“Siamo felici di essere tra i pionieri di una delle tecnologie più innovative del mondo, capace di creare un valore aggiunto per tutti”. Così ha scritto su Twitter Faustin-Archange Touadéra, il presidente della Repubblica Centrafricana, subito dopo aver firmato la legge che apre la strada alle criptovalute. Il 28 aprile nella capitale Bangui il parlamento ha approvato all’unanimità una legge che riconosce il bitcoin come metodo di pagamento. Questo piccolo stato, che ha cinque milioni di abitanti ed è dilaniato da una guerra civile, è il primo in Africa a fare questo passo.
Il governo ha grandi aspettative. Secondo Justin Gourna Zacko, il ministro dell’economia, la legge permetterà d’inviare e ricevere denaro più facilmente, oltre ad agevolare il cambio con le valute straniere. Ma molti si chiedono se proprio questo paese, tra i più poveri e meno sviluppati del continente, dove solo l’11 per cento della popolazione ha accesso a internet e solo il 15 per cento delle famiglie ha un allaccio alla corrente elettrica, abbia davvero bisogno del bitcoin. Tre quarti della popolazione vivono al di sotto della soglia di povertà, quindi non possono permettersi uno smartphone né un computer, per non parlare dei bitcoin. “È importante non considerare la moneta digitale una panacea per i problemi economici del paese”, ha dichiarato Abebe Aemro Selassie, direttore del dipartimento Africa del Fondo monetario internazionale.
Con l’arrivo del bitcoin la Repubblica Centrafricana potrebbe separarsi dall’unione monetaria regionale. Come in altri sei paesi dell’Africa occidentale, la moneta centrafricana è il franco Cfa, che fu introdotto durante il periodo coloniale francese ed è ancorato all’euro con un tasso di cambio fisso. Per questo è una valuta relativamente stabile, anche se la metà delle riserve monetarie del paese si trova presso la banca centrale francese. Martin Ziguélé, ex primo ministro e ora parlamentare dell’opposizione, ha annunciato che ricorrerà contro la legge sul bitcoin davanti alla corte costituzionale. “Chi ci guadagna?”, ha chiesto. Secondo Ziguélé , le criptovalute apriranno la porta al riciclaggio di denaro e alle attività criminali.
L’ombra lunga del Cremlino
Alcuni analisti vedono dietro questa scelta l’ombra lunga del Cremlino. Dal 2016 la Russia ha stretto una forte relazione con il presidente Touadéra: gli ufficiali russi addestrano lo sfinito esercito della repubblica, la guardia del corpo di Touadéra è formata dai soldati russi della compagnia di sicurezza privata Wagner. Nel paese devastato dalla guerra il Cremlino investe in diversi progetti infrastrutturali. Alcune aziende russe hanno ottenuto concessioni per l’estrazione di diamanti e oro, soprattutto nel nord del paese, dove la situazione è particolarmente instabile e non ci sono banche per gestire le transazioni finanziarie. Alcune miniere sono controllate dalla M-Invest, un’azienda di San Pietroburgo che secondo gli Stati Uniti appartiene all’oligarca russo Evgenij Prigožin, fedelissimo di Putin e garante della Wagner. La M-Invest potrebbe sfruttare le criptovalute, visto che le sanzioni occidentali decise dopo l’invasione dell’Ucraina prevedono, tra l’altro, l’esclusione di quasi tutte le banche russe dallo Swift, il sistema di messaggistica usato dagli istituti di credito per comunicare i dettagli dei pagamenti transfrontalieri. Così la compagnia riuscirebbe ad aggirare le sanzioni.
Secondo i mezzi d’informazione russi, di recente Sergej Katyrin, presidente della camera russa del commercio e dell’industria, ha inviato una lettera al primo ministro della Federazione Russa Michail Mišustin in cui gli illustra alcune proposte per estendere la collaborazione con gli stati africani. Una delle soluzioni è estendere il ricorso alle criptovalute ad altri paesi africani, per esempio Uganda e Tanzania, che hanno stretti legami con la Russia. Nel continente il Kenya è già leader nell’uso del bitcoin come metodo di pagamento, seguito dalla Nigeria e dal Sudafrica. Nell’ottobre 2021 la Nigeria, che è il paese più popoloso dell’Africa, ha lanciato l’eNaira, una moneta digitale legata alla banca centrale. ◆ nv
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Questo articolo è uscito sul numero 1460 di Internazionale, a pagina 115. Compra questo numero | Abbonati