating a declassare il credito sovrano dello Sri Lanka, rendendo più difficile per il paese ottenere prestiti dai mercati internazionali, da cui dipende ormai fortemente dal 2007.
Poi nel 2020 la pandemia ha azzerato le entrate del turismo e le rimesse. Alcuni economisti avevano avvertito che lo Sri Lanka poteva non essere in grado di ripagare il suo debito estero, e hanno esortato il governo a chiedere aiuto al Fondo monetario internazionale (Fmi). Altri hanno invitato il presidente ad accelerare l’industrializzazione e a promuovere i settori strategici. Tutte le proposte sono state ignorate.
Dall’inizio del 2022 i cittadini dello Sri Lanka soffrono per la carenza di carburante e gas. I sindacati della sanità hanno lanciato un allarme per la carenza di medicinali. Di fronte alle crescenti proteste, per placare il malcontento il presidente ha nominato un gruppo consultivo sugli impegni multilaterali e la sostenibilità del debito, composto da esperti economici e finanziari. Ha inoltre nominato un nuovo governatore della banca centrale e un nuovo segretario al tesoro.
Le difficoltà dello Sri Lanka nell’importare beni di prima necessità, tra cui carburante, gas e cibo, si sono aggravate a maggio, quando il governo si è dichiarato insolvente per la prima volta nella storia e ha comunicato ai creditori che non avrebbe potuto riprendere i pagamenti senza fare prima una ristrutturazione del debito.
Dopo le dimissioni di Mahinda Rajapaksa, il suo incarico è stato affidato a Ranil Wickremesinghe, già premier cinque volte, nella speranza di una rapida inversione di tendenza dell’economia (il 13 luglio Wickremesinghe è stato nominato presidente ad interim e ha dichiarato lo stato d’emergenza). Ma il primo ministro ha spiegato al parlamento che lo Sri Lanka avrebbe potuto trovare un “accordo ufficiale con l’Fmi solo alla fine di luglio”. Una visita di una delegazione dell’Fmi c’è stata nel paese alla fine di giugno, ma per provvedere ai bisogni immediati del paese e rilanciare l’economia bisognerà aspettare l’autunno. Nell’attesa lo Sri Lanka ha bisogno di finanziamenti ponte per l’acquisto di beni essenziali e intermedi. Finora l’India è l’unico stato che si è offerto di provvedere. New Delhi ha fornito aiuti per 3,5 miliardi di dollari, comprese diverse linee di credito per il carburante, anche se poi ha chiarito che fisserà delle condizioni su ulteriori forniture, aggravando la crisi.
Dalla fine di giugno, la Ceylon Petroleum Corporation (Cpc), di proprietà statale, fornisce combustibile solo per i servizi essenziali, come la produzione d’elettricità. Lo Sri Lanka spende circa cento milioni di dollari per importare quello necessario al funzionamento delle centrali termiche. Pochi giorni fa il ministero dell’energia ha comprato 7.500 tonnellate di gasolio dalla Lanka Indian Oil Corporation (Lio), pagando 11 milioni di dollari, per far funzionare i servizi essenziali. Una nave che trasporta gasolio dovrebbe arrivare presto, mentre la prima spedizione di benzina è prevista solo per il 22 luglio. Nel frattempo 16 persone sono morte mentre erano in fila per il carburante, e gli scontri tra la gente in attesa, le forze di sicurezza e la polizia sono diventati quotidiani.
Rispetto e legittimità
Dopo l’uscita di scena dei Rajapaksa, un governo guidato dal presidente della camera potrebbe portare a una transizione pacifica. Ma il parlamento deve scegliere il prossimo presidente entro un mese. Non è chiaro se sarà in grado di eleggere qualcuno che possa ottenere non solo il sostegno della maggioranza dei parlamentari, ma anche rispetto e legittimità agli occhi dei cittadini. Dato che l’Slpp, il partito di Rajapaksa, ha ancora il sostegno della maggioranza del parlamento, sembra impossibile che possa nascere un governo giudicato credibile. E senza un governo credibile le proteste continueranno. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1469 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati