L’anno del centenario è stato piuttosto impegnativo per la Disney. E alla fine la più grande e famosa azienda d’intrattenimento del mondo è stata costretta a chiudere il 2023 con un commovente “addio” al suo amico più caro, Topolino.
Chiariamo subito la faccenda: a lasciare il luogo più felice del pianeta quando il primo gennaio 2024 è scaduto il copyright non è stato il Topolino conosciuto da tutti, icona presente su un’infinità di cartelle scolastiche, magliette e cappellini da baseball. Ma la versione originale presente in Steamboat Willie, un personaggio più simile a un ratto con gambe allampanate creato da Walt Disney per il suo innovativo film del 1928. Dopo 95 anni trascorsi al riparo nel nido della Disney, quel Topolino varcherà la soglia del pubblico dominio, e lo stesso accadrà alla sua compagna di navigazione in quel breve cartone animato, e cioè la prima versione di Minnie.
Lotta continua
La perdita dei diritti esclusivi sul primo, storico disegno di un personaggio che avrebbe conquistato i cuori di milioni di persone avrà un effetto profondo, come dimostrano decenni di manovre legali messe in atto dalla Disney per cercare di rinviarne la scadenza.
La vicenda coincide con un momento in cui l’azienda naviga in acque molto agitate. È alle prese con una guerra culturale sui diritti lgbt con il governatore repubblicano della Florida Ron DeSantis, con le difficoltà finanziarie provocate dalle perdite della piattaforma di streaming Disney+, e con una serie di preoccupanti flop al botteghino.
“Dico sempre che chiunque superi i cento anni avrà qualche problema, ma questa storia del Topolino originale deve farci riflettere, mentre la Disney entra nel suo secondo secolo di vita appesantita da una lunga serie di problemi”, spiega Robert Thompson, studioso di tv, radio e cinema e fondatore del centro Bleier per la tv e la cultura popolare presso l’università di Syracuse, negli Stati Uniti.
“Oggi la Disney ha molto di cui preoccuparsi. La scadenza dei diritti del Topolino di Steamboat Willie probabilmente non dovrebbe essere in cima alla lista, anche perché quel Topolino non è lo stesso a cui pensiamo tutti e che figura sulle nostre magliette e sui cuscini abbandonati da qualche parte in soffitta. Eppure”, prosegue Thompson, “dal punto di vista simbolico il copyright è importante per la Disney. Negli anni l’azienda è stata molto attiva in questo campo, riuscendo perfino a far modificare alcune leggi. Un liceale che vive in una cittadina sperduta può guardare una versione pirata del Re Leone e ritrovarsi immediatamente alle calcagna i custodi del copyright”.
L’azienda ha cercato in tutti i modi di mantenere i diritti sul primo Topolino, nel solco di una lunga tradizione di manovre protettive, inaugurata dallo stesso Walt Disney. Nel 1989 arrivò addirittura a minacciare legalmente tre asili della Florida che avevano osato rallegrare le pareti delle aule con i suoi personaggi.
Insieme ad altre società che cercavano di difendere i diritti di proprietà intellettuale, nel 1998 la Disney esercitò notevoli pressioni per far approvare il Copyright extension act, che prolungò fino a 95 anni (da 75) i diritti sulle opere pubblicate. All’epoca l’influenza della Disney sul congresso degli Stati Uniti era tale che la legge passò alla storia come il Mickey Mouse protection act.
Ma la politica non ha mostrato nessun interesse a rimandare di nuovo la scadenza dei diritti, e così lo scudo di Steamboat Willie è svanito. Disney continuerà a sfruttare il film e i suoi personaggi, ma chiunque altro sarà libero di farlo.
La società di videogiochi Fumi ha già diffuso un cruento trailer di uno sparatutto che uscirà nel 2025 e in cui c’è, nel ruolo di un gangster assetato di sangue, un roditore dagli arti sottili con caratteristiche simili a quel primo Topolino.
Lo sfondo in bianco e nero, la musica d’epoca e l’atmosfera del gioco rimandano chiaramente al classico del 1928 firmato da Ub Iwerks.
Un precedente allarmante è arrivato nei mesi scorsi con la scadenza, a gennaio del 2022, dei diritti esclusivi su Winnie the Pooh, in possesso della Disney dal 1961. L’orsetto amico delle famiglie è stato trasformato in un serial killer nel discutibile e ampiamente ridicolizzato film slasher Sangue e miele.
Insieme al primo Topolino, anche il fedele compagno di Pooh, Tigger, ha perso la protezione del copyright. E tra non molto toccherà a Pluto e Paperino.
Un problema relativo
In un comunicato, la Disney ha promesso che resterà vigile: “La scadenza dei diritti di Steamboat Willie non riguarda le versioni più moderne di Topolino, che continuerà ad avere un ruolo di primo piano come ambasciatore globale della Walt Disney Company nelle nostre storie, nei parchi a tema e nei prodotti commerciali. Naturalmente continueremo a proteggere i diritti sulle versioni più recenti di Topolino e su altri lavori che restano soggetti a copyright”.
Secondo Thompson nei prossimi mesi non saremo sommersi da una valanga di nuovo materiale su Topolino: “La gente potrà usare indiscriminatamente una particolare immagine, ma solo quella. E comunque imitazioni o pseudo-imitazioni di Topolino se ne trovano già da tutte le parti”. Lo studioso sottolinea che Steamboat Willie è una pietra miliare della storia della Disney ma è anche vecchio di quasi un secolo e dunque lontanissimo dai prodotti più riconoscibili e diffusi dell’azienda.
Per questo motivo è meno esposto alla manipolazione.
“Disney ha un archivio sconfinato. Oltre a un elenco infinito di contenuti propri, l’azienda controlla la Pixar, il mondo di Star wars e della Marvel, possiede la Abc e la Espn e ha appena completato l’acquisto di Hulu. È più simile a una macchina che stampa soldi”, dice Thompson. “Per buona parte del novecento la Disney è stata l’elemento portante dell’infanzia negli Stati Uniti. Ha preso un intero canone di favole vecchie di secoli plasmandole fino a creare la narrazione definitiva. Se leggi una vecchia versione di Cenerentola hai l’impressione che sia completamente sbagliata, perché tutti conosciamo quella riscritta dalla Disney. Tutto ciò che la gente sa di Pocahontas lo ha imparato dal cartone animato”.
“La Disney esiste da molto tempo, come il baseball e le torte di mele”, conclude Thompson. “Non è solo un’azienda, ma un’idea tipicamente statunitense. E Steamboat Willie è il principe di quel dominio culturale. Ma anche se le regole sul copyright cambiassero domani e restassero valide per cento anni, i problemi della Disney non sparirebbero”. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1544 di Internazionale, a pagina 72. Compra questo numero | Abbonati