Il terzo round di colloqui sull’Afghanistan promossi dalle Nazioni Unite si è concluso il 2 luglio senza che i taliban, presenti per la prima volta, si siano impegnati a fare delle riforme o abbiano ottenuto concessioni della comunità internazionale.

Per due giorni alcune organizzazioni internazionali e gli inviati speciali per l’Afghanistan di più di venti paesi si sono incontrati con una delegazione a Doha, in Qatar. Rosemary DiCarlo, sottosegretaria generale dell’Onu per gli affari politici e di pace, che ha presieduto l’evento, ha definito i colloqui utili e costruttivi. “Per la prima volta una parte così ampia della comunità internazionale e le autorità di fatto del paese hanno avuto l’opportunità di discutere in modo dettagliato”, ha detto DiCarlo al termine dell’evento. Il “processo di Doha” era stato avviato nel 2023 dal segretario generale dell’Onu António Guterres. I partecipanti a quest’ultimo giro di colloqui hanno concordato sulla necessità di andare avanti, ma DiCarlo ha escluso che ci possa essere un riconoscimento ufficiale del regime di Kabul, a meno che i taliban non cancellino le restrizioni all’istruzione delle donne e alla loro partecipazione alla vita pubblica. “L’Afghanistan non può rientrare nel consesso internazionale né raggiungere un pieno sviluppo economico e sociale se si priva del contributo di metà della popolazione”, ha detto DiCarlo, aggiungendo che riconoscere il governo dei taliban non rientra tra le prerogative dell’Onu, ma dovrebbe essere una decisione presa dai singoli stati (oggi 16 paesi hanno una sede diplomatica a Kabul).

Anche se i taliban avevano ottenuto di escludere dall’ordine del giorno i diritti delle donne, i partecipanti hanno sollevato la questione, sottolineando la necessità di un governo inclusivo. I due giorni di colloqui si sono concentrati soprattutto sullo sviluppo del commercio privato e sulla collaborazione nella lotta al narcotraffico. “I messaggi degli afgani hanno raggiunto tutti i partecipanti”, ha dichiarato il capo della delegazione taliban Zabihullah Mujahid su X, aggiungendo che il paese ha bisogno della cooperazione internazionale. Un diplomatico occidentale ha definito i rappresentanti della delegazione afgana “molto competenti”, con “notevoli” conoscenze. Sempre su X, Mujahid ha rivelato che “mi è stato garantito l’impegno a rimuovere le restrizioni imposte alle banche”. Un centinaio di taliban sono sottoposti a sanzioni internazionali, incluse quelle finanziarie, ma le banche afgane no. Il paese è scollegato dal sistema bancario globale e dalla rete di transazioni finanziarie swift, perché gli istituti occidentali non vogliono esporsi ai rischi che comporterebbe fare affari con l’Afghanistan.

Fondi congelati

Gli Stati Uniti hanno congelato 9,5 miliardi di dollari della banca centrale afgana dopo che i taliban hanno preso il controllo del paese nell’agosto 2021. Nel 2022 l’amministrazione Biden ne ha messi 3,5 in un conto fiduciario con sede in Svizzera chiamato “Fondo per il popolo afgano”, affidandone la supervisione a un consiglio di amministrazione. Il resto del denaro è ancora bloccato. Cina, Russia, Pakistan e Iran sono tra gli stati che chiedono di scongelare i fondi. Parlando con i giornalisti, Mujahid ha detto che non si aspettava una svolta sul tema. “Volevamo capire i punti di vista degli altri”, ha spiegato. “Tutti i paesi vogliono sostenere l’Afghanistan”.

L’Onu è stata criticata per aver deciso di escludere dai colloqui i rappresentanti della società civile afgana, condizione posta dai taliban per partecipare alla conferenza. “Una scelta molto difficile”, ha detto DiCarlo. Alla domanda su quali concessioni l’Onu sarebbe disposta a fare in futuro per riportare i taliban al tavolo dei negoziati, la sottosegretaria ha risposto di non poter azzardare ipotesi: “Quello che posso dire è che oggi sono venuti e hanno mostrato molto impegno”. Almeno tre afgane di spicco hanno declinato l’invito dell’Onu a incontrarsi a Doha il 2 luglio. Quanto ai colloqui futuri, Mujahid ha risposto che dipenderà da chi e cosa ci sarà sul tavolo: “Valuteremo ogni incontro separatamente”. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1570 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati