Secondo l’ultima analisi dell’Integrated food security phase classification (Ipc), un’iniziativa di monitoraggio e classificazione della sicurezza alimentare promossa dalle Nazioni Unite, più della metà della popolazione del Sudan, cioè 25,6 milioni di persone, dovrà affrontare fino a settembre condizioni di “crisi o più gravi”. Questi mesi coincidono infatti con la stagione senza raccolti agricoli. Si stima che 755mila persone vivano in condizioni catastrofiche (cioè nella fase cinque, la più grave, secondo l’Ipc), in diverse parti del paese, dal Darfur alla capitale Khartoum. Altri 8,5 milioni, il 18 per cento della popolazione, soffrono la fame a livelli di “emergenza” (fase quattro).
Nonostante i ripetuti appelli per un cessate il fuoco rivolto ai generali Abdel Fattah al Burhan e Mohammed Hamdan Dagalo (i comandanti delle due fazioni in guerra tra loro da quattordici mesi), i vertici delle agenzie umanitarie dell’Onu avvertono che la situazione sudanese peggiora di giorno in giorno. “Abbiamo avuto notizie di persone che mangiano le foglie degli alberi o di una madre che ha cucinato della terra solo per mettere qualcosa nello stomaco dei figli”, dichiara Justin Brady, dell’ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha). Il rischio di morire di fame minaccerà gli abitanti, gli sfollati e i profughi in almeno quattordici zone del paese “se il conflitto continuerà a intensificarsi, anche coinvolgendo milizie locali che ostacolano ancora di più gli spostamenti, la distribuzione degli aiuti umanitari, i commerci e tutte le altre attività necessarie per il sostentamento di quelle persone”, si legge nel rapporto dell’Ipc. I direttori della Fao, dell’Unicef e del Programma alimentare mondiale (Pam) sottolineano che la carestia incombente è paragonabile a quella del Darfur all’inizio degli anni duemila. Tuttavia, diversamente da allora, la crisi interessa tutto il paese, con livelli di fame catastrofici registrati anche nello stato sudanese di Gezira, un tempo conosciuto come il “granaio” del Sudan. ◆ fsi