Le Forze di difesa del Tigrai (Tdf, l’organizzazione paramilitare che controlla la regione dell’Etiopia settentrionale) hanno preso il controllo di alcune importanti città dell’area, mettendo in evidenza la fragilità della tregua raggiunta nel novembre 2022. Quell’anno il governo di Addis Abeba e le Tdf hanno firmato a Pretoria, in Sudafrica, un accordo di pace per fermare un devastante conflitto che in due anni aveva causato centinaia di migliaia di morti e milioni di sfollati. Oggi il Tigrai è di nuovo in allerta per le lotte tra i vertici militari e politici dell’amministrazione regionale. Intanto, tra gli abitanti della regione crescono paura e ansia, molti vanno a prelevare i soldi dalle banche e accumulano provviste nel timore di una nuova guerra. Si sono formate anche lunghe code alle stazioni di servizio, mentre al mercato nero il carburante è venduto al triplo del prezzo ufficiale, com’era già successo nell’ultimo conflitto.

Un gesto di sfida

L’11 e il 12 marzo, con il consenso del presidente del partito Fronte popolare di liberazione del Tigrai (Tplf) Debretsion Gebremichael, le Tdf hanno preso il controllo di alcuni importanti centri urbani, tra cui la seconda città tigrina, Adigrat, in un aperto gesto di sfida all’amministrazione regionale ad interim guidata da Getachew Reda, un ex alto funzionario del Tplf. A quel punto Getachew ha chiesto al governo federale di intervenire, lanciando l’allarme per una possibile “seconda ondata di distruzione” e definendo le Tdf “una cricca arretrata e criminale” che non rappresenta i tigrini né l’amministrazione provvisoria. Il Tplf ha respinto “gli appelli all’intervento di terze parti”, dicendo che costituirebbe una “seria minaccia” alla tregua.

La conquista delle città è arrivata dopo che Getachew aveva annunciato il 10 marzo la sospensione di tre generali delle Tdf accusati di aver cospirato per indebolire il governo regionale. Ma i vertici di quello che di fatto è l’esercito tigrino hanno respinto la sospensione, mettendo in discussione l’autorità di Getachew. In risposta alle sospensioni, le Tdf hanno occupato gli edifici governativi di alcune città, mandando via i funzionari e insediando al loro posto alcuni quadri del Tplf.

Debretsion e Getachew, che è stato a lungo presidente del Tplf prima della sua espulsione l’anno scorso, si fronteggiano reclamando entrambi il controllo del partito. Nel 2023 Getachew è stato nominato presidente dell’amministrazione regionale ad interim, dopo che il primo ministro etiope Abiy Ahmed aveva respinto il candidato designato dal Tplf, cioè Debretsion. Da allora la fazione di Debretsion accusa l’amministrazione provvisoria di incapacità, di voler distruggere il Tplf e di non aver mantenuto promesse importanti come liberare le aree ancora controllate dall’esercito eritreo e dalle milizie amhara, e far tornare a casa decine di migliaia di sfollati.

Gli sviluppi in Tigrai coincidono con un inasprimento delle tensioni tra Etiopia ed Eritrea. I due paesi hanno combattuto insieme contro il Tplf nell’ultima guerra, ma poi si sono allontanati. Il timore è che un conflitto tra Asmara e Addis Abeba possa trascinare nel caos anche il Tigrai. Negli ultimi giorni, secondo alcune fonti attendibili, l’esercito etiope ha spostato truppe e armi pesanti verso il confine eritreo nella regione di Afar, che confina con il Tigrai. Ma, come ha scritto il generale Tsadkan G. Bayru, vicepresidente dell’amministrazione ad interim del Tigrai, la regione non può essere di nuovo un campo di battaglia: “Abbiamo sofferto abbastanza”. ◆ gim

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Questo articolo è uscito sul numero 1606 di Internazionale, a pagina 23. Compra questo numero | Abbonati