I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana Salvatore Aloïse della tv francotedesca Arte.
Il rosso fiammante dei capelli e i gioielli vistosi esibiti in ogni occasione importante servivano a Ilda Boccassini per darsi forza. E lo sottolinea la foto di copertina della sua autobiografia. Racconto di un’irregolare dal carattere di ferro che, per quarant’anni, ha occupato la stanza numero 30 al quarto piano del palazzo di giustizia di Milano. Simbolo di rettitudine ed esempio per tanti, peggior nemico politico per molti altri, “Ilda la rossa” scrive senza omissioni. E apre uno squarcio sulla sua vita che s’intreccia con anni tormentati della storia italiana, dalle stragi mafiose del 1992 ai processi a Silvio Berlusconi. Non mancano sogni e rimpianti. Dall’arrivo al nord da Napoli, nel 1979, carica d’ideali, accolta con disappunto dal suo superiore perché “il lavoro d’inquirente poco si adatta alle donne”, fino alla fine della carriera, quando le sarà impedito di diventare procuratrice capo a Milano, non lascia niente di non detto. Sui colleghi pavidi e i tanti ostacoli sulla sua strada. E svela anche i suoi ricordi più intimi, ben sapendo che saranno strumentalizzati dai suoi avversari. Parla senza nascondersi del suo innamoramento, come definisce l’intenso rapporto con il suo mentore, per Giovanni Falcone, che segnerà tutta la sua vita. Per lei il 23 maggio del 1992 è “il giorno in cui tutto finisce e tutto comincia”.
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Questo articolo è uscito sul numero 1432 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati